Sono inutile – Omelia XXVIIa T.O. – Anno C –

Siamo servi inutili.. é dura, suvvia, siamo sinceri, dire che questa frase la digeriamo volentieri.
Inutili.. fa venire in mente qualcosa da buttare via, roba in più, che averla o meno sia lo stesso.. anzi senza si stia anche meglio!
E poi quella parabola del servo che dopo una giornata nei campi deve anche preparare la cena al padrone. Ma se non più tardi di qualche domenica fa Gesù ci raffigurava il Padre come il signore che si mette a servire i propri servi.. mmm.. adesso é cambiato?
Inutile. Ma se siamo fatti a Sua immagine e somiglianza, come possiamo essere inutili? Se il comandamento fondamentale é amare.. può la mia vita che tenta concretamente di vivere da cristiano, apparire inutile?
Cosa intende dire Gesù? Vuol forse togliere valore all’azione umana? Non credo. Proviamo a comprenderlo assieme.
Credo voglia spingere gli apostoli e noi con loro ad un sano realismo. Infatti noi tutti, come risponderemmo alla sua provocazione sul servo se non dicendo ovviamente che é il suo lavoro e lo paghiamo per questo. Ma allora? Quel sano realismo ci viene offerto con un paragone. Nella consapevolezza di ciò che é il servo non usa il proprio lavoro come uno strumento di rivendicazione o vanto nei confronti del proprio padrone. Allo stesso modo il discepolo sapendo che tutto ciò che possiede gli é stato donato, non vivrà nell’orgoglio, ma trasformerà la propria esistenza in un canto di lode a Colui da cui tutto proviene.
Siamo servi inutili..
Quanto sta sulle scatole sta frase.. ma quanto è totalmente LIBERANTE.. è fantastica: spesso riconosco in me che faccio fatica a viverla. Quando mi stupisco per non essere stato ringraziato o mi scandalizzo che non mi abbiano lodato per una cosa fatta, o quando vedo che tutto l’impegno e la passione profuse per una cosa vanno sprecate o ignorate. Allora il Signore mi viene in soccorso con la Sua Parola.. mi fa venire in mente e nel cuore questa sua pagina.. ”abbiamo fatto quanto dovevamo fare.. siamo servi inutili”. Mentre un sottile rancore mi monta dentro perchè sembra nessuno si sia accorto dei miei sforzi, la voce della Parola di Dio mi ristora: per chi l’hai fatto, baucco.. mi viene da chiedermi..  per forza? Per farti vedere? Per soldi? Per essere gratificato o lodato? Per sentirti importante? E a poco a poco allora il cuore trova pace, decongestionato dalla sensazione che hai fatto quello non che “dovevi”.. ma che in fondo “volevi” fare, che sentivi di non poter fare a meno di fare. Una frase molto bella.
Aiuta a mettersi da parte, a non sentirsi sempre in dovere di salvare, esserci, fare, risolvere, dovere.. a non doversi sentire sempre all’altezza di qualsiasi situazione, rendere presentabili, sentirsi importanti.. quanto mette ansia e frustrazione tutto ciò.
A non dover apparire a tutti i costi, sentirsi indispensabili, cercare-mendicare riconoscimento, ruolo, immagine, fama, potere.. gratificazione.
Son servo inutile. Non è un assalto all’autostima, ma la liberante sensazione di aver fatto quello che andava fatto e come andava fatto.. e perchè andava fatto.. anche stando dietro le quinte.. senza riconoscimenti o grazie.. solo per puro Amore.. per nobiltà, per servizio, perchè Gesù avrebbe fatto altrettanto.
Perchè non potevi fare a meno di farlo.. per essere te stesso, fedele al modo in cui Lui ci ha creati e dato la possibilità di realizzare e dare senso, direzione e sapere a quel che siamo..
Abbiamo bisogno di lasciar evangelizzare il nostro cuore da questo volto di Gesù oggi. Queste parole sono una carezza con cui Lui ci vuole bene, ci ammansisce, ci tranquillizza. Ci riporta al senso della nostra vita che é l’amore. Ci ricorda che ci ha creati per collaborare con Lui alla costruzione del suo regno di amore in questa società, in questo tempo. Ci ricorda che non dobbiamo sentirci bravi e indispensabili perchè facciamo cose cristiane o facciamo del bene, perchè ci affanniamo nel sociale.. ma perchè solo amando realizziamo noi stessi. Anche come chiesa, abbiamo bisogno di lasciarci evangelizzare da questo volto di Gesù, mite e umile di cuore per ricordare che la chiesa stessa, la parrocchia.. può andare avanti anche senza di noi, o ricordarci che solo insieme e uniti siamo un segno, che solo nell’umiltà e nella gratuità che non si aspetta nulla in cambio (ne fama, ne ruolo, ne applausi) saremo segno di quel regno di Dio da testimoniare alle persone. Oggi tanta gente vive affannata col culto della prestazione ad ogni costo, dell’efficienza e tanta gente patisce un senso di disagio, incompresione, smarrimento.
Quanto può aiutarci allora recuperare l’origine e il fine del nostro agire: sentirsi servi inutili davanti al Signore sarà sentirsi come dei figli a casa propria, non come il figlio maggiore della parabola del padre misericordioso.
Chiediamo al Signore che ci doni di amare e comprendere nel profondo non solo questa frase ma il senso che ha per la nostra vita e la nostra fede. Vivere e agire davanti al Signore non cercando di farci belli ai suoi occhi e a quelli della gente ma perchè abbiamo scoperto che solo così siamo suoi strumenti, e questo da gioia, equilibrio e serenità alla nostra vita.. e ci farà sentire non solo utili ma figli amati e fratelli preziosi tra noi.

Un pensiero su “Sono inutile – Omelia XXVIIa T.O. – Anno C –

  1. Lloyd

    Qualche anno fa, un mio superiore, uno di quei Primari che incutevano timore solo a pensarli, vedendo passare l’ormai decrepito cappellano dell’ospedale (aveva combattuto con gli alpini nella Grande Guerra) commentò: “… ecco l’inutilità della vecchiaia…!”
    Avrei voluto urlargli addosso il mio disprezzo per il suo disprezzo, ma era mio superiore e non osai.
    Ma, al di lá dell’affetto istintivo per quel vecchio prete, pensai alla crudissima veritá di quelle parole.
    Servi inutili: chi si ricorderá di me e di tutto il mio affannarmi fra qualche tempo?
    Servi inutili… Mi viene in mente Bernadette, che muove 5 milioni di persone ogni anno alla grotta e che, allora, si sentiva come una vecchia scopa da mettere in un angolo.
    In ginocchio, davanti al Signore, lascio fare a Lui.
    Lui sa.

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