Domenica di Pasqua nella Risurrezione del Signore- B

(Tempo di lettura previsto: 5 minuti)

“Corriamo con Pietro e l’altro discepolo al sepolcro.. siamo nati per correre e non moriremo più..”

010415

(“Forrest Gump” di R. Zemeckis, 1994)
 E ora per prepararci al Vangelo con Pietro e l’altro discepolo
 alziamo le casse.. per ricordare che siamo nati tutti così!     

In ascolto del Vangelo secondo San Giovanni 20,1-9

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. 

.. il primo giorno della settimana: è la domenica. Il nuovo giorno o meglio il giorno nuovo perché c’è una novità, una luce nuova, un filtro diverso con cui guardare la realtà. Nulla è più come prima.
La risurrezione dona novità, speranza inedita, leggerezza inattesa, audacia misteriosa.
Il giorno del Signore, no? Dominus..
Nuovo perché magari iniziamo a lasciare a Lui l’iniziativa: passando da una fede come ricerca ad una fede come risposta; da un voler comprendere ad accogliere, da un desiderio alla nostalgia. Lasciando che ogni giorno sia del Signore, nel suo nome, una domenica.
Nuovo e primo come una pagina da girare o da iniziare a scrivere. Per non ristagnare, non crogiolarsi di giustificazioni, non intiepidirsi, non arrendersi. Nuovo per recriminare e pretendere “evangelicamente” gioia, pace, serenità, libertà e liberazione.
Non l’hanno portato via: non si sarebbero fermati a piegare teli e riporre sudari.
Gesù si è alzato dal suo sonno di morte e dopo aver fatto educatamente il letto è risorto.
Segno concreto e chiaro che era tutto sotto controllo. Nessuno aveva trafugato, fatto sparire, usato stratagemmi per mendicare prove fittizie di risurrezione.
Sembra che sia un nuovo inizio a partire da quel che c’era da fare. Me ne vado a vivere senza disturbare, senza bisogno che dietro di me nessuno si scomodi.
Pietro e l’altro discepolo.. ciascuno di noi. Mettiamo il nostro nome. Corriamo anche noi.
Pietro è la chiesa, la tradizione: magari più lenta e meno “rock” di noi ma mediazione indispensabile. Ci fermiamo per lasciare entrare lei per prima. Cioè noi riconosciamo di esserle debitori e che è lei lo strumento con il quale, nel quale fare esperienza ora di questo risorto.
Corriamo allora.. oltre le paure, l’indifferenza, il “già sentito” e i flaccidi “happy end” della nostra fede. Siamo nati per correre! Per passare.. da.. a.. verso!
E vide e credette.. vide cosa? Dei segni. Composti, ordinati. Vede un’assenza, un vuoto.
Carichi però di presenza.
Quante volte un vuoto ci scandalizza perché in realtà invoca drammaticamente una presenza, una nostalgia, una mancanza…bisogno spasmodico di ciò di cui sei costituito.
Pensiamo all’amore. Dove spesso vediamo violenza, indifferenza, vuoto, paura, sopravvivenza.. siamo sicuri di non potervi scorgere una fame micidiale di amore.. in realtà?
Non è già Pasqua? Sto cogliendo che siamo fatti per amare proprio contemplando chi dimostra il contrario.. che stia magari cercando in modo paradossalmente opposto.. proprio quello..
Gelosia, invidia, violenza..
Passaggio: sia una Pasqua letteralmente ed etimologicamente così.

Ciascuno di voi, affezionata lettrice o lettore di questa semplice goccia, possa percepire due cose in questa Pasqua:

1) Tutto quello che abbiamo celebrato, ascoltato, accolto, immaginato, contemplato è “per me”.
Possa diventare come un mantra nella fede: ripetermi spesso… “per me”.
L’hai fatto, detto, patto, annunciato per me.

2) L’altro senso del per me è “attraverso di me”, un uso strumentale.

Se dirai spesso “per me”.. saprai anche farti testimone, strumento e matita del suo “per te” per gli altri. Annuncerai con la tua vita e la tua domenica agli altri..
Il Signore risorto si affida attraverso ciascuno di noi agli altri. Corriamo dietro a questo pensiero trasformandolo in desiderio e quindi preghiera. Per me.. sia così. E per te?

Buona Pasqua di Risurrezione personale a ciascuno di voi.

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Domenica delle Palme e della Passione del Signore- B

(Tempo di lettura previsto: 2 minuti)

23032015

In ascolto della Passione secondo Marco

“(..) Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba..”

Barabba è ancora libero.. no?
Lo scegliamo così tante volte: ci da soddisfazione.. quando siamo folla.
Quando dalla folla di pensieri, ferite e idee, suggestioni e rancori, desideri e paure nel guazzabuglio del nostro cuore.. lo lasciamo vincere. Lasciamo che abbia il sopravvento non la nostra fede in Lui, ma la parte di noi più chiusa.
Chi è il nostro Barabba?
Se c’è una cosa che mi fa indignare, commuovere, arrabbiare, pena… è la spasmodica corsa al ramoscello dell’olivo che vivremo domenica. Razzie barbariche, orde di persone con l’occhio da shopping compulsivo che si fiondano davanti al tavolino manco fosse il rinfresco con le olive all’ascolana appena sfornate col prosecchino fresco.. e li, come dei botanici spirituali, tutti a scegliersi il ramo più bello, florido, appariscente e che “faccia pendant” con l’iconcina di plastica o le tende del salotto..
Retaggi di magia più che di fede, di un simbolo ridotto ad amuleto.. o a soprammobile.
Ma  “ognuno crede a modo suo” qualcuno potrebbe chiosare o sbuffare..
Non direi: siamo tutti chiamati a credere.. verso Gesù.. una fede liberante, non magica ne pacifica!
“Sono venuto a portare la spada e la divisione, non la pace..” (Gesù di Nazareth!)
Mi viene in mente Gesù che scaccia tutti dal tempio rovesciando tavolini..
TU potrai celebrare, dire raccomandare.
Lo dice uno a cui verrà messo in mano il ramo più bello, col nastro rosso, per solcare la chiesa..
Dimenticando che Gesù era a dorso di un mulo.
A volte siamo quel mulo.. pensiamo che gli applausi e gli osanna siano per noi..
Non portiamoci a casa l’ulivo senza prenderci un impegno. Lasciamolo li..
Se scegliamo di “voler essere lasciati in pace”, piuttosto che di costruire la pace..
Se vogliamo ostinatamente stare in pace, senza saperci nè indignare nè innamorare ogni giorno..
Se preferiamo la pace del quieto vivere.. alla verità, alla giustizia, alla legalità..
Se ci fa comodo “lasciare in pace”.. piuttosto che interessarci, sporcarci le mani, darci da fare, prendere l’iniziativa, dire “eccomi, ci sono, come posso aiutarti?”
Lasciamolo li se non lo vorremmo porgere a tutti.. ma proprio tutti. E non servono gli esempi.
Hai già pensato a chi lo vorresti frustare con sto ramoscello, altro che.. non è vero?

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Va Domenica di Quaresima – B

(Tempo di lettura previsto: 4 minuti)

170315

“Drawing Hands” (M.S. Escher, 1948)

In ascolto del vangelo secondo San Giovanni 12, 20-33

Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.
“Se qualcuno mi vuol servire..”
Ammetto che non ci avevo mai fatto caso. Un po’ di polverosa abitudine e triste ma inevitabile “maniera”..
Stamattina ci son rimasto di stucco. “Servire”..credo sia una vita che leggo senza rendermene conto.. ”seguire”.
Se mi vuoi seguire.. mi segua.. inno alla libertà di rispondere, no?
Invece è SERVIRE. Gesù si chiede chi lo voglia servire. Che gli devo fare, da badante? Da colf?
Il verbo greco è quello del servizio da diacono proprio.. il servo..
Non credo Gesù stia chiedendo di essere suoi servi.. inutili, poi, no? Ma mi piace questa idea.. chi pensa di potermi servire a qualcosa?
Io ho bisogno, sembra dirci, di gente disponibile.. che mi serva per annunciare a tutti che il regno dei cieli è vicino e all’opera.
Ha bisogno.. vuole aver bisogno di noi. La mia vita può diventare uno strumento del suo amore.. inventandosi grammatica di rispetto, fiducia, collaborazione, solidarietà, mitezza.. diventando strumento. Soprattutto scappando agile ed audace dai propri specchi personali in cui veder riflesso solo miserie, fallimenti, pochezze, ferite, compromessi, atrofie.. lasciando entrare la luce ed il vigore di un annuncio che scuote e fa fremere.
La mi vita diventa buona notizia per gli altri. Non perchè carica di competenze, nozioni o chissà quali esperienze.. ma perchè da matita, si è lasciata usare per scrivere.
Io ti voglio servire, Gesù? A cosa? Non è inizio di fede questo? Un parere positivo su di sè, uno sguardo di stima e accondiscendenza, di elezione.
Io ti voglio servire a qualcosa, fa di me quel che vuoi.. che solo tu sai, puoi. Vivere attraverso, vivere per.. sentirsi strumenti.. in mani sicure.
Ecco la fede, la vocazione, la libertà di amarsi amando.

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