Domenica XIVa T.O. – B

(Tempo di lettura previsto: 3 minuti)

290615

(“Su Re” di Giovanni Colombo, film del 2012)

Joan Osborne “One of us”

https://youtu.be/-MP_oMstjKs

 

In ascolto del Santo Vangelo secondo San Marco 6,1-6
Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

 

Non ci stupiremo mai quanto dovremmo. Duemila anni di distanza temporale, geografica, storico-religioso-sociale son troppi anche solo per immaginare il contraccolpo che li, allora, potè provocare il casino piantato dal buon Gesù in quegli anni di “servizio”. Quel che si aspettavano, quanto credevano, come si mostrò, perché.. basta leggere i vangeli anche senza fede per capire che o era matto (per non dire altro) o davvero qualcosa ci sarebbe dovuto essere. Basti pensare come, fin dalle prime pagine, i vangeli testimonino le incomprensioni, i fraintendimenti che Gesù provocò come pure i tentativi per zittirlo ed eliminarlo.
Noi siamo senz’altro più pudichi e perbenisti di Gesù: male non farebbe risciacquare i nostri “panni” nel Giordano (non nell’Arno come fece Manzoni coi Promessi Sposi) nella lucida immediatezza nuda e cruda del vangelo di Gesù di Nazareth.
Un Dio che si fa uomo qualunque, che lavora, resta in casa fino ai 30 anni come un bamboccione italiano, che non si sposa, che va in parrocch.. ehm, sinagoga come tanti..
Non siamo abituati. Anche noi molte volte pensiamo “ non è costui il falegname.. il figlio di.. il fratello di.. ” quando non permettiamo a Dio di stupirci in qualche modo..
Non faccio quella esperienza che mi propongono.. perché son sempre le stesse cose..
Non mi metto in discussione con una persona che mi possa accompagnare perché.. io mi conosco meglio..
Non vado a quell’incontro, a quella formazione, a quella proposta perché.. è roba per i grandi o i bravi e io.. e poi son stanco.
Oppure quando, esattamente come loro nel vangelo, mi metto a giudicare che “questa esperienza, questa persona, questo qua, quella la..” possa essere Suo strumento.
Io adoro pensare che Dio, almeno Lui, faccia davvero quel che vuole e se vuole farmi percepire la Sua volontà di bene.. (come mi è sempre successo.. ma non me ne sono altrettanto sempre accorto) possa servirsi di ragazzini, vecchiette, carcerati, mendicanti, atei, comunisti, bigotte.. ecc.. ecc..
O abbiamo un po’ di umiltà in questo oppure non permetteremo a Dio di essere il nostro Dio.. Lui che dice di essere un Dio geloso..
E poi quella parola bellissima: Sapienza. Oggi così poco usata.. sconosciuta. Forse se ne vedono i risultati?
Riconosco che quel che dice il vangelo è sapiente? Saporito per una vita intensa e vera, libera? Non significa facile, comodo, utile, immediato.. ma almeno sapiente.
Se voglio essere sapiente.. posso passare oltre gli ostacoli che delle realtà, delle esperienze o delle persone mi mettono davanti. Si chiama.. lungimiranza, sacrificio, attesa, desiderio..
Cogliere la sapienza che viene da Gesù.. sapiente conoscitore dell’umanità, del mio cuore, delle logiche spirituali ed emotive, delle dinamiche interiori e relazionali.
Se no di chi mi starei fidando? Per chi cercherei di vivere “in un certo modo”.. se non per attingere per me a quella sapienza?
Perché alla fine il bello che Lui, per sé, non vuole nulla. E’ sempre e solo tutto a nostra disposizione.

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Domenica XIIIa T.O. – B

(Tempo di lettura previsto: 4 minuti)

260415

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https://youtu.be/-MP_oMstjKs

 

In ascolto del Santo Vangelo secondo San Marco 5,21-43
Essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

 

Mentre va a fare un miracolo ne fa un altro.
Pagina ricca, affascinante, per certi versi travolgente. Miracoli, salvezza, guarigione, salute, malattia, morte, sofferenza. C’è di tutto.
Buttarsi a capofitto tra la folla che spinge per sfiorare il lembo di un mantello, venire deriso, fare domande fraintese, inginocchiarsi disperati davanti ad uno completamente diverso da te e da quel che credi, ribadire che la fede salva, non la propria persona.. prendere le mani, sollevare, ordinare di dare da mangiare..
potremmo scomporre nei tanti dettagli e passaggi questa lunga pagina di Marco..  sceglierne un pezzo, gustarlo, trattenerlo tra le labbra come l’osso di una ciliegia ancora dolce da succhiare dopo che ne ho mangiato la polpa..
La Parola è così.. potremmo chiederci..
Cosa vorrei chiedere? Così tanto forte da mettermi in ginocchio o volergli toccare il mantello tra la folla?
Lo so: non sarà facile rispondere, cari lettori gocciolati.. quei pochi che leggono potranno anche dire.. tanto non cambierà nulla: leggerò la goccia, salterò il video, eviterò il vangelo con una occhiata sommaria fino a dire.. ah si, è quello là.. cercherò qualche passaggio suggestivo nel commento, ma poi.. la mia vita non cambierà. Nessuno farà risorgere nessuno accanto a me ne lo guarirà prodigiosamente. Potrò raccogliermi in preghiera, stringere gli occhi chiusi, le labbra serrate, i pugni stretti.. ma quando mi riprenderò sarà tutto come prima.. già.. come è sempre stato.
Sono solo segni. Davanti segni di un Dio che ama la vita ad ogni costo. E qualcuno potrebbe pure chiosare.. si, ma non la mia.. di vita..
Che dire? Confrontiamoci intanto sulle domande e sulle provocazioni.. succhiamo qualche osso..
La vita farà il resto.

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Domenica XIIa T.O. – B

(Tempo di lettura previsto: 5 minuti)

“La quiete dopo la tempesta”
Passata è la tempesta:
Odo augelli far festa, e la gallina,
Tornata in su la via,
Che ripete il suo verso. Ecco il sereno
Rompe là da ponente, alla montagna;
Sgombrasi la campagna,
E chiaro nella valle il fiume appare.
Ogni cor si rallegra, in ogni lato
Risorge il romorio
Torna il lavoro usato.
L’artigiano a mirar l’umido cielo,
Con l’opra in man, cantando,
Fassi in su l’uscio; a prova
Vien fuor la femminetta a còr dell’acqua
Della novella piova;
E l’erbaiuol rinnova
Di sentiero in sentiero
Il grido giornaliero.
Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride
Per li poggi e le ville. Apre i balconi,
Apre terrazzi e logge la famiglia:
E, dalla via corrente, odi lontano
Tintinnio di sonagli; il carro stride
Del passegger che il suo cammin ripiglia.

Si rallegra ogni core.
Sì dolce, sì gradita
Quand’è, com’or, la vita?
Quando con tanto amore
L’uomo a’ suoi studi intende?
O torna all’opre? o cosa nova imprende?
Quando de’ mali suoi men si ricorda?
Piacer figlio d’affanno;
Gioia vana, ch’è frutto
Del passato timore, onde si scosse
E paventò la morte
Chi la vita abborria;
Onde in lungo tormento,
Fredde, tacite, smorte,
Sudàr le genti e palpitàr, vedendo
Mossi alle nostre offese
Folgori, nembi e vento.

O natura cortese,
Son questi i doni tuoi,
Questi i diletti sono
Che tu porgi ai mortali. Uscir di pena
E’ diletto fra noi.
Pene tu spargi a larga mano; il duolo
Spontaneo sorge: e di piacer, quel tanto
Che per mostro e miracolo talvolta
Nasce d’affanno, è gran guadagno. Umana
Prole cara agli eterni! assai felice
Se respirar ti lice
D’alcun dolor: beata
Se te d’ogni dolor morte risana.
(G. Leopardi)

150615

“La Tempesta ” ( Giorgione, 1502-1503)

“Riders on the storm” (L. A. Woman, The Doors, 1971)

https://youtu.be/-MP_oMstjKs

In ascolto del Santo Vangelo secondo San Marco 4,35-41
In quel medesimo giorno, venuta la sera, disse loro: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
Mi immagino la scena: son tutti la.. l’evangelista Marco e altri del suo gruppo: stanno mettendo assieme tradizioni orali, racconti, stralci di ricordi..
Stanno componendo quello che sarà il vangelo.. generi letterari, aneddoti, fatti, parole, gesti.. un collage che si sta impastando mentre il buon Dio e il fedele Spirito Santo vigilano e ispirano. E mentre son li, tutti attorno a Marco davanti al pc a scrivere.. su un file nuovo di pakka.. ecco che salta fuori uno a dire.. ” e vi ricordate quella volta in barca, che ci siamo arrabbiati perchè aveva preso sonno?”. E giù tutti a sorridere e ricordare, con gli occhi all’infinito, guardando in basso a destra come quando si ricorda.. se ne stava, stravolto di fatica, a sonnecchiare sul cuscino, nota qualcuno.
Si ma lo scriviamo o no? Dice Marco muovendo nervosamente il mouse del suo Mac (Marco con che potrebbe scrivere?)..
La Parola di Dio è nata così nella Sacra Scrittura.. diventando poi “canonica” e non “apocrifa”.
Gesù che dorme. Fa quasi tenerezza. E loro, giustamente si spaventano ma gli sanno anche stare davanti indignati. Stiamo per affondare. Svegliati.
Quante volte abbiamo biascicato anche noi questo, tra i denti? Svegliati.. che cacchio stai facendo? Non ti accorgi della mia vita? Della mia sofferenza? Di quel che mi è accaduto? Basta impotenza, basta onnipotenza, basta.. fai qualcosa. Svegliati.. non dormire.
Lui è a bordo delle nostre barche, immerso nelle nostre vite: non sta dormendo. Non deve fare inchini schettineschi, ne inaugurazioni titaniche..
Eppure è una immagine così vera ed umana. Riassume tante nostre vite, tante pagine delle nostre esistenze segnate dal non senso, dal vuoto o dall’assurdo.
Ci sentiamo in balia delle onde, il nostro sguardo non vede nessun faro tra le nuvole basse della tempesta che ci ha colti all’improvviso.
Ma Lui è li, ai nostri piedi. Perchè avete ancora paura? .. già.. di cosa abbiamo paura? Che non cambi? Che non diventi come vorremmo noi?
Che sia questa e basta la realtà?
Non avete ancora fede? No, Jesus, non ne abbiamo poi molta. Ma non importa, tu ci sei, facci posto su quel cuscino, aiutaci a confidare il te.
Il sole, tornerà. Si è soltanto riparato dietro a quelle nuvole.

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