29 Febbraio 2016: un giorno in più..

 

29 febbraio

con 12 anni di ritardo.. meglio di niente, dai..

 

Fuori ha smesso di piovere ed in cielo qualche fremito celeste sembra alzare la cresta contro le nuvole pallide. Mi sono tolto le scarpe e messo la tuta. Sentirsi a casa per me inizia da qui. Camminare scalzo e avere pantaloni larghi.
Con stupore sto ricevendo messaggi di auguri per questo 29 febbraio e diversi mi chiedono.. che stai facendo? Cosa ti sei concesso? Oppure si son messi a dire i loro..”un giorno in più per”. Questa cosa è fantastica. Mi pare che questo sia diventato come il mio secondo compleanno.
Sorrido, sornione e carognesco.. non è il mio compleanno, ma la festa di chi si fa coinvolgere ed emozionare da tali dettagli.. quindi buon 29 febbraio a tutti, con quel che rappresenta e per quel sapore in più, come un armonico, che può dare alle vostre giornate.
Nel frattempo mi hanno segnalato articoli dell’Ansa e applicazioni, test e sondaggi per cogliere qualcosa di questo giorno in più.. Cri mi ha segnalato che avrei dovuto brevettarlo per oggi, riscuotere diritti d’autore, visto che è da una dozzina d’anni che questa storia va avanti.
Il 29 febbraio, un giorno in più, ormai lo sento comunque -come dicevo-quasi come il mio compleanno, grazie alla simpatia e complicità di tanti di voi. Ma credo che sia un giorno provvidenziale per accorgersi, mettersi in disparte, valutare e ripartire.
Non importa, credo, fare qualcosa di speciale, ma solo pensarci e non dare nulla per scontato.
Ci fossero anche solo due persone che per questo 29 febbraio avessero alzato la testa dalla vita ordinaria e si fossero tolte uno sfizio.. andrebbe bene. Perchè poi, vedete, la questione non è togliersi uno sfizio, andare in ferie.. o fare follie. Ma trovare il modo di vivere un 29 febbraio tutti i giorni. Un po’ come il Natale: chi se ne frega di essere buoni sotto le feste, non è quello.
E’ la qualità delle nostre vite a dover profumare di altro. E’ un approccio diverso. E’ scegliere di avere più tempo per fare quanto ci fa più Vivere, ci dà più qualità..
Travolto dalla nostalgia mi son rimesso a rileggere i miei precedenti “29 febbraio un giorno in più
Quanto ho scritto.. ma la sensazione che fossero bellissimi, lo ammetto, continua a pervadermi. Mi ci ritrovo e rivedo ancora, dopo otto, dodici anni.. allora o non mi son più evoluto o son davvero.. così! E scusate la poca modestia.
Quattro anni fa abbiamo fatto una festa: decine e decine di persone, diverse per provenienza, età, esperienze.. hanno risposto ad una mail, si son ritrovati a Treviso, ascoltato poesia, ballato pugliese, letto, mangiato, discusso. Quest’anno.. lo ammetto, avrei voluto rimettermi in ballo e fare altrettanto.. ma mi è mancata la lucida follia ed un po’ di tempo. E si che sapevo che sarebbe arrivato il giorno ma.. sapevo sarebbe anche arrivato il quotidiano amarognolo pentimento per non averci creduto fino in fondo. Ringrazio chi ha fraternamente protestato e chi era più folle e motivato di me nel volermi offrire generose mani per l’organizzazione. Vedremo per il 20. Già, perchè forse non ci avete pensato ma il prossimo 29 febbraio sarà nel 2020. Due volte venti! Ed è di sabato!
Un giorno in più per crederci, per non vergognarsi, per non prendersi troppo sul serio e dire che abbiamo già troppe cose da fare, un giorno in più per fermarsi a guardare gli altri giorni. Un giorno in più per non fare quelli che non hanno tempo e son sempre di corsa, son pieni di impegni.. ma che magari soffrono a vedere i buchi bianchi in agenda, coltivano amari sensi di colpa perchè non si sentono indaffarati e quindi utili. Fanculo. Ho “sposato” un’agenda, nel senso che dipendo da lei (cioè da me e..), a lei devo sempre chiedere se e quando posso.. ma coltivo la sana libertà dello spazio bianco e della riga grigia antracite di traverso su una sera o su una mezza giornata.
E mi metto in tuta. Un giorno in più per un sorriso, ricordando quanto è vero.. che è un giorno in più. A noi che ci lamentiamo di non avere mai tempo e ci vorrebbero le giornate più lunghe.. da musoni viziati.. ci danno 24 ore in più e che facciamo? Sbuffiamo seri e brontoloni come Mr. Scrooge e diciamo che queste son frivolezze, nemmeno tanto poetiche o cosa da nulla.
Sarà.. ma 24 ore son sempre 24 ore. E, ripeto, non sono le 24 ore ma l’approccio alla vita. Darsi tempo per ricordarsi di celebrare.. vivere imparando a sostare.. a Feltre c’è una scritta: So-stare?
Un giorno in più per la fetta di dolce, per un capitolo in più del mio librone sul comodino, per non mettere la sveglia e per andare a nuotare. Fatto!
Un giorno in più per tre telefonate che non faresti, ma che sai saranno graditissime, per andare a teatro, rallentare in auto e guardare il panorama, alzare il volume a palla e scegliere i cd della giovinezza più metallica e scapigliata.
Un giorno in più per cambiare bagnoschiuma, mettere gli aromi balsamici nella vaschetta del termosifone, per comprare birre nuove e guardare i sigari nella loro nuova fantastica casetta nera di cedro spagnolo (humidor), per tifare juve con la sottile e mal celata soddisfazione (al cardiopalmo) che tutto sommato, tu lo sapevi e lo avevi sempre detto, che avevamo solo preso la rincorsa.
Un giorno in più per regalare un libro via posta, per qualche sms gratuito, per non sbuffare per la pioggia perchè “è tutta neve in montagna”, per bere un buon torbato e condividerlo con chi lo capisce, per una bruschetta col tartufo, per un cena di crudo da Nicola, magari coi Marittimi, un giorno in più per non dire sempre e solo “no”. Un giorno in più.. dicendo “e perchè no”??? Che problemi ci sono? Solo festeggiare.. appunto, per mettere su Vasco, per suonare la chitarra, per mettere su un inutile gruppo uozap e farsi 4 risate, per camminare tanto, per guardare le foto, per estrarre libri a caso dalla libreria e riviverli un po’, un giorno in più per la Gazzetta con calma, per far finta di niente e sorridere, per festeggiare il compleanno di nonna con una gran bella cena-rimpatriata in cui c’erano tanti parenti che ogni tanto è pure bello rivedere e ripartire.. un giorno in più per Leo cresciuto e non più lupetto come 12 anni fa, per Tommy in giro per il mondo, Ale adolescente, Ange che non gattona più e Giovanni già ometto, un giorno in più per sognare una trasferta-cugini, chissà..
Un giorno in più per depositare su carta i pensieri, le emozioni, sogni e disagi, per riordinarli e guardarli neri di inchiostro, perchè stretti tra le righe grigie del taccuino, hanno un’altra dimensione, come se li avessi messi in gabbia e potessi addomesticarli.. placarli o farli sentire a casa.. tua.
Un giorno in più per mettersi davanti al mac, come sto facendo performativamente adesso e scrivere quel che mi va e me ne frego del tempo.. che ansia dover sempre preparare testi che devono stare dentro i 9 minuti, 2 cartelle di times new roman 18.. le omelie e guai ad alzare la testa dal foglio, se no il tempo si moltiplica, ti scappa qualche espressione futurista e perdi di vista l’orizzonte.
Un giorno in più per non pensare ai destinatari.. ma farlo per chi lo vorrà.
Un giorno in più per i miei jeans preferiti, le clark portate come mocassini, la crostata di frutta col latte bianco tiepido, la moka della juve che quando è pronta suona l’inno della squadra, mia mamma che mi dice con rammarico che ho 40 anni e i capelli bianchi (ma folti e lunghiiiii, ghigno io..), per il clero di Treviso, per le 3 nuove parrocchie 3×2, i 3 asili, i bambini che mi fanno i disegni e le foto assieme, per chi ci tiene ancora a fare le sorprese, a chiamare al telefono, a scrivere lettere e bigliettini con carta e penna, mandando buste con francobolli..
Un giorno in più per indignarsi, per innamorarsi, per bruciare di passione e degluttire, per sentirsi fragile, vulnerabile, impotente, per dire.. tocca solo a me, ma non sono mai solo, per sentirsi servi inutili e strumenti da accordare.. che c’entra con il cuore, bellissimo,  per provare a pensare con la mia testa, per informarsi meglio e di più, per continuare a credereobbedirecombattere.. e coniugateli come vi va.
Un giorno in più per alzare la testa e abbassare la guardia, per volere bene e dirlo in faccia, senza darlo per scontato o temere di apparire un po’ melenso o fuori luogo.. cha’sinefotte..
Per non aspettare sempre la malattia, la morte, la distanza o le ricorrenze per guardare in modo struggente una persona più o meno cara e dire, pensare, temere, gemere.. che quando quella persona non ci sarà più (e magari sai non manca tanto o..) ti mancherà davvero molto e la tua vita dovrà a poco a poco diventare diversa… per emozionarsi, commuoversi, intenerirsi… litigare con le proprie emozioni e i ricordi.. come dice Spadàro.. uso i miei ricordi, ma non permetto ai miei ricordi di usare me… per preparare coppie al matrimonio, sconvolgendoli, genitori ai battesimi, disturbandoli ed inquietandoli (evangelicamente)..
Un giorno in più per le patatine con la maionese,  per la pizza alta, per la cacioepepe, per tirar fuori la moto e pulire il giubbyno di pelle; per il “pretame” fraterno, solido, solidale, appassionato.. presente!
Un giorno in più per programmare un nuovo viaggio e qualche svaccata quotidiana, per non perdere il vizio, per una pizza con la birra media.. per il frère bi-papà, per Lolita e Paola, per gli amici storici di SML, sempre W75 e i nostri primi 40 anni, per i messaggi di speranza profonda col Rufo, per le pizze delle elementari con la Vanny e per quelli che c’hanno sempre altro da fare, per la combriccola del Blasco a Padova e Sanmartin, per la MM quanto ben con tutti i numeri di sto mondo, per Phoebe che avrà guardato il telefono a lungo mani sudate fossette contratte, testa piegata dolcemente a sinistra come la ragazza di Vermeer, in custodia cautelare, per la 5a C del Liceo e le nostre memorabili rimpatriate, per Zuno e Scap che non sento più.. e chi l’avrebbe mai detto, per gli amici in giro per i 5 continenti, per A. ed il suo matrimonio.. a cui ho partecipato.. e non solo, per Cristiana ed il suo spettacolo, per Ale a Roma in aeroporto, per le nottate alcoliche con Edo, per il frico alle 7 del mattino col Pasqua e per le nostre preghiere notturne in tenda all’Unico Maestro, per Filippo e Vale prossimi genitori, per chi ti invita a cena davvero, magari suonando la chitarra, per.. chi mi ha voluto e dimostra davvero.. il bene, grande, profondo, sincero, genuino, .. per l’80 di SML, per Camposampiero, Casale sul Sile, Dosson, San Donà… quanto mi manca la Piave e tutto il resto, per la rattatuja di Maino, per il Museo dei Sogni, per Mauro in accappatoio bianco con la birra che mi dice “myfrieeeend” e Fabri e i suoi progetti, i suoi occhi che si illuminano, per le coppie sposate, accompagnate, separate. Un giorno in più per dire Ou e sesesesese, un giorno in più per tutto quello che mi sto dimenticando..
Un giorno in più per leggere “un giorno in più”..
Per le persone con cui ho pianto, per quelle accompagnate in silenzio o al pub o in ospedale, verso la morte.. balbettando fragili consapevolezze e sogni di paradiso.
Un giorno in più per la presenza discreta e fondamentale di Pant, super web master, deus ex machina del sito, della goccia, del profilo di FB e tantissimo altro.. sempre in debito di tutto.
Un giorno in più per scendere sotto, dentro, per lasciarsi placare le acque e assaporarsi tutto sommato fortunato e felice, in pace e a casa.. non in tuta ma.. a casa dentro di me.. anche se a volte sto alla finestra, o apro la porta per cambiare aria, o vorrei prendere lo zaino rosso ed andare..
Un giorno in più per quel che vi va, se siete arrivati a leggere.. perchè, lo avrete capito, io andrei avanti col flusso di coscienza ed emozioni fino a domani.. ma non voglio passare un giorno in più davanti al mac.. lo voglio vivere.. e non solo stasera, che mi son tenuto libero, ma domani.. con la gratitudine di averlo avuto, di essermene accorto, di averlo celebrato e bene-detto..
Amen.
Fuori ha ripreso a piovere, si è fatto buio, mi state continuando a fare auguri e gestacci simpatici via sms.. sono davvero felice e fortunato. Grazie. Parentesi come queste (che parentesi non sono e non siano!) fanno proprio bene al cuore. Grazie.
Buon 29 febbraio 2016 a tutti quelli che ci credono e sorridono.
Nel 2020, giuro, facciamo un macello!

Ps: ieri non ho potuto inviare questo messaggio per mancanza di connessione, mancanza provvidenziale che mi ha permesso questo secondo ps..

Ps: a quelli della neve sotto i piedi e del rifugio tutto per noi.. del silenzio ovattato, delle storie narrate e dei sentimenti condivisi.. beauty schiacciati, vaschette di fagioli avanzati, menù alpini, gatti in macchina e volti che si illuminano a vicenda, in punta di piedi, sorrisi genuini, amabili follie quotidiane condivise.
Ho rischiato l’infarto.. il cuore è troppo piccolo per contenere assieme troppe persone a cui voglio troppo bene tutte assieme contemporaneamente.. ma forse è solo questione di allenamento!!

 

IIIa Domenica di Quaresima – C

(Tempo di lettura previsto: 5 minuti)

 

240216

Pazienza.. youtu.be

 

In Ascolto del Vangelo secondo San Luca 13, 1-9
In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

 

La storia umana accade. Disgrazie, sciagure, sfortune o sfighe; incidenti, dolore, sofferenze assurde tanto più se a persone innocenti o deboli.
Mi sento ribollire il sangue al solo pensiero; l’imprecazione appare umana, sacra. Ma alla lunga, inutile.
Scatena dentro delirio di onnipotenza, esigenza di giustizia sommaria, umiliante incapacità a gestirsi emotivamente.. con la sottostante placida e connivente certezza del “chisenefrega”.
Gesù dribbla la cosa: quante volte nel parlare comune ce la prendiamo con Dio. E’ un nostro diritto.. non è un giardiniere che chiama a sé i fiori più belli.
Nella parabola del fico poi sembra ricordare la pazienza. Sembra dirci che, come accadde a Giona col ricino.. c’è sempre la pazienza e la disponibilità ad andare oltre.
Se domenica scorsa ho detto che pregare trasforma noi innanzitutto.. (come il volto di Cristo trasfigurato), oggi sembra ci venga spostata l’attenzione all’altro capo del dialogo; ci trasformiamo di fronte ad una persona che non ha il cronometro in mano, ma si lascia provocare da mille contadini.. perché in realtà forse lo ha già scelto.. a portare pazienza.
Allora il vangelo non ci annuncia un Dio che sbuffa e torna a sedersi attendendo le nostre conversioni che tardano ad arrivare.. ma il volto di un Padre che vuole che portiamo frutto.
E noi da che parte ci collochiamo?

 

“Pregare trasforma te..” – Omelia IIa Domenica di Quaresima – C

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Ci viene spontaneo in montagna, sentirci più vicini a Dio: la bellezza del panorama, il silenzio, le prospettive ampie, la fatica fatta e l’aria pura ci predispongono il cuore..
Gesù salì su di un alto monte a pregare. I monti nella Bibbia sono i luoghi dell’incontro ravvicinato con Dio, dove percepirlo più vicino. Il vangelo di oggi ci offre questa esperienza di intimità come pure il brusco, inevitabile ritorno in pianura, alla vita di tutti i giorni. Sali-scendi, vicinanza a Dio e ritorno alla nostra vita ordinaria, messa domenicale per ricaricarsi e luoghi feriali dove spendersi, annunciare, testimoniare. Le due realtà sono necessariamente connesse e complementari.
Ne intimismo devoto ne miope volontarismo o silenzio complice.
Gesù sale per pregare. La preghiera è mettersi in viaggio! Partenza? Da quello che siamo, le nostre idee, limiti, desideri, ferite, stati di vita, immagini di Dio; destinazione? Tabor, un battesimo di luce e di silenzio; un futuro più buono; approdo è il cuore di Dio. Effetto? La salvezza, la vita eterna, bella, di qualità.. qui e ora. Un viaggio quotidiano, continuo, da quel che sto vivendo a Lui. Attraverso la verità di me. E ritorno.
Non dominerai mai la montagna, ma durante la scalata imparerai a dominare te stesso. (J. Whittaker)
Tale frase racconta che la vita è un ascendere silenzioso e tenace verso più luce, più orizzonti, più cielo.
Noi spesso diciamo di pregare tanto e magari non essere stati esauditi, di pregare poco, male o solo per bisogno..
Ma perché preghiamo? A che serve?
– Per far cambiare idea a Dio? Insegnargli il mestiere, ricordargli che esistiamo, fargli la lista della spesa?
– Oppure per cambiare gli altri? Fa che diventi, che senta, che.. partendo dai nostri desideri, da quel che a noi pare meglio..
– Oppure per cambiare la realtà? In po’ magico come desiderio.
Certo Gesù stesso ci ha detto: bussate, chiedete, cercate.. ma pure aveva premesso che il Padre sa già di cosa abbiamo bisogno.
Non ci ha garantito di esaudire ogni volta le nostre preghiere ma di mantenere sempre le sue promesse, direbbe Bonhoeffer.
Mentre pregava il suo volto cambiò di aspetto. Pregare trasforma. Pregare cambia il cuore, tu diventi ciò che contempli, ciò che ascolti, ciò che ami, Colui che preghi: è nel contatto con il Padre, nel tempo che ci metti, che la nostra realtà si illumina, e appare in tutta la sua lucentezza e profondità.
Mentre”.. cioè durante la preghiera, è già nel desiderio, mentre lo fai desideri, sei già orientato. E’ il rispetto dei tempi di ciascuno. Almeno desiderare di pregare, io lo chiedo spesso alle persone che faticano ad accettare qualcosa, perdonare qualcuno.. almeno prega per iniziare a desiderare questa cosa. Ti metti nelle condizioni e orienti il tuo desiderio. Offri disponibilità; il resto lo farà Dio.
Più preghi così più trasformi te stesso, ti converti, evolvi, cresci, ti liberi, ritrovi vita autentica e pace.
Pregare trasforma: cambiare forma. Come il volto di Gesù.
Non sarà Dio a capire finalmente cosa fare o meno, ne gli altri a convertirsi, o la realtà magicamente a cambiare.
Pregare trasforma innanzitutto noi. Cioè l’unica cosa di cui siamo responsabili, noi stessi. Cambiamo forma cioè modo di accogliere, comprendere, diventiamo più disponibili e capienti, cambia il tuo approccio alla realtà, a poco a poco la mentalità, cambi punto di vista. Ci vuole tempo, siamo chiamati ad abbassare la guardia, metterci in discussione, lasciarci addomesticare, fidarci che sia possibile.. sentirci impotenti, morire.. solo così potremo risorgere a vita nuova.
Guardando cioè Dio con occhi diversi, con maggior responsabilità e abbandono, le altre persone come appelli, senza giudicare, la realtà come un dono o una palestra.
Mentre preghiamo già desideriamo essere diversi e ci mettiamo in viaggio, la riconciliazione si fa possibile, l’odio si scioglie, il rancore si spegne, la pace ritorna ad abitarci, cambia tutto.. l’ascesa a volte lunga e faticosa in noi ci riporta alla verità di quel che siamo ed alle cose essenziali. Siamo stati salvati. Nulla è più come prima. Questo è vero e possibile, accade ogni giorno nei cuori di tantissime persone che lo desiderano davvero.
Chiediamo al Signore, come dissero i discepoli, di insegnarci a pregare; preghiamo noi stessi per aver voglia almeno di imparare a desiderarlo.