Omelia 4a Domenica Quaresima -A

La 4a di quaresima e avvento è sempre caratterizzata dalla gioia… sarebbe stato meglio la settimana scorsa visto le letture ma..a proposito Dove eravamo rimasti? Avete visto il balletto del funerale? Qualcosa in settimana vi ha reso fieri o felici di essere cristiani? Vi ha dato soddisfazione, facendovi sentire meglio, donandovi soddisfazione e piacere…

Il Vangelo ci aveva raccontato di un Gesù che facendo finta di voler bere, in realtà svela (attraverso il dialogo con la samaritana) che aveva sete di discepoli autentici che adorassero Dio in spirito e verità, non in maniera ipocrita o bigotta calcolando modi, tempi, luoghi e ….contro un cristianesimo che soddisfa un certo bisogno religioso ma non disturba la vita… 

domenica della gioia …. Chi ci ha fatto una promessa? premio vacanza regalo…

C’è una promessa di gioia dietro la quaresima e l’avvento

risorgere… avere possibilità diverse e inedite, inattese.

Identificare in me dove vorrei mettere una promessa, a partire da qualcosa della mia vita, si ma cosa….

1a lettura Samuele….Davide era quello che ballava nudo con tutte le forze davanti a Dio nell’arca dell’alleanza, per dirgli coi gesti e non con le parole che era felice…ricordate?

Ma chi era sto re Davide? ecco… brano bellissimo: si sta scegliendo il re di Israele e quindi qui c’entra Dio; non i curricula umani… e si dice insomma che attraverso Samuele si decida chi sarà il nuovo re…. tra i figli di Eliàb…che è un padre che fa selezione tra i figli, che si prende il lusso di lasciare nei campi quello che non gli va… capiamo 3 cose

il Padre non mi guarda almeno in 3 modi:  in modo… 

superficiale (come la cultura) di fretta…prime impressioni come il padre di Davide che nemmeno lo considera perché non è come bisognerebbe… e lo lascia nei campi…non è il preferito! Non è adeguato, non è all’altezza, nei canoni.

Vi siete mai sentiti guardare così? un giudizio dopo l’altro…

banale (come tutti)  aspetto, alta statura…cliché…tipo la famiglia del mulino bianco, la donna bella della pubblicità, stereotipi si dice ma che ci contaminano…

Invece si dice che Dio guarda oltre, il cuore, cioè forse la capacità di amare in modo appassionato e fedele…solo Lui può farlo perché l’ha creato…posso essere guardato così, posso sentirmi scelto e amato così.     Mi posso chiedere…. Lo desidero?

Permetto a Dio di vedere il buono che c’è in me? e di amarmi in questo? e valorizzarlo? stimolarlo?

Non significa che Dio non mi veda per quello che sono ma questo non gli impedirà mai di amarmi e volermi figlio…

È quello, racconta ancora il 2Sam..che da re si prese lo sfizio di rubare la moglie a un suo soldato, che poi fece uccidere in battaglia perché la moglie aspettava un bambino…ma questo farà nascere in lui poi una profonda conversione.

Non è che Dio non ci veda ma… la realtà poi è…

Capita anche a noi di essere così come Eliab 

Ciechi… non vogliamo vedere … Capire o sentire 

Penso a quando viene alzata l’ostia consacrata, il messale dice di mostrarla al popolo ma noi anche x abitudine abbassiamo la testa per dire le ns preghiere magari ma in realtà non guardiamo quel pane, quell’agnello a cui però poi ci rivolgiamo dandogli del tu e dicendogli Signore ciao so che non son degno di partecipare alla tua mensa ma sai che c’è .. fa un favore, di soltanto una parola e sarò salvato…   O stiamo mettendoci il gel alle mani

Secondo me non guardiamo perché non vogliamo contemplare e accoglier la pochezza di quel pezzo di pane…per non parlare della

miseria del ministro che lo tiene tra le mani.

Difficile credere a un Dio così troppo poco in quel pane

Io volevo un Dio che riempia le chiese di gente, gli oratori di giovani, che convinca tutti ad essere cristiani felici,  mi faccia salire sul carro dei vincitori e sentire potente coi colleghi di lavoro, che abbia una risposta su tutto e un criterio per ciascun problema, che mi faccia andare a messa i nipoti e i figli, che faccia diventare preti e consacrate i figli degli altri cosi avremo tutte le parrocchie col parroco, non faccia morire mamma, o accadere le guerre, salvi dai tumori, eviti gli incidenti stradali e la malavita, che faccia morire i cattivi e punisca finalmente chi lo merita …

E invece… solo quel pane, piccolo, insipido, friabile… 

Quanto siamo ciechi anche noi… volendo solo vedere un Dio su nostra misura e girando in basso lo sguardo da quel poco pane, come su quello mangiatoia di paglia, di due poveracci per cui non c’era posto…nei nostri presepi in un Dio che ha scelto e sceglie sempre la semplice e scandalosa povertà per non farci sentire in imbarazzo mentre ci guarda con amore di Padre.

Chiediamo la grazia e l’umiltà di accoglier su di noi questo sguardo e di sentirci in questo come Davide, chiamati con la nostra vita a testimoniare non i nostri meriti ma la sua grazia.

4a Domenica di Quaresima ’23 – A


Dal Vangelo secondo Giovanni 9, 1.6-9.13-17.34-38

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita; sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

Pensate se ci avesse visto: e si fosse accorto che Gesùbbello, sto mattacchione, sputava per terra e giocando col fango andava a metterglielo sugli occhi. Forse l’avrebbe fermato, dicendogli “Ma che fai? Chi ti conosce? Non si fa, non sta bene”. Lo so, è una battutaccia. Ma come non stemperare tale pagina, intrisa di una triste fissità pseudoreligiosa? Non voglio toccare sempre i soliti temi ma se questi vangeli di quaresima, e non solo, puntano sempre su questo mica è colpa mia. Chi è davvero cieco? Quale è il nostro “sabato” per il quale non vogliamo permettere al Salvatore di salvarci? Di metterci in discussione, di lasciare che ci cambi la prospettiva, che si frapponga tra il noi vittima e il noi carnefice, giudicante, sprezzante, prepotente? Che idea di Dio, di fede e di religione hanno i credenti di quel tempo contro cui Gesù va sempre e volentieri a sbattere, anzi prende proprio la rincorsa come sugli autoscontri? Perché non sono contenti che uno abbia recuperato la vista? Perché quel “sabato” è più importante di Dio tanto da dire che se non lo rispetti, non puoi venire da Lui? Ribadisco… potrebbe essere interessante oggi, ricordando il vangelo di domenica scorsa farci queste domande. Gesù al pozzo aveva in realtà mica sete di acqua ma di far diventare quella donna una adoratrice in spirito e verità…cioè una cristiana che si sentisse figlia amata in comunione col Padre non una dipendente affannata alle prestazioni religiose a ore e nei posti prescelti. Quei samaritani si convertono perché hanno capito e fatto esperienza; oggi questi farisei scelgono di restare ciechi per motivi religiosi. Un casìn…(“casino“, per i non veneti alla lettura). Il cieco si fida di chi gli ha toccato la vita, oltre agli occhi… di chi si è accorto e preso cura di lui. E questo fa crescere in lui la fede. Per questo crede. E noi crediamo per questo? Così, per dire…

Omelia 3a Domenica Quaresima A-’23

Immaginate il presidente Mattarella che il 2/6 si metta a ballare all’Altare della Patria: tutti a pensare sia impazzito e che figura

O se Papa Francesco a San Pietro, in mezzo ai cardinaloni paffuti, accennasse due passi di tango argentino, poveri noi: dimissioni subito, anticristo, vergogna, non c’è più religione!!    

   Da qualche giorno sui media internazionali gira un video diventato, come si dice, virale! Stèphane, elegante signore sulla cinquantina, cappotto scuro e gilet, improvvisa delicati passi di danza, ballando libero, le braccia spalancate, incurante di sguardi e giudizi altrui. La gente attorno osserva stupita ma a poco a poco, una signora da sola, una coppia, poi due…iniziano a ballare con lui a ritmo di Love (Amore) canzone di Nat King Cole. 

Bello, fin qui tutto bene: ma in un attimo la telecamera inquadra…non è possibile, sullo sfondo ma come…una bara? E il prete, la chiesa, il carro funebre…Quell’uomo è il vedovo di Agnès, insegnante francese uccisa da un suo studente qualche giorno fa. Siamo al suo funerale cristiano, in Francia ormai merce rara. 

Per me è già Pasqua. Più lo guardo più mi commuovo. Credo di poter dire sia davvero una liturgia. Cioè un momento in cui le persone esprimono emozioni e stati d’animo, a partire da quel che stanno vivendo e come sono capaci per offrirli assieme a Dio e condividendoli; una sorta di offertorio, la leggerezza del ballo, di fronte alla morte, che si manifesta con un corpo non statico e prostrato ma leggero e liberato.  Stèphane con le braccia allargate a tratti sembra crocifisso ma in realtà si è come fatto leggero e libero, perché Agnès, per un cristiano, è ancora un po’ lì con lui.

L’amore è tutto quello che posso darti, è più di un semplice gioco per due persone innamorate dice la canzone….

Nessuno sta mancando di rispetto alla defunta né ignorando quello che li ha portati lì ma…è già Pasqua! La risurrezione cioè la possibilità di vedere tra le righe disperate dell’accaduto, un fondo di speranza, bellezza, trascendenza da accogliere e celebrare subito, assieme. Di una vita che è già eterna e che la nostra patria definitiva è lassù in cielo…e Agnès, che non voleva certo morire e Stèphane che non la voleva certo lasciare, potranno almeno continuare a sentirsi vicini qui in modo diverso e poi incontrarsi ancora, in un giorno talmente diverso da non avere domani. E chi è loro accanto o presente solo per solidarietà per questo omicidio assurdo, si è unito solidale a loro in quell’incredibile ballo. E non è questa l’esperienza di una chiesa viva e che spera, solidale ed in comunione? Quel ballo pare dire alla morte…ehi guarda, non credere di aver vinto nulla o essere definitiva, perché la guerra l’ha già vinta Cristo; è vero, sei inevitabile ma noi possiamo ballare alla faccia tua, perché un giorno balleremo ancora con Agnès in cielo, perché lei sta per risorgere, sta per venire ammessa alla luce del Suo volto.    Ci sono continenti interi (Africa in primis e America sia latina che del nord, cfr. Gospel) in cui è naturale usare il corpo per pregare ballando o manifestare la propria fede a ritmo di musica. Continenti, non singole parrocchie, in cui ti chiedono che problemi hai che non balli? Non sei felice di essere di Cristo? E se non fossimo convinti…ma scandalizzati allora è meglio riferirsi a 2Sam 6, una delle pagine più folli e meravigliose della Bibbia: il re Davide, si dice “danzava con tutte le forze davanti al Signore. Davide e tutta la casa d’Israele danzavano davanti al Signore con tutte le forze, con canti e con cetre, arpe, tamburelli, sistri e cembali”. Si trovano davanti all’Arca dell’alleanza, le tavole della legge, i 10 comandamenti e per onorare la presenza di Dio, senza dire tante parole o preghiere, ballano appassionati.

E Davide, il re, quello di cui Gesù è discendente (Gesù figlio di Davide..lo chiamano spesso) si dice perfino che nella foga abbia perso il panno di lino che lo copriva, restando così nudo a ballare in onore di Dio. Altro che Mattarella ed il Papa. 

Ma non vi da gioia questa pagina? Mi rende fiero di credere!

  Possiamo capire chi siamo, come cristiani, solo confrontandoci con la risurrezione di Cristo e la vita eterna da coltivare fin da ora. Per questo abbiamo bisogno di prepararci con la quaresima!

Non è quello che fa la samaritana nel Vangelo? Non solo la sua sete di infinito viene placata nella relazione con Cristo ma scopre sé stessa guardandosi finalmente anche con gli occhi di Cristo stesso, come il pittore Koeder rappresenta in questo quadro. È la relazione con Lui a rivelarle la sua sete di infinito e come viverla. Se normalmente è l’uomo a cercare Dio attraverso atti religiosi, Gesù afferma che è Dio a cercare adoratori autentici con cui intessere una relazione da Padre..da amare in spirito e verità. Si scopre che essere cristiani non è allora fare cose religiose, in appositi luoghi religiosi e in specifici spazi sacri. E il resto del tempo Dio dove lo lasci? E la tua vita resta vuota ma indaffarata?

È anche questo, ma innanzitutto è sentirsi abitati da una presenza che, ce lo ricorda il battesimo, ci lega a Cristo in una nuova ed eterna alleanza che favorisce una continua e provvidenziale comunione.  Non ci danno fastidio i cristiani della domenica, che poi vivono da lunedì a sabato come niente fosse? O non ci scandalizza chi recita da cristiano ma in realtà vive in modo individualista ed egoista? 

Non ci siamo tutti indigesti quando viviamo così da ipocriti? 

Ecco cosa annuncia Gesù alla samaritana. Non un ruolo religioso da avere ma una relazione da figlia di vivere, un rapporto continuo e di cui farsi testimone, annunciatrice…perché ne facciano esperienza. Non più una fede per sentito dire ma sperimentata.

   A noi cristiani che sappiamo fare poco più degli scongiuri di fronte alla morte, o che ci vergogniamo a cantare io credo risorgerò perché sa di funerale o che non sappiamo cosa farcene di ben 6 domeniche di Pasqua o che non vogliamo incenso perché puzza o l’unzione degli infermi perché se no il nonno si impressiona, a noi atei religiosi devuoti che chiediamo i sacramenti compulsivi ma senza tanti sbattimenti, il funerale ma senza Cristo e la risurrezione…perché ci basta leggere le nostre lettere alla nonna e lei padre poi dica pure quel che deve…

fanno proprio bene questa pagina e questo ballo di risurrezione perché speriamo ci scuotano un po’ nel cercare significati nuovi al nostro vivere. Come nel vangelo dove la narrazione si ribalta: da un Gesù bisognoso di acqua ad una donna bisognosa di vita piena, vera; da una donna che aspetta un messia in un vago futuro, da onorare secondo certi canoni a Gesù che si rivela come il Cristo del presente, presente qui oggi, perché risorto, da più di 2000 anni.

Per questo è bello lasciarsi suggestionare dal dialogo di Cristo, dalla convinzione dei samaritani che ormai rifiutano i discorsi e le frasi fatte sulla fede perché  “noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore.”

Viene in mente una poesia di Leopold Senghor, poeta e politico africano, primo presidente del Senegal che scrive

Noi siamo gli uomini della danza i cui piedi rinvigoriscono
colpendo il suolo duro.

Ben prima del nostro pazzo funerale francese, lui, da buon cristiano, lo aveva già capito e annunciato.

A noi il diritto, almeno di desiderare di viverlo.