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In Ascolto del Vangelo secondo San Luca 17, 5-10
In quel tempo gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
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Si, avete capito bene: .
Non è un punto, lo so bene; anche se il tasto è quello. (appunto)
Questa, >>> . è la dimensione di un granello di senape .
Provate a toccarlo sul monitor e sul display. Diamo un po’ di bidimensionali a questa goccia.
Messa così ti viene da mandarlo a quel pane, Lui e la senape. Non è nemmeno grande così!
E anche il gelso, cioè il moraro. Alle fiamme!!!!
Eppure sembra amabilmente prendere in giro i discepoli che vogliono accrescere la loro fede. Tanta, poca, spesso nel parlare comune ci perdiamo a disquisire sulla nostra fede.
Sulla quantità o sulla qualità della fede. Personalmente non mi interessa. E’ una cosa viva e quindi, per definizione, evolve, cresce, si custodisce, si conserva, fermenta, rallenta, nasce.. forse l’unica cosa che non fa è morire.
E’ un desiderio bello però, nasce dal bisogno di sentirsi diversi, di guardare la realtà da altre prospettive, percepire una presenza e vivere di conseguenza.. senza più sopravvivere in maniera superficiale o simili.
A me spesso viene detto che ho fede in automatico; non è vero. Sento che ne vorrei di più? Si.. come una maggiore capacità di affidamento e abbandono fiducioso alla Provvidenza.
Per me è questo. Pensare che il mondo lo ha già salvato Lui, il Risorto; che noi dobbiamo collaborare e crederci. Che il Padre è provvidente. Ma non devo cercarlo ne vederlo ovunque.
Che qualche cosa la si può anche non capire.. e stare bene lo stesso.
Che vivere da servo inutili è come un fragoroso rutto. Dire.. chi se ne frega se non ti danno ragione, se non ti capiscono, se non ti salutano o cercano.
Se nessuno si è accorto di quanto sei bravo, sagace, impegnato, preparato o sprecato. Se non si sono accorti che stai facendo tanto e bene o poco e malvolentieri.
Servo inutile. “Episodio di servizio” direbbe don Antonio Marangon (biblista trevigiano).
O la vivi come una liberazione o come un oltraggio.. all’idolo del grazie, bravo, bene, bis..
Non mi riesce sempre.. ma un bel rutto ogni tanto libera da tante cose inutili.. appunto, come noi. Inutili e amati. Gratis.
Quanto dovevamo fare. Dovevamo? O non potevamo fare a meno di fare? O non vedevamo l’ora di fare, al di là di tutto..
Il senso.. magari lo sentissimo davvero così, sai che bello.. dovevo.. era non solo necessario ma era per me l’unica cosa indispensabile…