XXIII° T.O. – Anno A

“La vita va corretta, eccome, è troppo dura da buttare giù liscia.”
(Vinicio Capossela, Non si muore tutte le mattine, 2004)

01092014

 

https://www.youtube.com/watch?v=jijOotijatU

 

Ricordo che sono molto graditi commenti sulla Parola ascoltata: mi permetteranno un ascolto sinfonico della stessa per preparare un’omelia più aderente alla realtà! Cerca di crearti un attimo di silenzio per preparare il cuore.. per lasciarti incontrare da Gesù.
INVOCA LO SPIRITO SANTO perchè sia Lui ad aiutarti a sintonizzarti con la Parola.
Altrimenti sarà come leggere dei bei fumetti..
Prova a ripetere a mente alcune volte l’invocazione allo Spirito Santo “Vieni Santo Spirito.. prega in me”
Leggi almeno un paio di volte il brano e chiediti alla fine cosa ti colpisca, quale volto di Gesù ti offra, come tocchi la tua vita.. come questo messaggio possa diventare attuale nella tua esistenza.. come appello, impegno, speranza, conforto..

In ascolto del Vangelo secondo San Matteo 18, 15-20

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: “Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Meglio star zitti, ho fatto finta di niente, cosa vuoi che sia, massì non importa, è fatto così, lei mi vuol bene lo stesso, tanto dirlo non serve a nulla, poi è peggio.. ecc. ecc.
Ammoniscilo: non significa insultalo ne offendilo. Significa non permettere a nessuno di invaderti. Una buona e necessaria dose di autostima e rispetto di noi ci chiede di riconoscere un confine nostro proprio personale che non può ne deve essere invaso da alcuno, genitori compresi. Quante volte invece lasciamo che atteggiamenti altrui, frasi, gesti, comportamenti ci colpiscano e oltraggino, logorandoci. A poco a poco passiamo da una difesa a volte rabbiosa ad un arrendersi deluso e sconsolato. Restiamo come un sacco da box in balia di quello che l’altro vuol fare con noi.. fosse solo anche un passante per strada. O di un famigliare o amico o..
Una colpa: non importa chi la compie cosa pensi di fare, se si senta o meno in buona fede. Basta che ci disturbi perchè si abbia il pieno e sacrosanto diritto di segnalarlo. Cacciandolo fuori da quel nostro recinto sacro.
Gesù non era solo quello che diceva di porgere l’altra guancia e perdonare fino a settanta volte sette; che va bene.
Ma anche questo richiamo mi pare significativo. Sia per salvaguardare noi stessi e il bene che per primi dobbiamo volerci e custodire. Sia per salvare il fratello, la sorella.. aiutandolo con una “correzione” fatta con carità e fermezza. Non serve accusare. Basta consegnargli quel che il suo atteggiamento ha creato in noi; come ci ha fatto sentire il suo trattarci a quel modo. Si chiama responsabilità, che invoco su di lui perchè si renda conto di come mi fa stare. Nel frattempo non avrò ingoiato il rospo e gli avrò offerto un segno forte per verificarsi.
Doppio guadagno; il rispetto di me, il bene che mi devo imparare a volere (e spesso facciamo finta di niente o facciamo le vittime o i cirenei..) e il cercare di responsabilizzare l’altro educandolo un po’. Con quanta attenzione poi Gesù delinea i passaggi successivi: fino ad arrivare tra l’altro a dire “sia per te come il pubblicano e il pagano”. Ma che significa?
Spontaneamente ci verrebbe da dire sia un po’ come “prendi le distanze, dimenticalo, ignoralo..”. Peccato non sia così: come li trattava Gesù i pubblicani e i pagani? Con fermezza, chiarezza (vedi l’ammonire) e soprattutto con un surplus di amore. E predilezione.
Ma questo viene dopo.. prima credo sia bello e sano educarci tutti a questa correttezza di rapporti. Amare e volersi bene non elimina certo la libertà doverosa di richiamare confini e spazi sacri in noi e attorno a noi.

 

 

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barca1x

XXII° T.O. – Anno A

“La felicità è vera solo quando è condivisa”.
(citato in “Into the wild” – L. Tolsoj “La felicità famigliare”)

 

26082014

https://www.youtube.com/watch?v=jijOotijatU

 

Ricordo che sono molto graditi commenti sulla Parola ascoltata: mi permetteranno un ascolto sinfonico della stessa per preparare un’omelia più aderente alla realtà! Cerca di crearti un attimo di silenzio per preparare il cuore.. per lasciarti incontrare da Gesù.
INVOCA LO SPIRITO SANTO perchè sia Lui ad aiutarti a sintonizzarti con la Parola.
Altrimenti sarà come leggere dei bei fumetti..
Prova a ripetere a mente alcune volte l’invocazione allo Spirito Santo “Vieni Santo Spirito.. prega in me”
Leggi almeno un paio di volte il brano e chiediti alla fine cosa ti colpisca, quale volto di Gesù ti offra, come tocchi la tua vita.. come questo messaggio possa diventare attuale nella tua esistenza.. come appello, impegno, speranza, conforto..

In ascolto del Vangelo secondo San Matteo 16, 21-27

In quel tempo Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni.

 

Non abbiamo fatto nemmeno a tempo a compiacerci della bella risposta di Pietro, nominato pietra su cui fondare la chiesa che già arriva un capitombolo.
Vai dietro.. Pietro non ha sbagliato a rispondere.. sta sbagliando strada. Passi il prendere in disparte Gesù, un po’ come fai con uno un po’ sopra le righe, un po’ stupidotto mentre lo porti distante dagli altri per farlo ragionare con calma e non fargli fare brutta figura davanti agli altri..
Significa segui i miei passi, non tentare di precedermi, non ti inventare la strada perchè questa è già tracciata dal Padre.
Se qualcuno.. quanto li dimentichiamo questi preziosissimi “se” di Gesù: nessuno è obbligato ad essere cristiano, la fede in Lui non è monopolio di nulla.
Rinneghi se stesso.. oggi che “tutto intorno a te”, “io sono la verità di me stesso.. se lo penso va bene, se me la sento io, va bene, se mi va è giusto.. finchè me la sento, mi è comodo, mi piace.. tutto sacrosanto”.
Come è difficile collocare questa pagina e tale richiesta. Rinnegare.. smettila di pensare sempre e solo a te.. a dire.. “io, io, io, io” e restare accartocciato in te stesso.
Chi vuol salvare: è quello che sperimentiamo quando per paura di perderci ci chiudiamo in noi stessi.. e alla fine non siamo felici. Quando pensiamo solo a noi.. e non riusciamo a ritrovare il sapore.
Chi perde la propria vita: non ho ancora conosciuto nessuno che dopo aver donato anche poco della propria vita agli altri, cercando di vivere in relazione, sbilanciato sugli altri per ritrovare sè stesso.. mai nessuno si sia pentito.
Anzi. Più cominci a donare qualcosa di te (tempo, energie, risorse, competenze, qualità, attenzioni..) più ti ritrovi utile, sereno, bene, libero, vero, leggero. La nostra felicità passa per quella degli altri. Restiamo in equilibrio proprio solo sporgendoci. Il nostro baricentro è fuori di noi.
Provare per credere. Noi funzioniamo così e Gesù ce l’aveva spiegato bene.
Guadagnare il mondo intero.. tutto il mio tempo, i miei schei, i miei affetti, i miei hobby, il mio lavoro, la mia carriera.. e poi?
Gesù non vuole certo impedirci di vivere bene.. ma aiutarci a mettere in ordine dando sapore e orizzonti ampi di respiro alle nostre esistenze.

 

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Ma come è fatto Dio? – Omelia XXI° T.O. – A

Ma come è fatto Dio? – Omelia XXI° T.O. – A

Sono in treno: il ragazzo di fronte a me ha una maglietta simpatica, dice “Dio c’è ma non sei tu: rilassati”. Sorrido divertito e rifletto un po’.. quanto é vero! Ci sentiamo dio? No, diremmo spontaneamente eppure il risultato é questo: ci sentiamo onnipotenti, più che dio ci sentiamo in dovere di essere un super “IO”.. cioè dobbiamo fare, capire, risolvere, aver ragione, spiegare tutto noi. Sempre. La nostra vita é un continuo “io”. Non mi fido che di me. Nulla ci fa rilassare, cioè abbassare la guardia. Non ci fermiamo mai, in balia di un qualcosa che ci divora dentro perchè tocca sempre a me. Al centro del mondo. Gli altri devono rientrare in questo vortice, Dio compreso. Allora siamo in ansia, stressati, insipidi, superficiali, frettolosi, insensibili e storditi. La nostra vita ci sfugge tra le dita come sabbia, ci ritroviamo in balia di noi stessi a vivere come non vorremmo ma non riusciamo a fare altro, pur desiderandolo tanto ma…
Dio c’è ma non sei tu: rilassati! Le parole di Paolo ai romani nella seconda lettura mi danno questa sensazione. Come le ascoltassimo tutte d’un fiato. Un invito a rilassarci, nel senso del provare a mettere in ordine: noi stessi, Dio, la vita. Non dobbiamo però aver fretta di estremizzare l’opposto.. e dire “si va ben ma se non faccio tutto io non é che dio mi da uno stipendio o mi paghi la rata del mutuo o mi accompagni a scuola i figli.” No, per fortuna no.
Rilassarsi forse passa anche per una corretta comprensione di noi stessi, del Suo vero volto.. e quindi della relazione con Lui, del ruolo della fede e il significato dell’essere credenti e magari credibili.
Mi son soffermato a gustare questa parola: profondità! La sto gustando da una settimana. Dio non é distante, lontano, estraneo. E’ profondo. Come un pozzo.. non ne vedi il fondo. Come un panorama il cui orizzonte si perda all’infinito.. Mica me la devo prendere con il mio sguardo limitato.. non serve a niente. Devo solo contemplare e gustare. Dice Paolo ricchezza, sapienza, conoscenza di Dio.. ma non sono tante o grandi.. quantità.. ma profonde, qualità! Una qualità di Dio che é per noi. Non contro, per schiacciarci.
Profondità non vuole umiliarmi perchè piccolo o superficiale, limitato e impotente. No. E’ un invito a stupirsi di fronte a Dio più che a lamentarmi della mia piccolezza. Siamo continuamente pressati da messaggi che ci convincono che dovremmo essere in un certo modo.. ma così poco umani e reali con noi stessi.
Ricordiamo la pagina meravigliosa in cui Dio si mostra nel prodigio del roveto ardente che non si consuma e Mosè si toglie i sandali per calpestare il terreno.. sta riconoscendo che quel che vede é sacro.. e va contemplato riconoscendosi fortunato, non umiliato! Rilassarsi é togliersi i sandali e riconoscere che per fortuna Dio é oltre.
La pagina di Paolo che stiamo ascoltando allora ci ricordi una cosa: non dobbiamo sentirci limitati o piccoli se Dio ci appare profondo.. ma fortunati, creature fortunate perchè abbiamo un creatore che non ci lascia soli e impotenti nel mondo.
In quella profondità c’è tutto l’ulteriore, l’inedito, l’insperato con cui Dio che vede sempre un po’ più in là  del nostro naso, può stupirci, salvarci, darci nuove prospettive e rinforzarci. E’ grazie a questo spazio ulteriore di Dio di fronte a noi, in questa differenza che noi possiamo attingere ciò che realmente ci é necessario. E provare magari a lasciar fare di più a lui. Fidarci di Lui. Di Dio possiamo solo balbettare qualcosa, siamo umani, ne parliamo in modo umano quindi sempre provvisorio e incompleto.. avvicinandoci senza volerlo comprendere o esaurire. Un infinito che parla di noi, non dei nostri limiti e incapacità. Una creatura non può che intuire sempre e solo qualcosa del proprio creatore, come un figlio col padre.
Paolo provoca..
Chi conosce il suo pensiero.. quante volte pretendiamo di capire Dio, il suo misterioso agire, di fatto il volerlo trattare come un nostro pari.. per poi sentirci magari migliori..e lasciarlo perdere.
Chi mai é stato suo consigliere.. quante volte gli vorremmo insegnare il mestiere.. al nostro Dio perchè non pensa come noi. Chi gli ha dato qualcosa per primo.. quante volte pensando di essere davanti a Lui, contrattiamo con le nostre buone azioni o presunti meriti il male o il bene di cui lo riteniamo debba essere il mittente, il responsabile.
Quante volte nella mia vita o ascoltando tante persone.. ci si accorgeva che Dio non era distante e che eravamo solo girati dall’altra parte. Che non stavamo prendendocela o pregando con Dio ma con una sua immagine sbagliata creata dalla nostra mente.
Dio di sè ha detto solo di essere un padre. Gesù ha detto che solo attraverso la relazione con Lui possiamo scoprire il vero volto di Dio padre, non ristagnando nelle nostre idee e attese spesso infantili. Dobbiamo misurarci su questo. Ritornare come bambini.. che si fidano del proprio papà, che lo sentono importante e vicino, pur non capendo perchè ci dica o meno qualcosa. Quei papà eroici agli occhi dei figli.. in maniera spontanea e istintiva ma che li fanno crescere sicuri e forti. Forse intendeva questo Gesù raccomandandoci di tornare come bambini. Di essi é il regno dei cieli. Di chi questo Dio non lo senta davanti ma accanto, nel cammino, come un papà che ti insegna a camminare tenendoti per mano. Qualsiasi terreno si debba affrontare. Lui cammina con noi e a volte, nemmeno ce ne accorgiamo, ci prende in braccio.
Viene in mente il salmo 8..
O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:
sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.
Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,
che cosa è l’uomo perché te ne ricordi
e il figlio dell’uomo perché te ne curi?

Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato:
gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi;
tutti i greggi e gli armenti, tutte le bestie della campagna;
Gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
che percorrono le vie del mare. O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.

Affidiamo la nostra fede al Signore e chiediamogli di sentirlo accanto. Lui c’è, come un Padre, noi siamo suoi figli qualsiasi cosa accada. Rilassiamoci.