Tutti i Santi ’20 -A

Gerusalemme Celeste, Arazzo dell’ApocalisseCastello di AngersFrancia.

Dal Vangelo secondo Matteo 5, 1-12

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Forse è proprio quando non avresti voglia di leggere “beati”…che ne hai bisogno. Quando la storia non ti sorride più, quello in cui credevi e speravi, quello che ti è crollato addosso improvviso e devastante (un lutto, la malattia, un fallimento aziendale, la disoccupazione, un muro di silenzio o violenza, l’impotenza nel constatare che non ce la fai proprio a …con…per… e così questa pagina…non dico sa di beffa ma si sta bene lo stesso. Forse. Perché poi il paradosso è proprio questo: che ci azzeccano le beatitudini con la santità? Quando senti distante la beatitudine evangelica e figurati la santità stessa. Eppure penso alle scarpe da ginnastica e alla felpa blu di Carlo Acutis. La santità per certi versi non esiste. Esistono gesti di santità…possibili a tutti, da aggiornare e scegliere continuamente, stimoli a cui corrispondere, provocazioni al Meglio per noi (che conosce solo Dio-noi intuiamo solo il nostro bene) da accettare. Non sono fanatico di santi e devozioni…ma mi ha strappato un sorriso. Ne conosco la storia da tempi non sospetti e apprezzo santità così quotidiane e moderne. Penso a lui, Frassati, Delbrèl e tanti altri…(anche tra voi lettrici e lettori) chissà cosa pensano da “come” si trovano ora. E noi cosa pensiamo? Cerchiamo di non aver subito fretta di rimuovere la festa per dedicarci al culto dei morti… perché abbiamo accanto entrambe. Ad ogni santa messa lo Spirito ci fa compartecipi di questa comunione. Siamo invitati a credere di essere contemporaneamente presenti gli uni con gli altri, concittadini della Gerusalemme celeste, direbbe Apocalisse, la Rivelazione. Parliamoci… e lasciamo stare i calendari, le statuette e le immaginine… se ci portano a mettere da parte Gesù in cambio di sua madre…o a riempire il carrello spirituale di tante devozioni… Chiediamo di gustare scintille di sanità e gocce di beatitudini quotidiane accanto e dentro di noi. Perché da qualche parte bisogna pur cominciare. E non mangiate troppe castagne…

(1 novembre 1897 – Nasce la Juventus!! Seduti su una panchina di corso re Umberto, a Torino, un gruppo di studenti del liceo D’Azeglio decide di fondare una società sportiva con lo scopo di giocare a calcio. Si da così vita allo Sport Club Juventus. Sempre fedele!!!!)

Domenica XXXa t.o. -A

Segnalo qui il primo intervento di Papa Francesco all’incontro internazionale di preghiera… salva te stesso? Chiaro ed efficace.

http://www.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2020/documents/papa-francesco_20201020_omelia-pace.html

Dal Vangelo secondo Matteo 22, 34-40

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». 
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Amare: credo sia la cosa “più impossibile” da comandare. E non credo di doverlo io per primo ricordare a Gesùbbbellllo e nemmeno farlo notare a tutti. Detto questo si tratta di capire bene cosa questa pagina ci voglia annunciare come “valido” per la nostra vita, eternamente quotidiana. E’ la chiamata a riconoscere che siamo stati creati per amore e siamo fatti per amare. Lo so, è una frase bella ma “vuota”. Facciamo un passo avanti. Amare è la bellezza di riconoscere, accogliere e mettere in pratica che siamo sbilanciati verso l’a(A)ltro. Quindi: 1, nessuno basta a sé stesso, è poi così autosufficiente o completo. 2, ciascuno trova completamento solo fuori da sé: vivendo come “sbilanciato”, come quelle vecchie lampade da tavolo che per restare in equilibrio devono trovare una posizione adeguata se no cadono. Ne ho una davanti a me ora: la base è solida, in sé stessa…ma trova equilibrio solo sporgendosi… il giusto. Quanto è vero per noi umani. Base solida in noi (ama come te stesso…noi lo facciamo?) e ama l’altro… L’equilibrio è sempre tra due punti almeno. Ed è continuo. Perché siamo comunque continuamente tentati o di chiuderci in noi (restare dritti sulla nostra base…alla fine soli!) oppure di sbilanciarci troppo sull’altro… per attivismo, protagonismo, bisogno di conferme o rassicurazioni, di ruolo da salvatore, cireneo o crocerossina… ma i due estremi per quanto rassicuranti o portatori di ammirazione e consenso… lasciano il tempo che trovano e non fanno il bene. La vita non ha senso se non la doni, vivendo sbilanciato da te stesso… e nemmeno se la trattieni e pensi solo per te… Gesù mi pare ci annunci questo, per fare pace con noi stessi, riconoscendo che questo amore è fatto di testa, cuore, forza… cioè volontà, emozioni, sentimenti, bisogni, paure, cadute e impennate…. insomma la nostra sgangherata e benedetta umanità. L’unico strumento che Dio Padre ci ha dato (fango e sputo) per essere da Lui amati e per Lui…amanti. Amare infine mi sa di…cerca il Bene dell’altro (lo conosce Dio innanzitutto) indicaglielo, cioè insomma…cerca di portarLe/Gli la misericordia di Dio Padre…tutto il resto viene dopo. Noi, anche come comunità, lo abbiamo presente questo? Non rischiamo spesso di dare tutto tranne l’essenziale di una parrocchia? Tutto quello che possono dare anche altri… magari in modo migliore (servizi, assistenza, socialità, divertimento, aggregazione, costicine, birre medie, anguria, lotterie ecc. ecc.).. ma noi siamo chiamati innanzitutto a …continuate voi…è la vostra vita.

Domenica XXIXa t.o. -A

Dal Vangelo secondo Matteo 22, 15-21

In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. 
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». 
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». 
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Questa pagina mi appare sempre un po’ indigesta. Sarà perché per certi versi è diventata uno slogan, nella sua frase più nota; sarà perché il tema è sempre caldo, soprattutto oggi, in cui spesso si è prestato il fianco ad una religiosità di facciata, appartenenza, tradizione…ma vuota dentro, molto poco cristiana, pur “cattolica”. Oggi si continua molto a confondere “partitismo” e “politica”. E a tirare la coperta del cristianesimo sempre dalla propria parte strumentalizzando di fatto la propria (presunta?) appartenenza al cattolicesimo… ma avendo ben perso di vista il Vangelo e JC in persona. Va beh.. Il tentativo consueto di mettere in discussione Gesùbello, poi, in questa domenica e Lui che ne esce alla grande. Vediamo di chiarire un po’ di cose. Egli non può esimersi dal rispondere, infatti la domanda è formulata in modo diabolico. Se infatti dicesse: “Sì, è lecito pagare il tributo, cacciate i soldi”, si mostrerebbe a favore di Cesare, anzi un sostenitore dell’impero, e così il popolo che attendeva il Messia vincente e liberatore dall’ occupante romano lo sentirebbe come un traditore, abbandonandolo deluso. Se, al contrario, rispondesse negativamente, allora gli erodiani avrebbero ben motivo di denunciarlo come un pericoloso agitatore sociale anti-romano. E saremmo da capo. Una trappola. E Lui se ne esce col discorso della moneta e dell’immagine. Geniale. Ma non è tutto qui: ecco infatti apparire lo specifico della via aperta da Gesù Cristo, dunque del cristianesimo, che può anche sembrare paradossale: il cristiano, obbediente alle leggi dello stato, è chiamato anche a riconoscere sempre “ciò che è di Dio”. E che significa? Facciamo un salto nell’antico testamento… è “di Dio” la persona umana, perché l’uomo, non Cesare, è stato creato ad immagine di Dio (cf. Gen 1,26-27), dunque è ciò che occorre rendere a Dio. Bellissimo. Così il potere pubblico è riconosciuto, ma non in modo assoluto, senza limiti: va obbedito fino a che non vada in contrasto con la persona nella sua libertà, dignità, e coscienza. Certamente con questa presa di posizione Gesù introduce nel mondo antico, che concepiva il potere politico in modo teocratico, come ancora oggi in alcuni stati mediorientali (e non solo) una distinzione rivoluzionaria, che la chiesa in seguito smentirà, da Costantino fino a pochi decenni fa: la politica è necessaria ma va “desacralizzata”; quella del potere “di Cesare” è una funzione necessaria ma umana, esercitata da esseri umani, da creature. E di fronte a Cesare sta il diritto di Dio, del Signore, garante di tutta la grandezza e la libertà dell’essere umano, che non è mai lecito sottovalutare! Credo sarebbe utile leggere la famosa lettera a Diogneto, di più di 1500 anni fa che ricordava come il cristiano è nel mondo ma non del mondo… e l’equilibrio continuo di ciò ci garantisca una presenza critica, appassionata e speriamo efficiente…l’efficacia del nostro agire, la lasciamo a Lui.