Quando sarò capace d’amare
probabilmente non avrò bisogno
di assassinare in segreto mio padre
né di far l’amore con mia madre in sogno.
Quando sarò capace d’amare
con la mia donna non avrò nemmeno
la prepotenza e la fragilità
di un uomo bambino.
Quando sarò capace d’amare
vorrò una donna che ci sia davvero
che non affolli la mia esistenza
ma non mi stia lontana neanche col pensiero.
Vorrò una donna che se io accarezzo
una poltrona, un libro o una rosa
lei avrebbe voglia di essere solo
quella cosa.
Quando sarò capace d’amare
vorrò una donna che non cambi mai
ma dalle grandi alle piccole cose
tutto avrà un senso perché esiste lei.
Potrò guardare dentro al suo cuore
e avvicinarmi al suo mistero
non come quando io ragiono
ma come quando respiro.
Quando sarò capace d’amare
farò l’amore come mi viene
senza la smania di dimostrare
senza chiedere mai se siamo stati bene.
E nel silenzio delle notti
con gli occhi stanchi e l’animo gioioso
percepire che anche il sonno è vita
e non riposo.
Quando sarò capace d’amare
mi piacerebbe un amore
che non avesse alcun appuntamento
col dovere
un amore senza sensi di colpa
senza alcun rimorso
egoista e naturale come un fiume
che fa il suo corso.
Senza cattive o buone azioni
senza altre strane deviazioni
che se anche il fiume le potesse avere
andrebbe sempre al mare.
Così vorrei amare.
(Giorgio Gaber, “Quando sarò capace d’amare”, 1994)

Lettura dal Vangelo di MARCO 12,28-34
Allora si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
“Vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici…”
fantastico, liberante..un rutto clamoroso che ci liberi dai sensi di colpa, dal senso del dovere e ci porta in alto, oltre i nostri orizzonti, i calcoli meschini pur in buona fede
con cui ci costruiamo attese e pretese nei confronti di Dio…. costringerlo (letteralmente) dentro i nostri schemi …i nostri..se faccio così lui farà a me così
se faccio così lui non farà questo o quello…
i nostri sterili tentativi di gestire il sacro, il divino, la libertà del Padre.
Di sentirci giusti perchè facciamo tante cose…perchè siamo bravi e impegnati, perchè siamo anche andati in pellegrinaggio….
scampoli di vita parrocchiale…
“..guardi..mio padre non era mica praticante, sa? per niente proprio…era molto credente però…aveva tutti i santini di padre pio e di quell’altro papa…”
“Wojtyla”?
“si, bravo, queo…”
“Bene…” dico..
” e poi…, aggiunge il figlio…, era andato a lurd, a megiugori e anca da padre pio!”
“fantastico!” soggiungo… “allora siamo a posto!”
“eh si, certo, padre…vede?”
“Infatti….” sospiro…o meglio…gemo!
Siamo proprio a posto.
Ascolta… il primo atto di fede, di ciascuna delle nostre vite: ascoltare. Dare la precedenza: credere che Lui ci sia e abbia qualcosa di bello da dirmi, da farmi scoprire e gustare, con cui
ristorare e illuminare la mia vita. Vivere in ascolto. Vivere orientati…da oriente..da dove nasce Cristo luce del mondo…..
Non siamo lontani dal regno di Dio… che è già vicino, prossimo a noi…