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In ascolto del Santo Vangelo secondo Luca 14, 1.7-14
Un sabato si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
I primi posti, i titoli altisonanti, ruoli e incarichi, i biglietti da visita e la fama che ci precede, la posizione sociale, il tipo di lavoro… siamo tutti volubili su questi aspetti, permalosi, suscettibili…soprattutto chi se ne schernisca, magari irridendoli.
Ricordate Nanni Moretti – Michele che in “Ecce bombo” (1978) diceva: “Che dici, vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”
Mi piace notare l’incredibile concretezza di questa pagina, di Gesù che innanzitutto sa trovare occasioni educative e di evangelizzazione dalla realtà ordinaria.
Di cosa hai bisogno? sembra sussurrarci mentre aspettiamo ci mostrino dove siamo seduti.
Perché poi, è successo a tutti, a me spesso, di provare quella sorte di sottile panico quando in una cena, davanti ad un grande tavolo (tipo all’ingresso del salone in un matrimonio!), non sai dove ti abbiano messo, vicino a chi, non conosco nessuno, nessuno mi conosce, si son dimenticati o sbagliati…e adesso? ti senti subito in più, non accolto, non voluto, superfluo, non calcolato, inferiore, di nessuno… alcuni spettri famosi gongolano sfruttando queste situazioni assai evocative..
Quel “posto” mi richiama anche il vangelo di Giovanni, quando Gesù parla di un posto preparato per ciascuno di noi nei cieli. Il posto a tavola, il posto nella vita, nel giusto ordine e rapporto con gli altri, nelle dinamiche più corrette, segnate dalla fame di appartenenza, identità, casa, stabilità, rifugio, sicurezza.
Di cosa hai bisogno e cosa ti aspetti?
E’ bello poi come, scegliendo il servizio…perché alla fine si tratta di quello, Gesù che lava i piedi e pensa prima agli altri che a sé stesso, faccia dire nella parabola “amico, vieni più avanti”. Non sei più invitato ma amico.
Infine quella cena a cui invitare non gli amici, i parenti per il compleanno di nonna, i compari o i colleghi ma…gli ultimi, i poveri. Quanta poesia, ma anche quanta prosa: che significa concretamente? credo sia innanzitutto un’immagine forte, scomoda, acida, perché così ci resta in mente meglio, non per realizzarla (anche se..) ma per non perderne il senso; soprattutto oggi in cui il culto del cibo ci fa spesso passare da invito a invito (la prossima volta tocca a me offrire, venite da noi, vedrai…). E’ allora il richiamo forse ad una gratuità dei rapporti e a un maggior distacco da sé, cosa su cui vigilare e crescere. E anche un invito comunque a fare “inviti a cena”, a creare cioè occasioni di incontro, confronto, conoscenza e sosta. A gustare la vita, con gratitudine e responsabilità condivise.