Domenica XXIIa t.o. C – 2019

 

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Tempo lettura previsto: 3 minuti

In ascolto del Santo Vangelo secondo Luca 14, 1.7-14

Un sabato si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

I primi posti, i titoli altisonanti, ruoli e incarichi, i biglietti da visita e la fama che ci precede, la posizione sociale, il tipo di lavoro… siamo tutti volubili su questi aspetti, permalosi, suscettibili…soprattutto chi se ne schernisca, magari irridendoli.

Ricordate Nanni Moretti – Michele che in “Ecce bombo” (1978) diceva: “Che dici, vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?

Mi piace notare l’incredibile concretezza di questa pagina, di Gesù che innanzitutto sa trovare occasioni educative e di evangelizzazione dalla realtà ordinaria.

Di cosa hai bisogno? sembra sussurrarci mentre aspettiamo ci mostrino dove siamo seduti.

Perché poi, è successo a tutti, a me spesso, di provare quella sorte di sottile panico quando in una cena, davanti ad un grande tavolo (tipo all’ingresso del salone in un matrimonio!), non sai dove ti abbiano messo, vicino a chi, non conosco nessuno, nessuno mi conosce, si son dimenticati o sbagliati…e adesso? ti senti subito in più, non accolto, non voluto, superfluo, non calcolato, inferiore, di nessuno… alcuni spettri famosi gongolano sfruttando queste situazioni assai evocative..

Quel “posto” mi richiama anche il vangelo di Giovanni, quando Gesù parla di un posto preparato per ciascuno di noi nei cieli. Il posto a tavola, il posto nella vita, nel giusto ordine e rapporto con gli altri, nelle dinamiche più corrette, segnate dalla fame di appartenenza, identità, casa, stabilità, rifugio, sicurezza.

Di cosa hai bisogno e cosa ti aspetti?

E’ bello poi come, scegliendo il servizio…perché alla fine si tratta di quello, Gesù che lava i piedi e pensa prima agli altri che a sé stesso, faccia dire nella parabola “amico, vieni più avanti”. Non sei più invitato ma amico.

Infine quella cena a cui invitare non gli amici, i parenti per il compleanno di nonna, i compari o i colleghi ma…gli ultimi, i poveri. Quanta poesia, ma anche quanta prosa: che significa concretamente? credo sia innanzitutto un’immagine forte, scomoda, acida, perché così ci resta in mente meglio, non per realizzarla (anche se..) ma per non perderne il senso; soprattutto oggi in cui il culto del cibo ci fa spesso passare da invito a invito (la prossima volta tocca a me offrire, venite da noi, vedrai…). E’ allora il richiamo forse ad una gratuità dei rapporti e a un maggior distacco da sé, cosa su cui vigilare e crescere. E anche un invito comunque a fare “inviti a cena”, a creare cioè occasioni di incontro, confronto, conoscenza e sosta. A gustare la vita, con gratitudine e responsabilità condivise.

Salvàti da noi stessi… Omelia XXIa T.O. 2019

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“per noi uomini e la nostra salvezza”diciamo nel Credo, discese dal cielo, si è fatto uomo…

si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore, GC!”

“tu ci hai redenti con la tua croce, salvaci salvatore del mondo..”

“dì soltanto una parola ed io sarò..salvato”..

Sono davvero tanti i riferimenti alla salvezza, al salvatore che diciamo e ascoltiamo nella liturgia.

Credo faccia bene però chiedersi: ma che è sta salvezza? da cosa dovremmo essere salvati? mica siamo sul barcone in mezzo al mare. Come fa Gesù a essere nostro salvatore?  Purtroppo facciamo esperienza che si possa continuare a dirsi cristiani oggi, anche senza tale consapevolezza. Resta una parola vuota. E soprattutto sentiamo che non ci interessa poi molto.

Ci aiuti la domanda che quel tale fa a Gesù: sono pochi quelli che si salvano? Cioè…insomma, c’ho speranze? continuo a fare il bravo o è già tutto deciso? c’è posto? se no tanto vale vivere come viene. Capite che la salvezza riguarda la qualità della nostra vita cristiana e come ci poniamo così di fronte a Dio:

con diritti, siccome son così allora tu Dio mi devi, non ti azzardare a…

meriti, vedi come sono bravo, eh? sempre disponibile e impegnato

recriminazioni, siccome io ho faccio mi aspetto caro dio che tu a me…, non permetta che…mi dia…

paure,io vivo e mi comporto così e tu non mi castighi…

  Ed è quello che racconta Gesù approfondendo il discorso con quella immagine che è una vera e propria sberla. Domenica scorsa ci ha detto di essere venuto a portare il fuoco e la divisione; oggi pare volerci mettere in guardia da un atteggiamento di eccessiva confidenza nei confronti di Dio. Una porta che si chiude e un’esclusione clamorosa:“non so di dove siete”cioè non vi conosco, andate via, chi credete di essere?

Ed è duro leggere la reazione umana, nostra con i quali si giustificano, quasi a volergli ricordare alcune loro prestazioni religiose…insomma..siamo noi, quelli, dicono, che hanno mangiato e bevuto in tua presenza, tu hai insegnato nelle nostre piazze…cioè noi siamo sempre qua, signore, in parrocchia, ti conosciamo, siamo in confidenza e ci tratti così? ma come ti permetti, chi credi di essere? facci entrare, noi siamo cattolici! e non vogliamo ci passi davanti nessuno, altroché prostitute e pubblicani. Siamo noi al limite i salvatori, non tu! con tutto quello che facciamo per te, per la parrocchia, la ciesa e el prete, siamo sempre disponibili e indaffarati.. e ci lasci fuori? fai entrare altri?

E lui spiega che quelli che lo ascoltano sono solo “operatori di ingiustizia”..

La questione è: come ci mettiamo oggi davanti a questo volto di Gesù? facciamo finta di niente e continuiamo a dirci cristiani a modo nostro e come ci fa comodo? E’ una questione davvero centrale. Dica quello che vuole Gesù, non mi interessa cosa è scritto nel vangelo o dice il prete, tanto io sono cristiano lo stesso, vado a messa, dico le preghiere, bacio il crocifisso e sbatto sul muso di continuo a tutti che io si che son cristiano e io si che salvo la chiesa e le sue tradizioni oggi… faccio tanto del ben par tutti quando c’è bisogno.

E così… non ci lasciamo salvare e soprattutto non ci interessa. Meglio arrangiarci a gestire da noi quella che riteniamo essere la nostra fede.

Essere cristiani per noi significa fare per gli altri, fare quel che vogliamo secondo noi di religioso o social, non lasciare che sia innanzitutto Lui a salvarci.  Non serve invocare il cuore immacolato di maria o altre baggianate per far abboccare i devoti di una religiosità civile…il rischio oggi non è essere “non credenti” ma creduloni…e la rogna è che i creduloni vanno perfino a votare!

Allora è bello questo volto per niente scontato di Cristo: ci mette un po’ spalle al muro e aiuta a fare verità di noi e delle nostre motivazioni, è tremendamente scomodo e invadente mentre cerca di scuotere le nostre coscienze e metterci un po’ a nudo. Già questo è salvezza. Permettere al vangelo di salvarci da noi stessi, da quanto ci sentiamo automaticamente e doverosamente già cristiani, a posto, …sia come singoli sia come comunità cristiana, parrocchia, mai come oggi bisognosa di rientrassi su quello che dà veramente senso e direzione all’essere chiesa, in missione per il vangelo. Offriamo tale disponibilità al Signore e lasciamoci salvare dalle sue parole di verità e luce: solo questa per noi è vera salvezza.

Domenica XXIa T.O. C-2019

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Tempo lettura previsto: 5 minuti

In ascolto del Santo Vangelo secondo Luca 13, 22-30

Passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi,rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi dame, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

Un’altra bella sberla, dopo quella di domenica scorsa, col fuoco da gettare e la divisione da portare: anzi, mi verrebbe da dire, un bel pugno in testa alla Bud Spencer di quelli che ti stordisce un bel po’. “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze“… interessante: come dire…”eravamo con te, sei dei nostri, eravamo amici, ciccì & coccò, eri sempre a casa nostra, magnabevifafesta, complici, compari…dai Gesù non rompere, cos’hai adesso, antipatico, irriverente, insulso che non sei altro! ”

Oppure..con tutto quello che abbiamo fatto per te, per il prete, la ciesa e a parrocchia…

Ingrato, scorbutico, Gesùcristoisterico, ma chi ti credi di essere? siamo entrati in seminario e diventati sacerdoti o suore, abbiamo studiato teologia e bibbia, fatto esercizi spirituali e ritiri, fatto anni di catechismoscoutgruppicori e coretti, eravamo sempre pronti a dare una mano, se c’era bisogno in parrocchia, abbiamo piantato tende, ridipinto, pregato, sistemato fioritovagliecandelevesti, e tu? abbiamo grigliato campi di polenta e intere dinastie di maiali, spinato fiumi di birra, fritto quintali di patatine fritte in sagra… e tu?

Abbiamo il capitello in giardino, siamo andati a Lurds e Megiugori, la zia suora, abbiamo fatto i chierichetti da piccoli, siamo amici di quel don…e tu? Siamo sempre venuti a messa, a confessarci natale e pasqua, abbiamo fatto giardini di fioretti e mangiato pesce il venerdì…diobon!

E tu adesso ci lasci fuori? operatori di ingiustizia a chi? ma chi ti credi di essere? Ci cacci fuori? Va remengo, gesùcristo, … Vogliamo sedere anche noi a mensa nel regno di Dio, altroché ultimi…e non vogliamo che ci passi davanti nessuno, soprattutto le prostitute e i pubblicani… siamo brava gente, devota, de ciesa, generosa e disponibile.

Basta, non vengo più a messa, non do più una mano, me sbattezo.

 

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