Va Domenica DI Pasqua -B ’21

Durian

“Quann’ ‘o mare è calmo, ogni strunz è marenaro”. (Detto napoletano).

Dal Vangelo secondo Giovanni 15, 1-8

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

“Portiate frutto”: io sto portando frutto? quello che sto facendo, il modo in cui vivo, le scelte ordinarie, il mio stile nelle relazioni, nel ministero pastorale, il mio ragionare e riflettere, il ricordare, quel che faccio di quanto ho riflettuto e ricordato… mi fanno portare frutto? O sono un generico freno a mano tirato, una comfort zone dolciastra in cui ristagno, uno specchio con cui mi sento al top ma da solo… Penso ai vangeli di questa settimana: la Parola di Gesù in Giovanni: un potente annuncio che Lui è venuto a “portare vita in abbondanza“; un Dio Padre il cui “comandamento è vita eterna!” . Ci aggiungo questo frutto da portare, vita da spremere fuori, amore da generare. Mi chiedo: ma chi, oggi, ci dice delle cose così belle, sane e promuoventi? Nessun discorso motivazionale…ma essere cristiani ci chiede di confrontare la nostra umanità per quanto fragile ci appaia, esattamente con questo. Non ci dice “Sii perfetto, Sbrigati, Cerca di piacere, sforzati, sii forte…” ma porta frutto! Diventa ciò che in te ha bisogno di crescere, diventa figlio e non solo “ciò che sei”, vivi da risorto, da chicco di grano che ama da morire, non altro. E questo, ciliegina sulla torta (a proposito di frutta!), rende gloria al Padre. Dio prende gloria dal nostro portare frutto. La qualità della nostra vita, non della nostra fede o delle nostre performance religiose-devuote, gli dà gloria. Fa venire voglia di credere in Lui, di chiedere a Dio…adotta anche me come tuo figlio, in modo che la mia vita abbia un senso diverso, un significato nuovo, possa sentirmi appartenere e amare come non mai e quindi portare frutto; voglio sentirmi creduto, per diventare credente e magari credibile. Ma dove lo troviamo un Dio felice di noi? E non perché gli mandiamo i bacini e le buone azioni ma perché viviamo…”come si deve”… secondo i nostri più sacrosanti diritti e doveri. Portiamo frutto: banane, lici, fragole o durian … chiediamo al Padre di guardare alle nostre vite dal suo versante e vivere di conseguenza.

Riconoscere ed indignarsi contro i mercenari….Omelia IVa Domenica DI Pasqua 21-B

Una pensionata che si fa bere la pensione dai gratta e vinci la mattina al bar, l’adolescente che passa la notte giocando on line col cellulare e la ricaricabile del papà… i camerieri del Bingo che vanno a prendere le persone a casa se piove…

“Gioca responsabilmente”… l’ipocrisia di uno Stato che permette il gioco d’azzardo in mille modi e con questi slogan si lava la coscienza…ma la sanità poi…cioè lo stesso Stato, paga caro il servizio alle tante dipendenze…e i danni comunque incalcolabili che fanno in una famiglia…e così anche “bevi responsabilmente” o scommetti solo se sei maggiorenne… e cose varie…

O certe mentalità o possibilità, certe proposte di acquisto che entri in un centro commerciale e ti pare che ti regalino tutto, tanto… il miraggio delle rate e ti indebiti una vita… tantissimi esempi…di quanti guardino alla nostra vita da avvoltoi, da squali affamati, e noi, ridotti solo a consumatori da spennare e spolpare, abbocchiamo. Soprattutto i più giovani o i più fragili e volubili…

   è proprio la storia tra il pastore, il mercenario ed il lupo.

Il lupo è il male peggiore per delle pecore: ti mangia, ti sbrana, ti ferisce e uccide. Ti prende la vita per nutrirsi di te.

Il mercenario, è quello che combatte per soldi. Se non è pagato non fa il suo dovere. Se non guadagna, se non ricava per sé… non si occuperà delle pecore e alla prima occasione, le lascia in balia del lupo, del male.
Gesù non solo è pastore gratuitamente ma dà la sua vita per… la salvezza delle pecore, perché, dice qualche versetto prima, abbiano la vita in abbondanza.

Chi sono i mercenari? chi ci illude e poi ci delude. Non subito magari…ma sicuramente a spese nostre. Purtroppo a volte lo stato,  quando i diritti vengono passati come concessioni o alcune società, un certo modo di fare politica o determinate  politiche aziendali, tanti super manager col master in economia e finanza o in marketing, giacca, cravatta e rolex… sono dei mercenari. Fanno il male, cioè solo il loro bene, i loro interesse, a spese di chi non è in grado di difendersi, più debole.

  -Se domenica scorsa, spero lo ricordiamo, Gesù ci difendeva come paraclito da quella parte di noi che ci boicotta, ci censura, ci vuole sabotare…facendoci vivere male, in ansia e come col freno a mano tirato…oggi.. quel male è attorno a noi. 

Siamo invitati come a sollevare lo sguardo, da dentro di noi ad attorno a noi, nel nostro mondo: mentalità, idee, pensieri, stili: ma si, cosa vuoi che sia, me lo merito, lo fanno tutti,

Gente precisa, capi ufficio, colleghi, gente, che cerca i propri interessi a spese non della nostra felicità ma della nostra vita.

Anche dal punto di vista affettivo…chi attenta ad una coppia… chi non rispetta un matrimonio e cerca..ecc.

Chi vuole fare i propri comodi a nostro danno, chi ci illude e poi ci delude… 

Il cristiano è chiamato mai come oggi a non aver paura di vivere questo mondo, il cui Gesù pastore è presente ma ..a restargli vicino, ad ascoltare la sua voce, a riconoscerla nel caos di mille sirene suadenti che ci vogliono far chiudere, recriminare, incattivire, vivere solo di diritti e in modo superficiale, senza spirito critico, sempre pronti a confondere la spontaneità con l’autenticità… Solo restando il più possibile in ascolto della parola del Pastore buono, avremo vita in abbondanza, sapremo fare verità in noi, riconoscere i mangiafuoco, i lucignolo e i gatto e la volpe che ci trasformano in burattini, rubandoci l’umanità e la vita, i mercenari che ci vogliono chiudere in noi stessi, rimbambiti di cose e diritti ma senza più un senso e un sapore per cui vivere.

Spirito critico, intelligenza, sapienza, consiglio, pensate ai doni dello Spirito… strumenti con cui non perdere di vista noi stessi, quello che vogliamo, per cui abbiamo lottato e vogliamo custodire ad ogni costo. Il cristiano oggi è chiamato a riconoscere dentro la propria vita cosa lo avvicina al Pastore e cosa lo lascia in balia del mercenario… anche nella vita di fede..cosa mi libera e mi mostra il volto del Dio di Gesù Cristo, Padre misericordioso, da cosa mi tiene legato a tante forme “devuote” di una religiosità da funerale, per dirla con Papa Francesco, da schiavo scrupoloso ma non fa figlio amato e grato.

Questa eucaristia ci aiuti a scegliere questa settimana la voce del pastore paraclito in noi e attorno a noi, la comunità e la comunione ci sostengano, il regno di Dio lo costruiamo assieme. Nessuno si salva da solo.

IVa Domenica DI Pasqua

BUON ONOMASTICO A TUTTI I MARCO…

Dal Vangelo secondo Giovanni 10, 11-18

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. 
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

DI Pasqua: non è un errore: quanto ci tengo… la liturgia ogni anno ci vuol far vivere la Pasqua ricordandoci che non è solo una domenica specifica ma soprattutto un tempo di 6 settimane, 50 giorni fino a Pentecoste. Ecco quindi che l’unica Pasqua si “snoda”, si dilata (non diluisce!) per diverse domeniche, oggi la quarta. Un invito a riflettere, pensare, vivere in modo diverso. Poi, lo sappiamo, le 54 settimane dell’anno, con le loro 54 domeniche…saranno ancora Pasqua. Ma anche la messa delle 7:00 del mattino del lunedì di pioggia… mica è qualcosa di tanto diverso. Ma noi a furia di innalzarne una, di creare l’evento, ci dimentichiamo di quel che conta davvero. Il tempo che viviamo. Siamo spesso come drogati di eventi, emotivamente coinvolgenti ma poi… Per questo credo che la pedagogia che la chiesa, attraverso questo riferimento liturgico ci offre…almeno non vada considerata come qualcosa di stucchevole, vano o da addetti ai lavori ma come un diritto. Ci siamo lamentati giustamente per anni di una chiesa dei no, dei divieti, delle cose da fare, delle vecchiette della prima messa, dell’ipocrisia… ecc. e questo magari ci ha fatti allontanare o deluso: ma, mi chiedo…poi in concreto, io cosa scelgo di fare? come desidero provare a vivere, come cerco di equipaggiarmi per cercare di essere un cristiano di diritto e non solo del dovere?

Ultima chiosa… il famoso nuovo messale ha modificato un po’ una formula che ora sentiamo così, nella fine della preghiera eucaristica: “”Ricordati anche dei nostri fratelli e sorelle che si sono addormentati
nella speranza della risurrezione e, nella tua misericordia, di tutti i defunti: ammettili alla luce del tuo volto.” C’è un passaggio delicato, che mi pare trovi nel vangelo un eco profondo: chiediamo a Dio si ricordi dei nostri fratelli e sorelle, cioè dei cristiani…qui in genere si aggiungono magari nomi dei nostri cari in cielo, ma poi vi si aggiunge anche che Dio nella sua misericordia si ricordi anche di chi non è cristiano, al di là della religione, nazionalità o scelta e ..che Dio se li ricordi. Un po’ come quelle pecore che non fanno parte del recinto, che non sono dei “nostri” ma… che bello questo volto di Dio che ci riporta tutti ad una visione del mondo ben più ampia dei nostri parametri e riferimenti. Chiediamo a Dio di ricordarci…che Lui si ricorda di tutti e non fa differenze… leggere l’enciclica “Fratelli tutti” pò fare molto bene, a questo proposito, le parole di Papa Francesco sono davvero molto belle e sane.