Rocce e pietre, Omelia 3a Domenica Pasqua A-’23

Sapete cosa sono? 2 Pietre focaie, pirite… forse non le abbiamo mai viste ma dovremmo sapere a cosa servono…

    la prima: spesso si dice che qualcuno ha un cuore di pietra cioè è una persona insensibile, dura, vuota, chiusa, indifferente…

>>Gesù richiama i due discepoli delusi e arrabbiati, intenti a condividere rassegnazione e frustrazione perché stolti e lenti di cuore, pesanti, hanno anche gli occhi impediti, son zavorrati dalle loro idee, abitudini, attese non realizzate, secondo loro…vivono con il freno a mano tirato dalla paura e dallo sconforto.

Sapevano, credevano, avevano condiviso ma… da spettatori…

la seconda: penso possa essere la Parola di Dio, la parola che Gesù ci rivolge, lui, che si definiva pietra angolare ma scartata dai costruttori, (Mt21) che ricorderà che la casa della propria vita sta in piedi solo se costruita sulla roccia (Mt7), S. Paolo ai Corinzi dice che “bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo“

Lui e la sua Parola assieme ai nostri cuori di pietra, a qualcuna delle nostre vite spente, pesanti, alla zavorre che ci portiamo nel cuore a causa di qualche ferita, sconfitta, grumo di orgoglio fossilizzato, alla pesantezza al quale ci condanniamo da soli in balia dei nostri stessi fantasmi, di quel che pretendiamo o meno di essere, dimostrare o meritare, alla tiepida indifferenza dell’abitudine…Solo se le tengo assieme, le faccio incontrare, scontrare, nella frizione o nel contatto però nascono scintille di fuoco e luce. PROVA!

Non ci ardeva forse il cuore? si chiedono. Cos’è il calore se non la vita? Un corpo freddo è morto, una fede fredda, rigida, asfittica è morta, i cristiani della quaresima sempre a muso duro, sepolcri imbiancati direbbe Gesù, zombie, con un termine più moderno…

Abbiamo qualche passaggio della Bibbia, qualche versetto di Vangelo, qualche espressione di Gesù che ci scalda il cuore, ci commuove, ci ricarica…eh?  e perché no?  o non ancora?

  Il risorto intanto non smette di apparire, perché il suo riconoscimento non nasce da un istante di invincibile seduzione paranormale, da un incontrovertibile e schiacciante evidenza…ma da un lento e lungo lavoro della coscienza che ritorna sui fatti della morte per vederli come indizi di un evento di vita. I suoi effetti non sono mai acquisti una volta per tutte. 

Nessun fuoco d’artificio isolato, emotivo ma una serie di scintille nuove, continue, possibili, che accendono delicatamente nel tempo ordinario, una dopo l’altra, delle fiammelle leggere…come quella del battesimo al cero, delle pagine inedite e liberanti in noi.

La specie di “stallo psichico” in cui i discepoli, noi a volte, le nostre parrocchie, viene scardinato dall’intervento del Risorto che con gesti e parole, risveglia nei discepoli quei “codici di accesso”, le password, chiavi di lettura che riattivando la loro memoria riaccendono la loro coscienza. Si passa dalla cronaca all’evento.

  La fede nasce, si custodisce e coltiva allora da questa continua frizione con la mia vita ordinaria, in un dialogo che non trasmette semplicemente informazioni dando contenuti, valori morali, precetti, garanzie e raccomandazioni…ma tocca i cuori, accende le passioni, provoca le menti, chiede fiducia, suscita reazioni, chiama in causa la libertà, sollecita delle scelte, conferma una relazione possibile, contemporanea, alimenta la fede, rendendo la vita cristiana stimolante agli occhi degli indifferenti, seducente…

   Così si apriranno i nostri occhi, come per i due discepoli, illuminati da una parola che rischiara, riscalda donando comprensione diversa e progressiva sul reale, su quella vita eterna a noi contemporanea a cui attingere anzi da recriminare, deponendo le pietre dure del bisogna, dell’abitudine, dello scontato, le pietre dietro al quale ci rifugiamo nelle nostre parrocchie per sentirci ancora vivi o utili e fare affidamento alla sua roccia…non alla propria rassicurante autoreferenzialità.

Sempre in due, vita e fede: per il cristiano senza una delle due non si accende nessun fuoco, non si scalda o illumina niente, si manca l’appuntamento fondamentale col risorto e con la vita eterna già iniziata qui ora assieme, per tutti quelli che la reclamino.

Il Signore ci aiuti a sceglierlo come pietra angolare per la nostra vita in questo tempo di Pasqua, senza paura delle scintille, a dargli del TU per non essere invece pietre da caminetto, cioè refrattarie al fuoco del suo spirito, al calore della luce col quale vuole far ardere i nostri cuori e illuminare il nostro cammino.

Omelia 2a Domenica di Pasqua ’23 durante Cristo

Quando sbattiamo la macchina la portiamo in carrozzeria…o ad un certo punto lasciamo stare, ci va bene anche così, ci si abitua…

Gesù risorge senza passare dalla carrozzeria divina del Padre reclamando un corpo nuovo di zecca. No. Ma con il corpo con cui era stato in relazione nello spazio e nel tempo, con tutti.

Anzi, annuncia che proprio quel suo corpo ferito dalla cattiveria di chi voleva ucciderlo perché diceva che era figlio di Dio e tutti lo potevano essere, quella sua carne flagellata dal potere religioso che voleva far vedere che così si trattava chi fosse contro la religione tradizionale…quel suo corpo risorge in maniera gloriosa.

Significa che quanto lui ha patito per amore e con amore, risorge.

Si risorge con il proprio corpo cioè con la storia. Qui un po’ le cose si complicano. Infatti quando appare faticano a riconoscerlo, come se non lo vedessero da tempo, ma poi ricordano. Come nel vangelo. 

“Credo la risurrezione della carne” diremo tra poco. Forse non ci facciamo molto caso… pensate a quante volte continuiamo a dire di essere o meno spirituali, oppure di essere molto materiali, di tutte le volte che teniamo distinte le cose, dove per spirituale ci pare bello e santo…e materiale, carnale, brutto sporco e cattivo.

Preghiamo ma poi mangiamo perché siamo materiali… stupidaggini. Infatti non diciamo di credere la risurrezione dell’anima, del fumetto, il fantasmino, la lucetta… No. La carne. Il corpo. Noi non siamo dei contenitori di anime. Il nostro corpo non è una scatola inutile e cattiva che contiene l’anima pura che risorgerà dopo la morte. Noi siamo chiamati a credere che risorgiamo nella e con la nostra carne, cioè con il corpo, cioè con l’unico strumento che abbiamo per essere in relazione con noi stessi e gli altri, con le nostre cicatrici, la storia, l’amore fatto, vissuto, patito, goduto, il bene donato e ricevuto, tutto quello che nel bene e nel male ci ha resi quel che siamo e a cui non sarebbe giusto rinunciare pensando di dover diventare angioletti disincarnati. Tutto l’amore che abbiamo speso offerto, quanto ha appassionato la nostra vita, o ci ha umiliato e fatto soffrire..tutto questo non andrà perso ma è prezioso agli occhi del Padre che, ricorda li vangelo di Giovanni, ha mandato Gesù perché nulla vada perduto. Non ci dobbiamo vergognare di nulla davanti al Padre ma offrirlo con l’amore malato o sano che ce l’ha procurato.

Qui allora intuiamo cosa significhi per noi cristiani poter vivere la Pasqua oggi. Vivere da risorti, vivere queste domeniche di Pasqua come la possibilità di vivere da risorti: cioè di passare, passaggio …nella nostra vita quotidiana, nelle relazioni, in quel che stiamo patendo o godendo, illuminarlo di risurrezione, affidarlo a Cristo, guardando in maniera diversa. Cosa oggi del mio corpo, di quel che sono concretamente, del mio modo di fare, essere genitore, figlio, marito, moglie, compagno, del mio modo di lavorare, divertirmi, riposare, essere amico, collega o vicino di casa…cosa può risorgere, essere diverso, essere imbevuto di amore nuovo perché sia un testimone credibile che li vangelo mi abita e io ho una vita nuova e diversa? ecco come possiamo vivere oggi da risorti e questo è solo un anticipo di quanto dopo la nostra morte verrà compiuto incontrando il volto di Dio.

Come Gesù viene risorto nelle sue ferite, anche noi risultiamo risorti grazie a quanto lasciamo Lui, il salvatore, faccia in noi se glielo permettiamo. Questo non ci rende credenti a parole ma credibili perché abbiamo fatto esperienza di salvezza e misericordia. E ci fa capire che non ci serve, come Gesù una vita perfetta senza botte da carrozzeria, una vita ideale come noi vorremmo, ma una vita concreta e amata da Cristo risorto che ci indica non solo la direzione, ma continua a tenerci per mano.

IIa Domenica di Pasqua, 2023 durante Cristo -A

La conoscenza di Dio senza la conoscenza della propria miseria genera l’orgoglio. La conoscenza della propria miseria senza la conoscenza di Dio genera la disperazione. La conoscenza di Gesù Cristo sta tra una e l’altra, poiché in essa troviamo Dio e la nostra miseria. (Blaise Pascal, Pensieri, 1670)

Dal Vangelo secondo Giovanni 20,19-31

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. 

Interessante il finale di questa pagina: Gesù è il Cristo. Non chiede di credere o meno alla risurrezione, cose fondamentali, ovvio. Ma che si sappia riconoscere che il Cristo, il messia, l’unto dal Signore, atteso, sperato, invocato, chiamato e richiamato…è Gesù. Il figlio del falegname di un paesello strampalato da cui, diceva anche Natanaele, non può certo venire nulla di buono. Insomma le nostre attese riguardo Dio, la sua identità ed immagine, il suo ruolo e la funzione, l’utilità o meno di credergli… tutto quello che anche oggi continuiamo a chiederedomandareesigerepretendererecriminare dai nostri idoli a forma di Dio… debbano essere ben risciacquati e bonificati dal Vangelo per vedervi dietro Gesù, il nazareno. Un bagno di umiltà e umanità non da poco. Noi che immagine abbiamo di Dio? Una volta forse, poco tempo fa, ancora si indugiava su quanto avrebbe dovuto fare o meno per noi e per la guerra e per i bambini che muoiono di fame nel terzo mondo (ma terzo de che?) Ora forse è proprio il prodotto che non solo non fa recriminare ma nemmeno più gola…è l’indifferenza non la rabbia o l’ateismo la questione oggi. Ma il vangelo di riporta a Gesù. Quasi a dire…è così, ci spiace, il resto l’avete inventato voi, o sono aspettative e attese inconsce, indebite, comprensibili ma non determinanti. Insomma non fate i cristiani capricciosi e “viziati”, non fate le vittime perché credete che Dio non vi voglia genitori, o vi abbia mandato il tumore o risolto un problema o fatto trovare la persona giusta…. c’è solo Gesù, il suo stile di vita come biglietto da visita del volto autentico e unico del Padre. Il resto ci allontanerà da Lui e ci farà implodere in noi stessi, strangolandoci con le nostre stesse aspettative…come per Pietro, Giuda e i 12. Pietro lo dirà chiaramente “non conosco quell’uomo”. Quando lo rinnega è convinto. Del resto mica aveva seguito quello la che stava morendo per mantenere la sua promessa d’amore nei nostri confronti ed era umiliato e sfigurato. Lui aveva seguito il boss salendo sul carro dei vincitori ma… ne è dovuto scendere presto, mal volentieri e anche a testa bassa. Chiediamo a questa buona notizia odierna di evangelizzare la nostra religiosità e quanto ci aspettiamo o meno dal nostro rapporto con Dio….