Quando Giuda fu uscito dal cenacolo.. Gesù disse..
Questa é tutt’altro che una premessa per dare il contesto del brano odierno. Stavano celebrando la loro cena di Pasqua ebraica, Gesù e i suoi amici, scelti da Lui per condividere la sua vita e la sua missione.. eppure uno di questi ha scelto altro. Totalmente altro.
Al versetto precedente ricordiamo che Gesù ha appena dato un boccone dal piatto proprio a Giuda e lui é uscito.. avete forse presente quel passaggio in cui si dice “Ed era notte..” notte fuori, ma anche notte dentro al cuore di Giuda poichè non vi é nessuna luce per chi non vuole aprire gli occhi. E’ in questo momento che Gesù dice quanto abbiamo sentito.“Glorificato”: il figlio, il padre, il padre nel figlio. Giovanni lo ripete 5 volte.
Giuda esce e fa come scatenare tutta questa gloria: ma che significa? Glorificare come un processo che fa percepire la presenza di Dio in Gesù. Significa: rendere gloria, approvare, lodare, confermare, acconsentire, stare da quella parte, manifestare stupore, gratitudine, riconoscenza.. Come se Dio avesse detto.. adesso si, che hai capito come si ama, come ama Dio.. e non posso che compiacermene, rendendoti gloria, caro figlio. Hai appena scelto di dare la tua vita per loro. Lo accetto.
La libertà di Giuda di tradire Gesù fa iniziare il processo che Lo porterà alla morte è.. “l’inizio della fine”, certo, per Gesù, ma anche l’inizio di una strada nuova che sarà quel che chiamiamo risurrezione.
Pur nel male si intravede il bene, pur nel buio totale, nella notte della coscienza e dell’amore offerto.. inizia ad intravedersi uno spiraglio di luce.
Ecco perchè si comincia a parlare di gloria.. perchè Gesù ha appena scelto di andare avanti, di non tornare indietro, di restare a disposizione di quell’uomo per cui andrà volontariamente incontro alla morte. Ha detto “sia così”.. ha scelto di amarci “fino alla fine”.. e oltre. Da qui.. Forse proprio la presenza del traditore può dare la prova sicura che l’amore di Cristo é stato gratuito, senza tornaconto personale, offerto agli uomini come un dono da accogliere, perchè nella libertà trasformi il cuore dell’uomo in un cuore capace di donare. L’amore di Cristo rimane sempre disponibile, anche quando viene tradito. In questa offerta definitivamente garantita e gratuita si manifesta per noi la gloria del Padre. E’ in questo momento che Gesù offre come il suo testamento spirituale.. Un comandamento nuovo.. Come si fa a dare un comandamento? Di amare poi.. mica si può imporre a comando. O non lo sai.. o lo sai ma.. proprio attraverso il paradosso.. lo vuoi rendere più incisivo.Che vi amiate.. non “amatevi”.. imperativo. Che vi amiate.. è un desiderio, un anelito, una speranza, un buon proposito da confermare e rimotivare tutti i santi giorni. Che vi amiate. Non che.. vi “vogliate bene”.. E poi sgancia una bomba: da questo sapranno che siete miei discepoli: .. non.. se andrete a messa, se farete il caposcout, se siete preti o se direte le preghierine.. ma se avrete amore.. non simpatia, reciproco rispetto, solidarietà, amore.
Siamo ad una quota di altitudine da vertigini.. almeno da sognare e desiderare.. si perchè poi l’amore, lo sappiamo, lo intuiamo, è così concreto..
Avere amore per: cioè mettere al centro l’altro e non io. Tutti gli altri, chi ci si fa prossimo. Non i miei amici. Non i miei famigliari, ne quelli che mi vanno bene…no..tutti.
Avere uno sguardo d’amore, di benevolenza, di misericordia, di accoglienza, di perdono, di comprensione, di premura e delicatezza.. sulla realtà, sull’altro.. sguardo d’amore.. solo così ci riconosceranno. Se no staremo facendo altro! Più chiaro di così!
Il nostro non è un Dio che vuole essere adorato, ma vissuto. Gode di luce riflessa.. quella con cui illumineremo le relazioni con chi cammina con noi o incrocia la nostra strada.
Dove sta la novità? Già nell’Antico Testamento era scritto “ama Dio con tutto il cuore, ama il prossimo tuo come te stesso”. La novità del comando sta nella parola successiva: “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”.
Non dice quanto vi ho amato, noi spesso misuriamo tutto in una rassicurante quantità.. dovrei pregare di più, fare di più, confessarmi di più. Siamo sempre troppo veneti del “fasso mì”
No. non dice quanto.. perchè sa che è impossibile per noi la sua misura; dice come Gesù, con il suo stile unico, con la sua eleganza gentile, con i capovolgimenti che ha portato, con la sua creatività e premura: ha fatto cose che nessuno aveva fatto mai. I cristiani non sono quelli che amano (lo fanno in molti ovunque e da sempre, anche non cristiani o nemmeno religiosi), ma quelli che amano come Gesù: se io vi ho lavato i piedi così fate anche voi, fatelo a partire dai più stanchi, dai più piccoli, i vostri signori..
Il cristiano non é quello che vuol bene a tutti e si comporta bene ma quello che ama come ha amato Gesù, con il suo stile, atteggiamenti, col suo sguardo preferenziale sugli ultimi e i più bisognosi, sui più lontani..
Allora capiamo che Gesù deve diventare davvero una persona che frequentiamo, che conosciamo, che sentiamo vicino, non come un idolo, ma come un compagno di strada.. di cui capire meglio osservandolo da vicino i segreti per vivere e camminare felici e in pace.. costruendo con Lui quel suo regno.. questa é la cosa più bella e importante della nostra fede: conoscere Gesù e vivere come Lui, chiedersi.. adesso tu cosa faresti al mio posto? In questo vivo la fede.. cioè la fiducia che vivere come ha vissuto Lui dia più gusto e senso al nostro comune vivere..
“da questo tutti sapranno che siete miei discepoli.” Dice poi a concludere questo suo testamento.. non da altro.
Chiediamogli l’audacia di un cuore generoso capace almeno di desiderare questa prospettiva, con uno slancio concreto all’inizio di una nuova settimana.