
Mi pare sia tornato di moda il DARE LA VITA: Flash-mob, immagini e foto sui social, canzoni dedicate, dichiarazioni famose: in tantissimi modi tutti abbiamo cercato di manifestare ammirazione, stima, incoraggiamento e tanta gratitudine a chi la propria vita l’ha data, rischiata e impegnata per gli altri. Dai medici alle cassiere, dalle infermiere agli autisti, dai ricercatori agli addetti alle pulizie o alla pubblica sicurezza…
Dare la vita è tornato di moda catturando un enorme consenso sociale, commosso e fiero. Tutti imbambolati a dire…cavolo (!), che eroi, che martiri…ecco chi ha capito tutto della vita! Se non ci fossero loro…ecco i veri eroi, autentici campioni, nuovi martiri!
Tutti ne siamo stati edificati, sentendoci fortunati, forse perfino invidiosi. Un’approvazione unanime, trasversale, sacrosanta! E in un contesto spesso frammentato da muri rumorosi, individualismi spiccioli, egoismi scontati e noiosi, diritti capricciosi e miopi indifferenze…tutto questo fa ancora più impressione. Spero di non esser il solo ad essersi “indignato”. Anzi, una parte di me si è come incazzata proprio. Avrei voluto prendere in mano un microfono importante e dire: “Ma che fate? Il “dare la vita” è roba nostra, il “morire per gli altri” l’ha inventato Gesù Cristo e in questo Venerdì Santo lo sricoiamo e lo riviviamo.”
Poter recriminare arrabbiato come un bambino…basta non gioco più! Non può essere che non ve ne accorgiate. Ma se son SECOLI.. che ve lo diciamo a messa, nel vangelo e nell’omelia…come dite? Non ci venite da una vita? Ah..
Chi ha scelto liberamente di restare fedele alla propria missione-lavoro sapendo che avrebbe potuto morire? Chi ha rinunciato liberamente ad andarsene da Gerusalemme o prendere ferie, abbassare il tiro, cambiare reparto o discorso, abbassare i toni o le attese… chi ha resistito anche ai cialtroni dei suoi collaboratori traditori, rinnegati e scappati? Chi ha visto urlare “Barabba” quanti prima avevano cantato “Osanna” con il grazioso ramoscello di ulivo?
Innanzitutto il nostro gran bel Gesù con le spine e i chiodi. Son cose cristiane, non ci rubate pure questo! Già la befana si è mangiata i Re Magi, il ferragosto l’Assunta, l’Immacolata è diventata un ponte ed il volersi bene – stare assieme, il Bambin Gesù …Adesso anche questo?
Dare la vita è tornato di moda, ha attraversato Medioevo, Rinascimento, la Rivoluzione Industriale, Illuminismo e Modernità, il soggettivismo, il pensiero liquido e relativo. Ma è roba nostra, giù le mani. Mi verrebbe da dire…ma tutte le persone che hanno messo la loro vita a disposizione, come sopra scrivevo, probabilmente la maggior parte di loro battezzati e cresimati, si son resi conto che stavano semplicemente vivendo il vangelo? Credo di… no!? Allora trovo due emozioni in me, la rabbia ed il dubbio:
>>la rabbia…Per un senso di rapina: ci siamo fatti fregare! Ma nelle nostre parrocchie, cosa abbiamo annunciato e come, per arrivare a questo? Quel “consenso” ci è scappato tra le mani. Oggi ci stanno dimostrando di averlo “loro” tra le mani e che indirettamente il Vangelo, al suo cuore essenziale (dare la vita, amare, perdere la propria vita per…) funziona alla grande, il Vangelo è una bomba, è una notizia potente. Non c’era altro da annunciare… ma noi non lo abbiamo fatto? Il Vangelo è potente ma loro lo hanno capito nonostante anni di …tutt’altro? Perché non ci ringrazia nessuno? Forse perché è anche colpa nostra. E non solo dei preti, ormai, suvvia…
Perché abbiamo sprecato e stiamo sprecando tale opportunità? Chi se ne frega della magra consolazione nel dire…ma noi ve lo avevamo detto, lo sapevamo già che dare la vita…è figo! Lo sentiamo dire tutte le domeniche a messa, ce lo ripete il prete, “fate questo in memoria di me”! boom…
In questa rapina c’è anche una tentazione più forte: allora a che serve essere cristiani? anzi…cattolici, religiosi, de ciesa? “io sono un medico ateo e dono la mia vita. Mica serve pregare e andare a messa”… OMMMIODDDDDiiiio… E allora come la mettiamo? E se avesse ragione? Donare la vita è Umano o Cristiano? E che vuol dire essere cristiani se non essere…Umani?
Così ci riducono la religione ad optional, un sacro orpello grazioso e tradizionale ma sganciato dalla vita, una cosa superflua, per bigotti devoti e tremendamente “agè”.. un calmante, un diversivo, un impegno sociale, una tradizione…La scelta cristiana è una tra le tante… ma ne siamo così sicuri? Ci sta dicendo questo, quel che stiamo vivendo?
Peccato che Gesù non avesse inventato nessuna religione ma ci avesse dato uno stile di vita…e gli strumenti (sé stesso) per farlo nostro ed essere…contagiosi.
>>il dubbio… Ma allora che ne è della nostra vita di cristiani indaffarati e sempre attivi in parrocchia? E noi preti che abbiamo “lasciato tutto per…“? ora che siamo chiamati ad essere preti senza essere pastori…insomma: a cosa servo? a chi servo? che ci sto qua a fare? A chi parlo di Dio e dico di donare la vita?
“La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto Lui” (1Gv 3,1)
E chi doveva fare le presentazioni? Che c****o stavamo organizzando nel frattempo?
Perché ci siamo persi semplicemente l’essenziale? O meglio…come abbiamo fatto a renderlo noioso, scontato, ridicolo e anche magari solo una favoletta per scemi?
Allora adesso loro si prendono “consenso e applausi” e noi ci consoliamo con lo streaming? Wow…
Ci siamo tutti dimenticati, nonostante le nostre quaresime furiose, del dono della Pasqua e del suo trampolino, il venerdì santo. Eppure è tornato così di moda, in questa quaresima quarantenata.
Pensate se davvero potessimo iniziare ad annunciare che il Vangelo e la vita di Gesù in noi hanno una potenza di amore a servizio del nostro umano percepire che.. dando la vita, la si ritrova mille volte. Che essere cristiani è il modo più potente di essere Umani. Che quel che loro lodano oggi ..può essere ancora di più e sempre: essere cristiani illumina, sostiene, aiuta a vivere a pieno proprio così!
Per questo Lui ci ha dato la sua vita, perché solo con la nostra…che ci facciamo di buono?
Dare la vita: giochiamo con le parole. Gesù ci ha dato la vita. Ma noi siamo già vivi. Abbiamo già la nostra vita. Ci sdoppiamo? Ci ha dato la sua da mettere “dentro” la nostra. Anzi, al posto della nostra. Nel battesimo la nostra vita naturale, è stata messa da parte. Continuerà a pulsare e caratterizzarci, certo ma è stata messa da parte e relativizzata. Quella che conta davvero in noi ora è la vita da Figli, figli di Dio, risorti. Il battesimo non ti mette dentro i “valori cristiani” né ti iscrive al club dei “bravi cristiani ideali”: ha congelato il potere di quella vita naturale in noi (che magari continuerà a provocarci perché ferita, abbandonata, narcisa, peccatrice, volubile, fragile, fallita, non voluta o amata…) e inaugurato in ciascuno la vita da Figli risorti e partecipi della comunione con tutta la Trinità. (infatti ci facciamo il segno della croce, nei loro tre nomi). Il sacro non esiste più: la vita di Dio è già in noi. Non è fuori di noi da adorare. (anche ma..innanzitutto in noi!)
Il battesimo infatti ci ha resi “re, sacerdoti e profeti”.
Gesù morendo oggi in croce ha chiuso per sempre la religione sacerdotale (sacrifici, meriti, candeline, scambi, contratti, fioretti…), è stato Lui per scelta l’ultima vittima, l’ultimo sacrificio; ce lo ha garantito…Questa morte inaugura la vita sacerdotale: che non significa “preti”: ma laici e non, battezzati, resi sacerdoti, non perché “fai messa col cellulare” ma perché reso capace (messo in grado) di offrire il mondo a Dio, nella lode e nell’amore.
Lodare Dio con la propria vita che ama gli altri. Doppia dose di amore e vita sparsa.
I preti dovrebbero poi accompagnare il gregge a questo…in quanto cani del Pastore.
Non è monopolio dei preti allora ma identità piena dei singoli battezzati:
“perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio, con il tuo sangue, uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, e hai fatto di loro, per il nostro Dio, un regno e sacerdoti, e regneranno sopra la terra». (Apocalisse 5, 9-10)
Sta parlando di noi…potessimo guardare alla nostra vita proprio dalla fine, da come finirà tutto, dalla “rivelazione”: (Apocalisse significa questo). Non è infatti da come finisce una vita, con la morte, che ci si rivela e uno capisce chi è stato?
Rabbia e dubbi, pur provocando, continuano ad abitarmi e motivarmi: e sono fiero di essere cristiano, perché Gesù non aveva certo previsto consensi epocali…applausi o flash mob…aveva parlato di chicchi di grano, senape e poco più, insomma, finalmente, di un cristianesimo di minoranza, ma lievito efficace: di cui non si accorge nessuno, ma di cui tutti hanno bisogno. E si dà la vita senza etichette, appartenenze, rivalse o ripicche, senza nessuna rivincita. Perché questo in realtà è già la vittoria più importante.
Il contagio più bello allora pare proprio quello di quando sentiamo che tanta gente si è resa disponibile a tornare a lavorare negli ospedali, ha fatto servizio volontario, ha lasciato altri lavori e le proprie nazioni, case e sicurezze… il contagio dell’amore che sa offrire sé stesso per gli altri e un mondo di speranza.
Baciando quel crocifisso gli “aspireremo” la vita: la rinnovi in noi, ci aiuti a fare di questo tempo una vita dal sapore diverso, non per essere alla moda, ma perché è solo questo il modo con cui vorrem(m)o vivere.