IVa Domenica di Pasqua – A

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Dal Vangelo secondo Giovanni 10, 1-10

In quel tempo, Gesù disse:
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

“…La vita in abbondanza“: che bella espressione! densa, piena, immediata. Da anni fa capolino da un biglietto appeso nel mio studio come un monito.

Prevede, che non si tratti della vita biologica con la quale facciamo a pugni tutte le mattine…”ho sonno, devo radermi, puzzo, ho bisogno di camminare, i capelli non mi stanno, sudo, ho fame, la quarantena mi fa ingrassare, non digerisco, ho ansia, l’ernia…   no…ma un’altra vita. Forse quella che ci sta mancando fatta di certa qualità di relazioni, riti e profondità? quella che passa attraverso l’armonia dei sensi come pure per una più piena consapevolezza di sé. Non lo so. (che bello scriverlo!)

Ma mi piace riconoscere che tutta la vita e la missione di Gesù, al di là di questa frase, sia stata un desiderio a senso unico per ciascuno di noi…“vorrei dare qualità e abbondanza di vita a chi sei tu…  io sono qui per darti una vita nuova, vera, liberata e abbondante.”

Gesù non ha fondato alcuna religione cristiano cattolica, il problema non è porta chiuse o aperte, messe in streaming o “dal vivo” ma se Lui è la porta:  siamo chiamati come ad “appartenergli” nella misura in cui gli permetteremo di donarci e accogliere tale vita abbondante.

Poi allora… vai a messa o resta a casa, prega o leggi, ama o mendica, …ma parti dal fatto semplice ed evangelico di chiederti in ogni situazione:

Questo è quanto posso fare perché Gesù mi dia quella abbondanza?

IIa Domenica di Pasqua -A

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Tempo lettura previsto: non poco ma ne varrà la pena

In ascolto del Santo Vangelo secondo Giovanni 20, 19-31

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Abbiamo la vita nel suo nome? E che vuol dire? Lasciamo stare Tommaso, il ditone di Caravaggio, i dubbi e le cagate che spesso diciamo su questo brano per dire che anche noi siamo come Tommaso ficcanaso che se non vede non crede ecc. ecc…. Suvvia!!!

Gesù è risorto, alleluia! É morto e risorto per noi, ci ha dato “la sua vita“. Si, ok, ma che significa? non abbiamo già la nostra, di vita? E allora? Non gli va mica bene? 

Proviamo per un attimo ad andare oltre il rimbombare di certe “espressioni” tradizionali.

Le sappiamo a memoria, come uno slogan ma che significa che dovremmo avere la Sua vita? Devo “dar dentro” la mia e tenermi la Sua? Buttar la mia sull’umido? Sovrapporle? Che stiamo dicendo? Dare la vita: magari non solo come morire ma come un dono da accogliere in noi. 

-Per il primo significato, ok, si sa: Gesù ha dato la sua vita per noi cioè è morto per noi e per i nostri peccati (!?) …uffa…

-Andiamo al secondo: che accade? la sua vita come dono per ciascuno di noi. Eh? Come nell’eucaristia: mangiamo il suo corpo-sangue, la Sua vita in noi. Cosa? Eppure col battesimo ci annunciano che la vita di Cristo abiterà in noi, la vita del Risorto, la forza dello Spirito; siamo come stati “ripieni” di un questa nuova vita che porta con sé un sacco di cose interessanti, “scaricate” in noi con tutto il sistema operativo…mmm…Siamo imbottiti! Basta solo tenere tutto aggiornato e con un buon antivirus.

Per provare a comprenderlo meglio spostiamo l’obiettivo su di noi: penso questo sia un punto fondamentale oggi, della nostra fede e del possibile annuncio per evangelizzare (non per trattenere o custodire o narcotizzare la religiosità). 

Riprendiamo dalla nostra vita: a volte ci piace, siamo felici e fieri di noi, altre non ci piace, vorremmo sostituirla, migliorarla. E che ce ne dovremmo fare di quella di Cristo? Le avvicino? Facciamo un paio di applicazioni:

    Se la nostra vita quotidiana tutto sommato ci piace

A che ci serve Cristo? E la fede? solo a fare “pratiche religiose”?  E perché? Forse mi accorgo che tutto sommato sto bene lo stesso e posso seguire le messe in streaming e fare zapping tra papa, vescovi e preti vari… casomai avessi qualche rigurgito di coscienza religiosa. Allora la vita in Cristo in noi, già felici di noi stessi, potrebbe aiutarci a ..

ad esempio a ringraziare, di quello che abbiamo e siamo, della fatica fatta, delle possibilità avute e sfruttate, dei sacrifici compiuti, a non dire che è solo merito Suo ma anche nostro e viceversa. Per non gonfiarci di superbia pensando di esserci solo fatti tutti da noi, per non fare tutto per scontato.

Oppure mi affido, chiedo aiuto per….sentirci strumenti della sua presenza e premura oppure può illuminarci, darci forza per proseguire, dilatare il bene che facciamo e viviamo, scegliere il meglio che Lui ha in serbo per noi (che spesso non coincide col nostro bene), condividere, essere come più potenti e performanti, per fare meglio quel che già facciamo, allenarlo, senza trattenere nulla, amando senza paura di perdersi, nella giusta misura dell’amore…farlo sempre più, giorno per giorno, nella verità, nell’autenticità… Che ne pensate? Gesù a servizio della bellezza della mia vita e dell’amore che mi sento chiamato a donare…. mi sostiene e dà forza per sostenermi quando amare ed essere fedeli si fa difficile….attento alla qualità dell’amore che vivo. Oggi che chi dona la propria vita in un ospedale è un eroe o chi pensa agli altri o si dà da fare per loro…bene, attenti, il messaggio di Cristo è lo stesso e Lui può confermarci e guidarci in questo. Guardiamo nella stessa direzione, cammina al mio fianco, mi accompagna nel fare giorno per giorno il meglio e vivere sbilanciato da me…

Oltre a tutto quello che la Sua presenza può donare in più di bello e buono. Le condizioni in cui mi ritrovo e posso far si assieme a Lui che tutto concorra al bene. Allora essere cristiano appare proprio bello, utile, potente, liberante, una scelta di qualità “divina”: posso davvero amare e vivere da Dio, ho un alleato speciale che…

   E se la nostra vita non ci piace?

Tipo quando non andiamo d’accordo con noi stessi, ci schifano i nostri soliti peccati e doppi fondi o compromessi; quando non ci va più di sentirci sbuffare di noi, se ci siamo incagliati da qualche parte o smarriti chissà dove, non sappiamo più perdonare né perdonarci, stimarci, se siamo stanchi di noi stessi e delle solite cose che ci zavorrano…se  ci sentiamo inutili, abbandonati, traditi o frustrati, se ci sentiamo impotenti, arrabbiati, delusi, falliti… a cosa serve essere cristiani? In quale miracolo speriamo? Cosa crediamo Lui faccia in noi? pulizia, esorcismi, ordine? Con uno schiocco di dita potrebbe…ho anche acceso candeline alla Sua Mamma e promesso che…

La sua vita in noi allora diventa tanto: Lui ci può donare la sua presenza come uno specchio di verità in cui non avere paura a rispecchiarci, chiedere il perdono, il non giudizio, l’accoglienza ad oltranza, alzando gli occhi, guardandoci dentro, attraverso gli occhi e sostenendo lo sguardo nonostante tutto. Può donarci, con la grazia dello Spirito Santo di cui siamo “tempio”, i suoi 7 doni con cui interagire con noi stessi e gli altri, stando al mondo in maniera critica e resiliente, propositiva e più efficace. Può aiutarci a non essere più in balia di noi stessi e del nostro vittimismo…e tanto altro. Vorremmo che  magari vivesse al posto nostro? Per certi versi è così. Basta cercare giorno per giorno di vivere come Lui: non significa facendo miracoli in giro per la Palestina coi sandali e l’aria da hippie ma fare nostri i suoi pensieri, il suo sguardo sulla realtà, il suo modo di guardare le persone e soprattutto i diversi “ultimi”, coltivare alcuni atteggiamenti evangelici e sentire che sapore lasciano in noi…provando a non aver sempre e solo in mente noi stessi e i nostri passati o le cose che non vanno ma lasciar emergere da dentro di noi la vita da figli, che il battesimo ci ha donato. Essere figlio di Dio, creato a Sua immagine e somiglianza allora viene prima della nostra vita biologica o al limite, le può stare di fronte, come una promessa e un’alternativa. Cosa vale di più per me? Vivere nella fede da figlio o avere in mente me stesso? Come si fa? A piccoli passi, ma innanzitutto mollando l’osso di noi stessi.

Quindi..come dire: ci mancherebbe anche altro che non fossi risorto, Gesùùùbbbbellllo… Avresti voluto lasciarci così? in balia di noi stessi? della nostra vita? No, per fortuna sei risorto in modo da trovarti da fare con ciascuno di noi..ci vuoi lavare i piedi, perché tutti si sentano di casa, mai ospiti in più, degni, mai più “in prestito” o abusivi.

Lui vive in noi, lasciamolo fare, la nostra coscienza gli faccia da eco, la nostra vita si lasci fare, il Vangelo diventi Parola che ispira, salva, orienta; Lui vive in noi nella misura in cui a poco a poco gli faremo spazio, lasciandogli il timone e fidandoci. Le scarpe le consumiamo noi, ovvio, ma lui cammina al nostro fianco (Emmaus) ma anche pulsa in noi con la Sua vita che riempie la nostra, lasciamolo trasparire da noi, con la nostra umanità sgangherata ma che è l’unico monitor che abbiamo per trasmetterlo, originali e unici come siamo. Ci piaccia o meno. Piace a Lui, intanto.

Che abbiamo da perdere? Continuiamo a vivere questo lungo e forte tempo di Pasqua…

Venerdì Santo 2020

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Mi pare sia tornato di moda il DARE LA VITA: Flash-mob, immagini e foto sui social, canzoni dedicate, dichiarazioni famose: in tantissimi modi tutti abbiamo cercato di manifestare ammirazione, stima, incoraggiamento e tanta gratitudine a chi la propria vita l’ha data, rischiata e impegnata per gli altri. Dai medici alle cassiere, dalle infermiere agli autisti, dai ricercatori agli addetti alle pulizie o alla pubblica sicurezza…

Dare la vita è tornato di moda catturando un enorme consenso sociale, commosso e fiero. Tutti imbambolati a dire…cavolo (!), che eroi, che martiri…ecco chi ha capito tutto della vita! Se non ci fossero loro…ecco i veri eroi, autentici campioni, nuovi martiri!

Tutti ne siamo stati edificati, sentendoci fortunati, forse perfino invidiosi. Un’approvazione unanime, trasversale, sacrosanta! E in un contesto spesso frammentato da muri rumorosi, individualismi spiccioli, egoismi scontati e noiosi, diritti capricciosi e miopi indifferenze…tutto questo fa ancora più impressione. Spero di non esser il solo ad essersi “indignato”. Anzi, una parte di me si è come incazzata proprio. Avrei voluto prendere in mano un microfono importante e dire: “Ma che fate? Il “dare la vita” è roba nostra, il “morire per gli altri” l’ha inventato Gesù Cristo e in questo Venerdì Santo lo sricoiamo e lo riviviamo.”  

Poter recriminare arrabbiato come un bambino…basta non gioco più! Non può essere che non ve ne accorgiate. Ma se son SECOLI.. che ve lo diciamo a messa, nel vangelo e nell’omelia…come dite? Non ci venite da una vita? Ah..

  Chi ha scelto liberamente di restare fedele alla propria missione-lavoro sapendo che avrebbe potuto morire? Chi ha rinunciato liberamente ad andarsene da Gerusalemme o prendere ferie, abbassare il tiro, cambiare reparto o discorso, abbassare i toni o le attese… chi ha resistito anche ai cialtroni dei suoi collaboratori traditori, rinnegati e scappati? Chi ha visto urlare “Barabba” quanti prima avevano cantato “Osanna” con il grazioso ramoscello di ulivo?

Innanzitutto il nostro gran bel Gesù con le spine e i chiodi. Son cose cristiane, non ci rubate pure questo! Già la befana si è mangiata i Re Magi, il ferragosto l’Assunta, l’Immacolata è diventata un ponte ed il volersi bene – stare assieme, il Bambin Gesù  …Adesso anche questo?

Dare la vita è tornato di moda, ha attraversato Medioevo, Rinascimento, la Rivoluzione Industriale, Illuminismo e Modernità, il soggettivismo, il pensiero liquido e relativo. Ma è roba nostra, giù le mani. Mi verrebbe da dire…ma tutte le persone che hanno messo la loro vita a disposizione, come sopra scrivevo, probabilmente la maggior parte di loro battezzati e cresimati, si son resi conto che stavano semplicemente vivendo il vangelo? Credo di… no!?  Allora trovo due emozioni in me, la rabbia ed il dubbio:

 >>la rabbia…Per un senso di rapina: ci siamo fatti fregare! Ma nelle nostre parrocchie, cosa abbiamo annunciato e come, per arrivare a questo? Quel “consenso” ci è scappato tra le mani. Oggi ci stanno dimostrando di averlo “loro” tra le mani e che indirettamente il Vangelo, al suo cuore essenziale (dare la vita, amare, perdere la propria vita per…) funziona alla grande, il Vangelo è una bomba, è una notizia potente. Non c’era altro da annunciare… ma noi non lo abbiamo fatto? Il Vangelo è potente ma loro lo hanno capito nonostante anni di …tutt’altro? Perché non ci ringrazia nessuno? Forse perché è anche colpa nostra. E non solo dei preti, ormai, suvvia…

Perché abbiamo sprecato e stiamo sprecando tale opportunità? Chi se ne frega della magra consolazione nel dire…ma noi ve lo avevamo detto, lo sapevamo già che dare la vita…è figo! Lo sentiamo dire tutte le domeniche a messa, ce lo ripete il prete, “fate questo in memoria di me”!      boom…

In questa rapina c’è anche una tentazione più forte: allora a che serve essere cristiani? anzi…cattolici, religiosi, de ciesa? “io sono un medico ateo e dono la mia vita. Mica serve pregare e andare a messa”… OMMMIODDDDDiiiio… E allora come la mettiamo? E se avesse ragione? Donare la vita è Umano o Cristiano? E che vuol dire essere cristiani se non essere…Umani?

Così ci riducono la religione ad optional, un sacro orpello grazioso e tradizionale ma sganciato dalla vita, una cosa superflua, per bigotti devoti e tremendamente “agè”.. un calmante, un diversivo, un impegno sociale, una tradizione…La scelta cristiana è una tra le tante… ma ne siamo così sicuri? Ci sta dicendo questo, quel che stiamo vivendo?

Peccato che Gesù non avesse inventato nessuna religione ma ci avesse dato uno stile di vita…e gli strumenti (sé stesso) per farlo nostro ed essere…contagiosi.

>>il dubbio… Ma allora che ne è della nostra vita di cristiani indaffarati e sempre attivi in parrocchia? E noi preti che abbiamo “lasciato tutto per…“? ora che siamo chiamati ad essere preti senza essere pastori…insomma: a cosa servo? a chi servo? che ci sto qua a fare? A chi parlo di Dio e dico di donare la vita?

“La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto Lui” (1Gv 3,1)

E chi doveva fare le presentazioni? Che c****o stavamo organizzando nel frattempo? 

Perché ci siamo persi semplicemente l’essenziale? O meglio…come abbiamo fatto a renderlo noioso, scontato, ridicolo e anche magari solo una favoletta per scemi?

Allora adesso loro si prendono “consenso e applausi” e noi ci consoliamo con lo streaming? Wow…

Ci siamo tutti dimenticati, nonostante le nostre quaresime furiose, del dono della Pasqua e del suo trampolino, il venerdì santo. Eppure è tornato così di moda, in questa quaresima quarantenata.

Pensate se davvero potessimo iniziare ad annunciare che il Vangelo e la vita di Gesù in noi hanno una potenza di amore a servizio del nostro umano percepire che.. dando la vita, la si ritrova mille volte. Che essere cristiani è il modo più potente di essere Umani. Che quel che loro lodano oggi ..può essere ancora di più e sempre: essere cristiani illumina, sostiene, aiuta a vivere a pieno proprio così!

Per questo Lui ci ha dato la sua vita, perché solo con la nostra…che ci facciamo di buono?

  Dare la vita: giochiamo con le parole. Gesù ci ha dato la vita. Ma noi siamo già vivi. Abbiamo già la nostra vita. Ci sdoppiamo? Ci ha dato la sua da mettere “dentro” la nostra. Anzi, al posto della nostra. Nel battesimo la nostra vita naturale, è stata messa da parte. Continuerà a pulsare e caratterizzarci, certo ma è stata messa da parte e relativizzata. Quella che conta davvero in noi ora è la vita da Figli, figli di Dio, risorti. Il battesimo non ti mette dentro i “valori cristiani” né ti iscrive al club dei “bravi cristiani ideali”: ha congelato il potere di quella vita naturale in noi (che magari continuerà a provocarci perché ferita, abbandonata, narcisa, peccatrice, volubile, fragile, fallita, non voluta o amata…) e inaugurato in ciascuno la vita da Figli risorti e partecipi della comunione con tutta la Trinità. (infatti ci facciamo il segno della croce, nei loro tre nomi). Il sacro non esiste più: la vita di Dio è già in noi. Non è fuori di noi da adorare. (anche ma..innanzitutto in noi!)

Il battesimo infatti ci ha resi “re, sacerdoti e profeti”. 

Gesù morendo oggi in croce ha chiuso per sempre la religione sacerdotale (sacrifici, meriti, candeline, scambi, contratti, fioretti…), è stato Lui per scelta l’ultima vittima, l’ultimo sacrificio; ce lo ha garantito…Questa morte inaugura la vita sacerdotale: che non significa “preti”: ma laici e non, battezzati, resi sacerdoti, non perché “fai messa col cellulare” ma perché reso capace (messo in grado) di offrire il mondo a Dio, nella lode e nell’amore. 

Lodare Dio con la propria vita che ama gli altri. Doppia dose di amore e vita sparsa.

I preti dovrebbero poi accompagnare il gregge a questo…in quanto cani del Pastore.

Non è monopolio dei preti allora ma identità piena dei singoli battezzati:

“perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio, con il tuo sangue, uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, e hai fatto di loro, per il nostro Dio, un regno e sacerdoti, e regneranno sopra la terra». (Apocalisse 5, 9-10)

Sta parlando di noi…potessimo guardare alla nostra vita proprio dalla fine, da come finirà tutto, dalla “rivelazione”: (Apocalisse significa questo). Non è infatti da come finisce una vita, con la morte, che ci si rivela e uno capisce chi è stato?

Rabbia e dubbi, pur provocando, continuano ad abitarmi e motivarmi: e sono fiero di essere cristiano, perché Gesù non aveva certo previsto consensi epocali…applausi o flash mob…aveva parlato di chicchi di grano, senape e poco più, insomma, finalmente, di un cristianesimo di minoranza, ma lievito efficace: di cui non si accorge nessuno, ma di cui tutti hanno bisogno. E si dà la vita senza etichette, appartenenze, rivalse o ripicche, senza nessuna rivincita. Perché questo in realtà è già la vittoria più importante.

Il contagio più bello allora pare proprio quello di quando sentiamo che tanta gente si è resa disponibile a tornare a lavorare negli ospedali, ha fatto servizio volontario, ha lasciato altri lavori e le proprie nazioni, case e sicurezze… il contagio dell’amore che sa offrire sé stesso per gli altri e un mondo di speranza.

Baciando quel crocifisso gli “aspireremo” la vita: la rinnovi in noi, ci aiuti a fare di questo tempo una vita dal sapore diverso, non per essere alla moda, ma perché è solo questo il modo con cui vorrem(m)o vivere.