XXVIa Domenica t.o. B -’21

Fantozzi per salire…fa scendere tutti!

Dal Vangelo secondo Marco 9, 38-43.45.47-48

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

“Facciamo due comunità diverse…!” cantava Vasco Rossi, quasi 25 anni fa, nella canzone “Mi si escludeva”. Ma questa era la goccia di almeno 3 anni fa. Perdo colpi! Questa pagina ci costringe ad un brusco cambiamento di umore e prospettiva: tanto è mite e sereno, rassicurante l’inizio, quasi un po’ “volemose bbbene”, quanto quasi violento e scomposto il seguito. Macina al collo per affogare, tagliare e togliere pezzi, gettare nella discarica (Geènna); verrebbe da chiedersi, ma: “è lo stesso Gesù?”. Certo. A dire il vero la pagina di oggi è un collage e non una lettura continua a cui rimando. E questa è la prima cosa per comprendere a pieno il senso (anche di fare collage liturgici!). In seconda battuta possiamo vederci la passione, l’attenzione, il richiamo forse paradossale, iperbolico per dire valore e significato della testimonianza da custodire. Ma il bicchier d’acqua è bellissimo. E poi il richiamo al noi. E quindi loro. E allora gli altri. Le etichette, le diverse, necessarie, inevitabili appartenenze che si fanno asfittiche. Nazionalistiche. Scioviniste. Non ci seguiva. Forse, loro che cercavano con caparbia miopia i primi posti, vogliono far scendere qualcuno dal carro dei vincitori perché si sentono occupati. Vogliono il monopolio. Quante volte nelle parrocchie incide più il “noi” contrapposto che il noi comune. E questo perché si è perso di vista non solo il senso ma anche il valore che ci unisce all’ombra del campanile. Un principio di divisione, separazione, supremazia o chiusura fiera su di sé e le proprie cose che logora, scandalizza, e soprattutto non c’entra una benemerita “mazza” con la chiesa stessa. Va be… Per dire. Il cristiano non ha il monopolio del bene. Non si deve essere credenti per essere solidali, filantropici, volontari. No per fortuna ma spesso nelle nostre parrocchia si percepisce. E anche la chiesa a volte lo testimonia. La questione è sul motivo per cui lo fai. Riconoscere che quella persona è di Cristo. Non come condizione ma come lettura di fede. Riconosco Cristo dietro il bisogno con cui quella persona mi cerca. Al di là di appartenenze e battesimi e certificati: quella persona, magari non lo sa né gli interessa, è fatta a immagine e somiglianza di Dio… e Cristo è morto anche per lei. Questa mi pare la prospettiva più audace e devastante con cui raffrontarsi in questa domenica. Fa tremar le vene ai polsi e mancare il respiro, perché forse troppo difficile ed esigente. Prospettive. Ma impegnano tutta la vita nella realtà e nella convinzione da scegliere più possibile giorno per giorno. Vengono quasi i brividi…le vertigini…meglio andare a bere un bicchier d’acqua.

Domenica XXVa t.o. ’21 – B

Dal Vangelo secondo Marco 9, 30-37

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Non è che questa domenica le cose vadano poi meglio della scorsa, no? Le mie riflessioni su Pietro e Gesù (di questo si tratta NON DELL’OMELIA CHE TENGO NELLA MESSA come qualcuno sottolinea!!) han destato forse qualche sorriso amaro…o un sottile scandalo…ma oggi le cose non sono migliori. Quel che Gesù rimproverava a Pietro, se lo sente riconfermare dai discepoli, che evidentemente hanno capito niente di quel che Pietro stesso si è sentito rimproverare…Quindi Gesù conferma di essere un pessimo “responsabile del personale”, avendo assoldato questa dozzina di “bambacioni” che appena gira il naso, stanno lì a vedere chi è il più bravo o giù di lì…Come a scuola quando il prof usciva un attimo dalla classe… E non ascoltano altro che loro stessi ed il bisogno compulsivo di riconoscimento, approvazione, di salire o non scendere dal carro dei vincitori, li confonde e rende sordi e ciechi. In effetti la pagina non ha bisogno di grandi commenti. Penso dica bene quanto noi spesso rischiamo, molto religiosamente, di voler essere cristiani-credenti da soli, cioè non solo “a modo mio”, “per conto nostro” (autentiche bestemmie…) ma senza essere in relazione con il Padre. Se non vivendo la fede in un dio di fronte al quale rispecchiarci per sentirci bravi in quanto devoti perfetti generosi e impegnati…(un dio così funzionale ai nostri bisogni) o nascosti in un angolo con le nostre quattro certezze e l’inerzia (un dio così è un soprammobile, inutile!). Oggi Gesù mettendo al centro quei bambini ci annuncia che non si è cristiani né come ci va né da soli. Ma siamo sempre una famiglia di fratelli e sorelle nel suo nome che soprattutto-innanzitutto celebrando la messa assieme, sono accolti, creduti e mandati. Così come siamo. Anche spesso interessati più all’apparenza o al sonnifero che all’annunciare quel di cui abbiamo fatto esperienza. Anzi spesso…crediamo a tutto e a tutti meno che a quel che Lui pensa e ci annuncia di noi. Il Signore ci invita a riconoscerci da Lui creduti prima di dirci credenti o sperare di essere credibili. Che potrà mai significare?

Pietro – Gesù 1-0 Domenica XXIV t.o. B ’21

Visto dal vivo, questo sguardo mi ha aperto in due e commosso profondamente, quasi una sindrome di Stendhal. Dettaglio de “la Crocifissione di san Pietro, opera di Caravaggio, (230×175 cm), realizzata nel 1600 e conservata a Roma, nella Cappella Cerasi, a Santa Maria del Popolo.

Dal Vangelo secondo Marco 8, 27-35

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».

Povero Pietro. Per una volta che risponde bene alla domanda di Gesù, devono stare tutti zitti. Nella versione di Matteo poi, Gesù gli dice qualcosa tipo “beato te che la risposta te l’ha suggerita lo Spirito Santo, mica la sapevi…”. Poi, sconvolto da quel che Gesù ha annunciato, lo prende in disparte e si becca il resto… “Satana, vai dietro di me e muto!” Insomma… non ne fa una di giusta. Ma io oggi, scelgo Pietro! Mi dispiace per JC… si arrangi. È troppo permaloso, in questa pagina per i miei gusti. Io voglio stare dalla parte di Pietro. Da quando, qualche settimana fa questo vangelo, nella versione di Matteo, è passato nei giorni feriali, io mi son sentito attratto da Pietro. Oggi è lui l’ultimo. E Gesù ci ha chiesto uno sguardo privilegiato per gli ultimi. Bene. Non facciamo finta di niente. Del resto, che ha fatto di male? Ha dato una risposta bellissima e giusta, per quel tempo e quanto potevano aver capito. E poi? Ha preso in disparte Gesù e ha cercato di dirgli che quel che stava dicendo loro non gli sarebbe dovuto accadere! Togliamoci dalla mente la religiosità bigotta che abbiamo tutti e mettiamo a nudo questa parola. Sappiamo tutti che è sbagliato perchè veniamo da anni di catechismo e messe ed omelie preconfezionate… ma, in realtà..che cosa ha fatto di male, Peter? Ha solo detto alla persona a cui forse stava volendo più bene, per il quale si era giocato la vita, che stava seguendo con i propri sogni e desideri, alla persona in cui credeva e aveva dato fiducia…che non voleva che soffrisse. Gli stava cercando di dimostrare che gli voleva bene… Cosa avrebbe dovuto fare? Dire..”eh, va ben, cosa vuoi, bello mio, siamo al mondo per soffrire, no?” Oppure…”ehh, su dai, esagerato, non pensare sempre male, cosa vuoi che ti facciano…non far la vittima, hai bisogno sempre di essere al centro dell’attenzione”… oppure..”si va bene, ma tanto poi risorgi..”chettefrega…” non pianger su… dai, coraggio, anche a me una volta mi hanno…” ecc. ecc. Insomma… cosa avrebbe dovuto fare, Pedro? Voi cosa avreste fatto? Provate ad immedesimarvi nella scena. Lo stava solo difendendo. Era solo premuroso, attento e affettuoso. Era solo preoccupato. Come una mamma con il proprio figlio, un amico di quelli veri… un nonno con la nipotina… Gli sta solo dicendo..”no, non ti succede niente”. Magari pensando, ..”ci sono io a difenderti, meglio accada a me, faremo il possibile..” … Vogliamo fargliene una colpa? E poi? si sente accusare che “pensa secondo gli uomini”. Perché, cos’era… un drago? Un cyborg? un mistico? Era solo Pietro, il pescatore, un “poraccio” come tutti noi…un “porocan“… come si dice in Veneto. E allora? A me fa una tenerezza infinita, oggi, Pietro perché è al massimo grado della sua passione, del suo zelo, del suo protagonismo…ma è in buona fede. Non facciamo troppo i teologi e quelli che sanno cosa significa e cosa dice già la parola e trattano i messaggi di Gesù in maniera preconfezionata ma sterile. Io oggi, due lucciconi agli occhi me li sento per Pietro. Perché se non avesse detto niente…suvvia, sarebbe stato peggio e noi saremo qui a lamentarci del loro poco coraggio, dell’indifferenza, dell’incoerenza ingrata. Vivranno tutto questo lo stesso, lo sappiamo. Ma questo omaccione forzuto e peloso, oggi, arrogante, forse, ignorante, probabile, ma con il cuore d’oro…ha fatto l’unica cosa che andava fatta… voler bene. Prendersi cura. Avere a cuore. Io, ad un appassionato, perdono tutto. Tutto. Non so cosa farmene degli indifferenti, dei secchioni, di quelli bravi. Io oggi sto con Pietro e mando a quel paese Gesù. Mi dispiace, Gesùbbello, me lo hai raccomandato tu di star con gli ultimi, gli sfigati, di accorgermi di chi ha più bisogno, ce lo hai insegnato tu che il vangelo non è giusto, che Dio non è giusto, che si devono fare le preferenze, cioè prendersi cura di chi ha più bisogno, di chi è più sfortunato, di chi ne ha prese di più dalla vita. E allora, porta pazienza, ma oggi ti lascio andare…Vai pure avanti, cammina…stai pure con quelli che sanno sempre cosa dire, e ti danno ragione, a testa bassa. Io resto in ultima fila con Pietro, a consolarlo, forse ci fermeremo in un bar per una grappa o fumeremo un sigaro in silenzio, per farlo sbollire dalla rabbia e dall’imbarazzo in cui lo hai messo… ma io sto dalla sua parte. Con quelli che non ne fanno una di giusta, ma ci sono sempre, e almeno ci provano.