Facciamo il carico di “ombre”… Omelia XIa t.o.-B

A Venezia, sotto il campanile di S. Marco nasce l’ombra: ristoro, sollievo, riparo, conforto… pace… compagnia..  bere un’ombra! Anche il vangelo parla di ombre… quella del cedro nel profeta Ezechiele, 1a,  e quella di altri alberi nel vangelo, dove gli uccelli trovano non solo riparo ma anche appoggio, casa, nido…

Non fatichiamo a capire a cosa forse si sta riferendo la Parola… i primi caldi già ci fanno desiderare un ventilatore, l’aria condizionata, una bibita fresca o anche un po’ di ombra..

la Parola ci dice poi che tutto nasce da cose semplici.

Ez racconta perfino un Dio quasi arrogante, che fa preferenze…

alberi bassi e rami secchi…vi è mai capitato di sentirvi così? bassi, magari caduti in basso, piccoli…miseri o meschini… spenti inariditi, secchi, incapaci di fare qualcosa di buono, portare frutto,

   Dio fa le preferenze e vuole annunciare che anche queste persone possono portare frutto.

Tale padre tale figlio…il granello di senape, il più piccolo dei semi conosciuti…  allora queste pagine sono un inno alla vita.. al fatto che nessuno pensi di essere così poco da non potere diventare utile agli altri, fosse anche solo per dare un po’ di ombra.

>>vi chiedo… chi è “ombra” per voi? quale relazione, quale persona vi da riparo, conforto, sicurezza, protezione… chi vi fa sentire appartenenti e preziosi? e pensate davvero di non poter essere altrettanto per qualcuno? anche con un piccolo gesto: una cortesia, un sorriso alla cassiera, un complimento ben fatto ad uno sconosciuto, un gesto di rispetto per l’ambiente o di civiltà… 

che bello ad una stazione della metro..la macchinetta che da biglietti in cambio di bottiglie di plastica da riciclare…

Questo, ci dice Gesù, è il Regno di Dio… il mondo come Lui lo ha sognato affidandolo alla nostra responsabilità..

e mentre pensiamo che son cose fin troppo banali o scontate..che noi vorremmo salvare il mondo o creare il regno di dio coi nostri meriti, le nostre parole religiose, le preghiere e le devozioni, ricordiamoci di questa pagina: il regno cresce a partire da gesti semplici, anonimi, di cui quasi nessuno si accorge.

come un uomo che … significa che questi gesti così piccoli, sono quei semi, granelli di senape…che crescono e che sarebbe bello fossimo affamati nel ricercarli e riconoscerli …

nemmeno si sa come, dice il vangelo, ma ci sono e crescono.

Ad es. alla fine di una giornata…”Ho colto la presenza del Padre in me o in altri? mi sono accorto di segni dei tempi, li chiama il CV2… che crescono a volte anche nonostante noi stessi?

Saremo capaci di riconoscerci chiamati a costruire tale regno, con questa responsabilità? essere ombra…e sostegno, gli uni per gli altri… il Signore Gesù ed il suo vangelo…lo vorrebbero essere, per ciascuno.. trovare riposo quando appunto le nostre vite si sentissero troppo piccole, secche o insignificanti..o semplicemente ci dichiarassimo fuori da tali prospettive…

non impediamo alla Parola e all’eucaristia di darci ombra..di essere come quei semi…e ringraziamo il Signore di questa enorme possibilità che offre alle nostre vite.

Chiediamogli di essere un terreno accogliente e disponibile per portare frutto e sostenere con la nostra generosità e premura la crescita misteriosa del suo regno…perché venga anche attraverso l’ombra che sapremo essere per il nostro prossimo.

DOMENICA XIa t.o. B

Se la fede ci fa essere credenti e la speranza ci fa essere credibili, è solo la carità che ci fa essere creduti. (Tonino Bello)

Dal Vangelo secondo Marco 4,26-34

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

Se guardato, per quanto curioso, ogni seme è piccolo, chiuso, duro; sembra insignificante o anonimo eppure è potente, completo, misterioso ed esplosivo. Contiene vita. A quel tempo immagino buttare semi fosse delicato, rischioso, dispendioso… un investimento. In fondo, mica c’erano i consorzi o i negozi per comprarne quanti volevi. Ogni seme era un distillato di speranza. E allora il Regno di Dio è come buttare questi semi. Venga il tuo regno significa desiderare che venga un mondo caratterizzato da questo stile. Seminare semi di Vangelo. Significa che faccio qualcosa come quel seme, nel nome del Signore Gesù. Una telefonata che mi costa, una telefonata gratuita e disinteressata solo per manifestare premura e attenzione, una telefonata al posto di un messaggio, un messaggio invece di niente, un grazie sincero e motivato al barista, un complimento alla commessa, un sorriso ad un bambino per strada, un articolo di giornale condiviso, una notizia positiva inoltrata (dopo averne verificato le fonti), un silenzio pacifico, un regalo inaspettato, un complimento gratuito e specifico a chi vive al nostro fianco, un gesto di attenzione nei mezzi pubblici, parole di incoraggiamento e sostegno a chi al nostro fianco pare non farcela più, una scelta che mi costa, spegnere la musica – mettere in modalità aereo il cellulare e provare a ringraziare il Padre per qualcosa…fare un elenco e sforzarsi di arrivare a 10 cose… poi tra una settimana a 20… fermarsi a fare una visita a qualcuno che non se lo aspetta e magari nemmeno se lo merita ma… dare del tu al cassiere del supermercato con un sorriso gentile, cercare la collaborazione, contare fino a 10 e non pensare parolacce migliori prima di esplodere… come dite? troppo romantico? molto “politically correct? troppo “friendly”? Eppure occhio… non si giudicano così anche i semi? quindi non fate i semi nel senso di ..non siate così poco accorti… cominciamo da qui…per porgere l’altra guancia, perdonare fino a 70 volte 7, lasciare l’offerta sull’altare e andare a riconciliarci col fratello…faremo a tempo..intanto innamoriamoci di uno stile diverso di vivere in modo ospitale e premuroso, attento, le piccole cose, diamo una qualità diversa alle relazioni… e soprattutto…quando lo facciamo, diciamoci che l’abbiamo fatto perché “venga il Tuo regno”, perché siamo cristiani e vogliamo comportarci com Lui, JC, non perché è bello o siamo buoni… ci farà bene, dandoci concretezza e significato.

Sul ponte sventola bandiera bianca… Omelia Corpus Domini 2021 B

In metropolitana ascolto senza volerlo l’epitaffio a F. Battiato: 

Aò, è morto B.! chi? Er cantante, quello che ha scritto La cura…” ah.. bella, ma’a ricordo. 

(Molto usata nei social o in tv per il suo messaggio)

(all’inizio dell’omelia, tutta l’assemblea interpellata, conferma che “La cura” è la canzone più bella di F.B… perfetto!)

Anche a me piaceva, l’ho sempre seguito volentieri negli album e in concerto: inquieto ma riservato, curioso e intelligente, dedito a pittura, cinema, teatro e soprattutto musica: dal pop alla classica alle sperimentazioni, sempre in ricerca di senso, letture, esperienze, tra filosofie e religioni, capace di fine ironia e sarcasmo. Peccato sia ricordato dai più per “La cura”: canzone molto bella, una strana dedica di amore e passione, eppure è sintomatico. La necessità delle persone di sentirsi interpretate da quelle parole o meglio dal desiderio che esprimono: “io avrò cura di te, ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via…” chi non vorrebbe sentirsi promettere questo da chi dice di volerci bene? 

Ne abbiamo avuto tutti bisogno. Oppure chi, in uno slancio di amore e sano protagonismo, non ha avuto bisogno di promettere questo a chi amava, sentendosi forte ed importante: “Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore, dalle ossessioni delle tue manie, supererò le correnti gravitazionali, perché sei un essere speciale, ed io, avrò cura di te”. Il successo di questa canzone sta proprio qui: abbiamo bisogno di questi sentimenti. Di farli nostri nel prometterli o desiderarli, donarli o riceverli. Ci rendono pienamente umani, senza vergogna. Eppure, spero di non apparirvi azzardato, questi desideri così belli non sappiamo riconoscerli, come cristiani, nei nostri cuori…pensiamoci. La pecorella smarrita, il figlio prodigo per cui si festeggia, l’adultera perdonata, i piedi da lavare nell’ultima cena… che peso hanno nella nostra fede? Un Dio che si prenda cura di noi…ne abbiamo consapevolezza? Che intendo dire?  In fondo l’eucaristia cosa ci dice? Che Gesù nel darsi a noi per amore, facendosi pane e vino per la nostra salvezza, non si è limitato a dirci che avrà cura di noi ma che offre addirittura la sua vita per noi, molto molto di più! Ma forse neppure ci facciamo più caso. Troppo spesso sappiamo elencare cosa abbiamo fatto o faremmo per Dio ma così poco quel che Lui ha fatto per noi. I nostri meriti e diritti, non quello che Lui ci offre. Essere cristiani significa essere figli. Riconoscersi creduti e amati dal Padre prima che indaffarati a far del bene…per Dio.

Non ci ha promesso cose irreali, come Battiato, di evitare la nostra realtà…“ti solleverò dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo dai fallimenti…Supererò le correnti gravitazionali lo spazio e la luce per non farti invecchiare“ Gesù questo non lo dice perché, ce lo ricorda proprio l’eucaristia, è reale, qui in mezzo con noi per affrontare, non evitare gli scogli del tempo e le croci quotidiane. Ecco una delle differenze più belle tra noi cristiani e la filosofia buddhista. La nostra storia concreta, il tempo, la vita e le relazioni, le rughe e le cicatrici. Nell’Eucaristia Gesù si prende cura di noi facendosi nostro cibo, nutrimento, forza, ci rende figli, liberi e responsabili. Non fa tutto lui! Non ci chiede di essere eroi né ci vuole inermi, passivi a farci curare. Infatti il pane e il vino mica son fatti per essere adorati. Ma mangiati e dare forza di vita in noi, per diventare cittadini in questo mondo, senza aderire alle sue logiche. Fate questo in memoria di me. Battiato canta…“Povera patria schiacciata dagli abusi del potere di gente infame, che non sa cos’è il pudore, si credono potenti e gli va bene quello che fanno e tutto gli appartiene”. Canzone bellissima, a ricordarci, se volete, che il cristiano non tiene la testa sotto la sabbia né si nasconde al caldo in chiesa a fumare l’incenso nella sua comfort-zone con quelli che la pensano come noi…: “Tra i governanti quanti perfetti e inutili buffoni, questo paese devastato dal dolore Ma non vi danno un po’ di dispiacere Quei corpi in terra senza più calore? attualissima! Eucaristia è politica perché azione, sguardo critico sulla realtà, capacità di informarsi, indignarsi, denunciare e schierarsi innanzitutto dalla parte degli ultimi, degli scartati per dirla con Papa Francesco; che significa “fare la comunione”? siamo terrorizzati dal farla senza la confessione prima…ma dopo, che ce ne facciamo? La usiamo per vivere gesti e sentimenti di comunione? per creare un mondo come si deve, far venire il regno di Dio e costruirlo? o è come un po’ di lexotan, un digestivo per i problemi, una mentina per l’alito che ci fa sentire a posto? 

Eucaristia è sentirsi inviati a costruire un regno fraterno, non buono, regno di pace e giustizia, legalità, trasparenza, prossimità e passione non rispetto! (parola vuota e assente dal vangelo!) partecipazione, impegno civile e solidarietà sociale. Non nasce da desiderio di Gesù di essere adorato, siamo noi che con devozione, lo facciamo, col rischio a volte di ridurlo ad un feticcio. Ma di essere nostro alleato, come spiega Mosè al popolo nella 1a e conferma l’autore di Ebrei nella 2a. Cristo, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso – purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente- Per questo egli è mediatore di un’alleanza nuova, perché, i chiamati ricevano l’eredità eterna che era stata promessa.

Battiato canta  “E ti vengo a cercare Perché sto bene con te, Perché ho bisogno della tua presenza per capire meglio la mia essenza”. Anche noi cristianicapiamo chi siamo veramente solo vivendo la comunione con Cristo e lo Spirito, specchiandoci in Lui, lasciandoci curare dalla buona notizia, la sua presenza nel vangelo e nel pane, nei poveri e della qualità di amore e comunione che riusciamo a vivere. Se riconosciamo che in Lui abbiamo trovato il nostro “centro di gravità permanente, che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente”  ..va be.. mi permetterà di vivere alla sua presenza ed in equilibrio. E questo vale molto molto di più di una semplice ma bellissima cura. Gesù si fa nostro alleato e ad ogni eucaristia questa relazione ci rinforza, ci nutre e rimanda nel mondo a creare quella comunione che è dono da accogliere e responsabilità da condividere. Speriamo come cura, ci basti…