Domenica XXVIa T.O. – A

(Tempo di lettura previsto: 5 minuti)

UNA CHIESA IN SICILIA, A PALERMO..
In Ascolto del Santo Vangelo secondo Matteo 21,28-32

In quel tempo Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

A chi diamo ragione?  che ve ne pare, provoca Gesùbbbello..
Quali sono i destinatari del suo discorso? chi e perchè vuole raggiungere?
mi piace questo provocatore, che vuole far pensare, riflettere, interrogare.
Che butta lì una storia, finale aperto, in modo da non dare soluzioni o ricette.
Ma solo gli ingredienti buoni per fare verità, ordine, pulizia.
Non ne ho voglia… non mi interessa, non ci sto…eppure mi impegno, faccio…
SI!!! signorsìsignore… ci vado, credere obbedire combattere, avanti così! ma poi… come è difficile.. cristiani a parole e dichiarazioni o coi fatti? uno non esclude l’altro, i due estremi son solo per far ragionare.
I si troppo convinti… che poi implodono, perchè riducono la scelta cristiana, la risposta di fede in GEsù morto e risorto in qualche pellegrinaggio, devozione, tradizione, pratica religiosa o sociale…i sacramenti chiesti per abitudine, convenienza, scaramanzia o inerzia…. la parrocchia palcoscenico, ricevente….
I no svogliati… chissà però detti a chi… a quale immagine di Dio cattivo e curioso, di chiesa morbosa e invadente, a qual volto di prete, suora, nonna o mamma bigotti che hanno fatto marcire un buon seme…. e invece poi mi metto con le azioni a vivere il vangelo, perchè non ne posso fare a meno…
Pubblicani e prostitute..entreranno non in paradiso, occhio a cosa capiamo, ma nel regno di DIo nel mondo come Dio lo ha sognato..il mondo nuovo che ha Dio come Padre Creatore, Gesù come fratello e compagno di viaggio, lo Spirito Santo come wi-fi.. le parole del vangelo come legge…. ci precedono perchè si fidano e ne hanno bisogno… non vantano meriti, non hanno scorie ne zavorre… ci precedono… ma noi siamo chiamati a seguirli..

“Dio, fa le squadre..” – Omelia Domenica XXVa TO – A

Quando da bambini si dovevano fare le squadre per giocare a calcio, si sceglievano due capitani; gli altri erano schierati in riga e  venivano squadrati dall’alto in basso. I primi a venir chiamati, direi contesi, erano i più forti; poi ci si accontentava (rassegnati) dei mediocri, sbuffando alla fine nel dover prender su l’ultimo rimasto…che nessuno voleva. Era tutto un mercato di sguardi: venivi squadrato come un frutto per capire se eri fatto.     
Ci siamo mai sentiti guardare così? valutati per le nostre capacità o meriti…dall’alto in basso, desiderosi di far bella figura, essere notati, scelti.       Sentendosi magari umiliati, scartati, indegni. 
Anche gli operai del vangelo saranno stati guardati così…
Allargo la domanda, forse bruscamente: come ci sentiamo guardare da Dio? quando mi metto a pregare, mi siedo nel banco in chiesa, mi metto alla Sua presenza, che percezione ne ho? è uno sguardo buono, paziente, comprensivo o esigente, duro, rigido?
Proviamo ad ascoltarci, non è tempo perso, rientriamo in noi stessi
Gesù in questo vangelo ci annuncia che Dio ci guarda non per selezionarci in base ai meriti, se siamo forti per lavorare nella vigna o giocare a calcio nella sua squadra.    Ci guarda da padre premuroso, consapevole e attento ai bisogni dei suoi figli.
  Non per i meriti, che sono le nostre conquiste, capacità, pretese ma in base al bisogno profondo che abbiamo, qui e ora. 
I meriti ci distinguono…i bisogni ci accomunano. Di fondo siamo tutti umani, creature. Non sto dicendo non sia giusto lavorare, impegnarsi con responsabilità, dedizione e competenza. 
Ma il nostro Dio è differente, non è un padrone che fa i conti e dà a ciascuno il suo, ma un signore che dà a ciascuno il meglio, che garantisce a tutti le migliori possibilità. Un Dio la cui prima legge è che l’uomo viva bene. Non è ingiusto verso i primi, è generoso verso gli ultimi. Dio non paga, dona.      Non valuta, ama.
E’ tutto un gioco di sguardi: dimmi come ti senti guardare da Dio e ti dirò che cristiano sei…
-Pensate alla chiamata di Davide, nell’AT: Dio guarda il cuore, non l’aspetto, dirà il profeta Samuele al padre del giovane;
Il Padre vostro sa di cosa avete bisogno, ricorda Gesù insegnando ai discepoli a pregare…
-O quando dirà alle persone attorno a sé che le prostitute e i pubblicani li precederanno entrando nel regno dei cieli; 
o chiamando Matteo dal banco delle imposte, dirà di essere venuto non per i sani, i forti, i giusti ma per gli ammalati, i bisognosi di lui; quando ricorderà, lodando l’ultimo posto del pubblicano, di non essere farisei, ipocriti che si fanno belli dei loro meriti per essere riconosciuti e poter scegliere i primi posti;
  Beati gli ultimi se i primi “gà creansa” diciamo per ridere…quasi volendo stemperare un passaggio del vangelo faticoso e scomodo. Eppure liberante. Davanti a Dio innanzitutto c’è quel di cui abbiamo più bisogno. 
Perché ve ne state qui tutto il giorno senza fare niente? Il padrone si interessa e si prende cura di quegli uomini, più ancora che della sua vigna. Qui seduti, senza far niente: il lavoro è la dignità dell’uomo. Un Signore che si leva contro la cultura dello scarto! Ecco la sua di creansa, lui che è il creatore. Non il contabile. Quegli operai (se ultimi ci sarà stato un motivo) hanno comunque portato a casa il pane per la propria famiglia quel giorno, stupiti e felici. Si sono sentiti uomini, utili e soddisfatti!
Chiediamo al Signore di metterci alla sua presenza sempre partendo dalla concreta situazione di vita in cui ci troviamo, senza paura di riconoscere che abbiamo più bisogni che meriti; è Lui il capitano che fa le squadre non per vincere ma per farci giocare da titolari, con lo sguardo più bello e incoraggiante, quello della
speranza e dell’amore di un padre per i propri figli.

Domenica XXVa T.O. – A

(Tempo di lettura previsto: 4 minuti)

In Ascolto del Santo Vangelo secondo Matteo 20,1-16

Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.

Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

La questione è che ha iniziato dagli ultimi. Così i primi avrebbero visto e si sarebbero “arrabbiati” ed indignati.
Perchè se il padrone avesse dato il denaro ai primi, che avevano lavorato tutto il giorno, questi se ne sarebbero andati a casa felici…poi lui avrebbe potuto far quel che voleva con gli ultimi, renderli felici e stupirli con la sua prodigalità.
Invece lo fa apposta… la carognata, per provocare una reazione per noi giusta e legittima.
Noi ragioniamo coi meriti, Lui, il padrone, ragiona sul bisogno.
Come fa una coppia di genitori coi propri figli…tutti uguali eppure così diversi.
Come se il figlio maggiore si lamentasse perchè la mamma da troppe attenzioni al fratellino minore, magari ammalato o peggio.
Lui ragiona secondo il bisogno. E vuole essere generoso e dare vita.
La vigna è il regno di Dio e la vigna dà il vino. IL vino nella Bibbia è sempre la gioia, la festa… come alle nozze di Cana, il primo miracolo di Gesù!!
Il padrone, Dio, mai si stanca di uscire e chiamare. Gli interessa che tutti possano lavorare per Lui e per costruire un regno di gioia. Essere felici. Prospettiva interessante…
Esce a chiamare alla soddisfazione e alla gioia perchè questo è il primo bisogno e il primo annuncio cristiano.
Dio non è giusto, ma fa preferenze. Sempre, Gesù lo ha dimostrato. Primo chi ha più bisogno: poveri, mendicanti, sbandati, ultimi, emarginati, esclusi.
Chi ha lavorato tutto il giorno, come il fratello maggiore della parabola del padre misericordioso..è bravo, onesto, giusto..ma non fa con amore e pensa a sè stesso. Non sa stupirsi ne accorgersi della gioia dell’altro. Non è empatico, al limite..antipatico.