
Roma, 13 novembre 1964: Giovanni Montini, da poco nominato papa col nome di Paolo VI, sta celebrando in San Pietro. Compie un gesto storico, verso la fine della messa, deponendo la sua tiara o triregno sull’altare e lasciandola li: una preziosa corona che rendeva il papa “padre e principe dei re, rettore del mondo e vicario di Cristo sulla terra”; voleva far comprendere che lui non avrebbe voluto per sé quanto da essa rappresentato, una scelta quindi di povertà, dialogo coi non cattolici, rinuncia a qualsiasi forma di potere temporale e politico. Confermata in modo diverso, attraverso anche il Concilio Vaticano 2°, dai suoi successori: iniziava l’impegno per una nuova chiesa dopo che per secoli si era mescolata al potere politico e regale in tanti modi diversi. Teniamo sullo sfondo questo gesto per comprendere meglio la festa di oggi. Siamo alla conclusione dell’anno liturgico e celebriamo Cristo Re: istituita recentemente nel 1925, un periodo drammatico per l’Occidente, appena conclusa la 1a guerra mondiale, già pronta la 2a. In Europa andava diffondendosi un delirio assoluto per il potere: in Italia era iniziato il fascismo dopo la marcia su Roma, Stalin in Russia, il nazismo cominciava in Germania, Spagna e Portogallo stavano cadendo in mano a regimi totalitari. Tutti avevano la pretesa di dominare il mondo e sul popolo in modo assoluto. In questo contesto Pio XI istituisce questa festa per ricordare che la storia non appartiene ai potenti di questo mondo ma a Cristo. Personalmente questa festa non mi piace. Potendo, farei volentieri a meno di celebrarla. Non mi interessa. E’ invenzione umana, per rimarcare confini, superiorità, un certo tipo di fede, un volto di chiesa e di Dio che forse in quel preciso contesto storico, al limite, poteva avere anche un suo perché. Ma oggi…che senso ha? che frutti ha portato?
È pur vero che nel vangelo Gesù a Pilato risponde di essere re: ma quando nei vangeli lo nominavano (gli altri) re..quando “andavano a prenderlo per farlo re”…Lui sempre si dileguava. Noi invece, caparbi, a metterlo sopra gli altari con la stessa nonchalance con cui lo schiafferemo tra paglia e muschio nel presepe. Non mi convince. Ci fa sentire sudditi potenti, ci rassicura, perché allora guardiamo il mondo dal carro dei vincitori. Pazzesco. Dovremmo sentirlo nella nostra coscienza al limite, solo lì vuole essere re… ma come?
La lavanda dei piedi, il servizio, la carità, scegliere i disponibili e gli ultimi: mi chiedo se oggi abbia un senso proclamarlo re, con tutto quello su Dio, chiesa, fede, clero che ne consegue. Se essere cristiani oggi sia come qualche decina di anni fa…o siamo irrilevanti? Al di là dei nostri asfittici microcosmi parrocchiali…cosa troviamo? Siamo noi e il nostro gruppo, il nostro modo di fare, i veri re che si vogliono imporre, scalzando gli altri dal palcoscenico parrocchiale dove siamo.
Mi chiedo quale sia chiamato ad essere il sapore di una testimonianza cristiana oggi…che si impone, visibile, convincente, consensuale? oppure più evangelica? senape, fico, 12, piedi, Zaccheo; a me sembra che mai come oggi sia bello e gratuito annunciare il vangelo: ma abbiamo il coraggio di mettere in secondo piano tutto il resto? di fare verità di quello che conta veramente? di sopportare lo smacco della poca visibilità e presenza? del vangelo, insomma…quello vero, nudo e crudo! che agli occhi del mondo ci fa vedere come arretrati da medioevo, ridicoli, repressi, irrazionali, che non pensano con la propria testa…nel mondo la religione cristiana è la più irrisa e ostacolata, sono più di 300 milioni i nostri fratelli e sorelle perseguitati per la fede e noi restiamo qui a chiacchierarci alle spalle e lamentarci.
Eppure è proprio quel vangelo che cambia il mondo e continua a stupire, che ha sconvolto gli atei, gli artisti, Dalì, Pasolini, De Andrè, i filosofi e gli atei; solo Gesù inquieta, affascina, provoca. Perché molti (non certo tutti) apprezzano papa Francesco ? perché vive il vangelo! Il dialogo tra Pilato e Gesù è bellissimo. Un condannato a morte che non ha nulla da perdere e il potente militare romano. Gesù a testa alta controbatte colpo su colpo. Pilato arranca. Cosa è la verità? rischia il posto se la popolazione insorge, deve difendere l’imperatore romano. Gesù dice di essere venuto al mondo per dare testimonianza alla verità. Pilato non saprà uscirne da questo discorso. Cos’è la verità? Se lo chiede anche Vasco Rossi alla radio…. quando diciamo che questo è “vero” caffè? quando una borsa non è taroccata? ma soprattutto..quando ci siamo sentiti veri nella nostra vita? cosa stavamo facendo? l’altro giorno a scuola con gioia una maestra diceva a un papà che suo figlio era molto generoso perché prestava a tutti i pennarelli; si è sentita dire che non era generoso ma “poco furbo”, che lui portava a casa i soldi mica per i pennarelli agli altri! ma oggi per caso educhiamo ad essere furbi? quando si vanno a vedere le partite di calcio dei figli…o nei confronti degli altri…quale è la verità della persona a cui rimandiamo nell’educare? un uomo vero per il mondo è quello che se ne frega degli altri, pensa prima per sé, fa quel che gli conviene e piace perché è furbo e scaltro…ma ne siamo convinti? non li vediamo i risultati? complice anche una comunicazione sociale e mediatica di tanta politica che ci vuole solo incattivire, per carpire il consenso…non per orientarci al senso…al vero senso della vita. Gesù si pone come il vero senso della vita..io sono la via, la vita, la verità..dirà ai discepoli..chi cerca di vivere come me è cristiano.
Venga il tuo regno, diremo nel PN, venga il mondo come lo hai sognato tu, coi tuoi criteri di giudizio e valori precisi, venga è: augurio, desiderio, speranza, impegno, dono! ne abbiamo così bisogno, per imparare che se prima non sei tu il re delle nostre coscienze e vite, non servirà nulla innalzarti sugli altari e indossare le nostre tiare preziose per sentirci bravi cristiani.
Aiutaci, Signore, a riconoscerti nel bene che ci provochi a fare ogni giorno, donaci di essere cristiani, non furbi e sentirti compagno di viaggio in questa vita che così spesso ha bisogno della tua giustizia, della tua speranza e della tua pace.