Vi va un po’ di Karaoke?
https://www.youtube.com/watch?v=6zyTMv_qDVU
In ascolto del Vangelo secondo San Matteo 28, 16-20
In quel tempo gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
Fate discepoli.. Gesù si fida di me, di quel che ho vissuto e sto vivendo con Lui. In forza di questo sa che io posso testimoniarlo. Non dire cose su di lui, non spiegarlo come un argomento da capire, ma raccontare la strada fatta grazie a Lui.
Essere cristiani significa poter rileggere la propria vita sotto l’ombra della sua presenza. Poter raccontare che senza di Lui la mia vita sarebbe stata diversa. Non dico migliore o peggiore, intanto.. ma almeno diversa!
Se nella preghiera, nella confessione, nel tempo di silenzio, parlando regolarmente con qualcuno che mi accolga e accompagni in questo, nel tentare di assaporare il Suo vangelo e immedesimarmici, se nelle messe celebrate (e non assistite tenendo buoni e seduti i bambini.. ) io son riuscito a diventare più umano: a far pace con la mia storia, a lasciarmi voler bene ed addomesticare, se ho smussato qualche rigidità, abbattuto qualche alibi, imparato a non subire e gestire il mio carattere, integrare la mia persona sotto tutti i suoi vari aspetti, imparato ad amare meglio, di più e a oltranza.. se ho ritrovato in me la pace, l’equilibrio, il sapore di essere liberamente quel che sono.
Così gli faremo pubblicità: saremo suoi “testimonial” autentici. Così, non facendo fare attività o dicendo parole vuote per dovere o taciute per paura, avremo qualcosa da dire. E mentre lo racconteremo.. lo diremo anche a noi, riconoscendolo, irrobustendolo, rafforzandolo come aumento di fede e di sicurezza.
Ci farà bene, ci farà fare verità della nostra fede e della nostra vita spirituale; ci farà percepire se sotto la mia fede e il mio dirmi cristiano c’è un incontro o un incarico.. un incontro col vivente ogni giorno con noi.. ci libererà da tante cose superflue e zavorre “perbenistiche”.
Allora daremo anzi, saremo, un volto di chiesa radioso, sereno, accogliente e disponibile. Non acido, borioso, vile o meschino.
Battezzandoli.. insegnando loro.. questo verrà dopo, col tempo, con e nella chiesa.
Ritorniamo con fiducia nelle nostre Galilee.. nei nostri “paesi” d’origine.. li dove siamo di casa, cioè nella nostra vita, così come siamo. Quello che siamo va già bene, è il nostro punto di partenza, il porto al quale far attraccare la barca di Gesù in noi, per accoglierlo. Senza aspettare altro.
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