Sasso o mattone? Omelia XXIIa t.o. A ’20

Materiale simile, uso totalmente diverso, vediamone uno alla volta, ci aiuteranno a comprendere la Parola di oggi e a riflettere sulle nostra vita e fede. Dunque, riconsideriamo i vangeli: ricordate?

Pietro domenica scorsa era beato, per aver risposto bene a Gesù che lo loda! Oggi è satana! Era pietra su cui costruire, oggi sasso che fa cadere. La parola greca è simile, la traduzione ha un po’ tradito con eccessiva faciloneria. Pazienza. Gesù gli dice che è

pietra di inciampo: un pieron, da scansare con l’auto, spostare in un sentiero…scandalo, occasione di caduta, ostacolo.

Ger, prima lettura: Derisione, beffa, vergogna, scherno-presa in giro. 2700 fa il profeta si lamenta che lo prendono in giro…

Penso a quando nella mia vita mi sono un po’ vergognato di essere cristiano o dirmi prete e soprattutto quando nel mio cuore, pur riconoscendo la presenza di Dio mi son girato dall’altra parte per prendere una decisione o confermare una scelta che mi faceva comodo; quando, nella mia coscienza, pur riconoscendo delicata ma decisa l’eco del messaggio evangelico, del suo stile di vita, io preferivo controbattere con la mia orgogliosa autosufficienza, l’esperienza che ti fa dire, ma si, mi arrangio, non mi servi, basto a me stesso, voglio applausi non la croce, il consenso non la fedeltà…Mai successo? Penso a tanta gente che in confidenza o nella riconciliazione vive la stessa dinamica, la riconosce ma sceglie liberamente. Nella vita di coppia, nell’onestà al lavoro, nell’educare i figli o scegliere trasparenza, legalità o impegno. Del resto Dio è padre e l’amore lascia liberi e chiede responsabilità.

E nelle nostre comunità? Spesso molto indaffarate o un po’ chiuse, museo più che palestra di vita…si avverte quasi un pudore a parlare di Gesù e del vangelo, di quanto ci chiede come scelte concrete…confrontandolo con le tante iniziative e attività, quasi un dazio da pagare perché siamo in parrocchia o c’è il prete che deve far le sue cose e allora lo accontentiamo…si, purtroppo si! A volte il prete sembra doversi scusare per parlare di Dio o ricordare che è una comunità e non una cooperativa, un luogo dove si dovrebbe fare esperienza di Dio e non che questo fosse ignorato, dimenticato o lasciato ai soliti, ai devoti, ai creduloni.

Che Dio ha qualcosa di dire a tutti non solo alle catechiste. A volte sembra ci siano due livelli: quelli che pregano e ci credono, quelli che danno una mano e fanno. Ma è davvero questo il senso di una comunità? Quante energie, risorse e persone nelle parrocchie sono dedicate all’evangelizzazione e quante agli altri? Eppure siamo tutti nel palcoscenico parrocchia ma di Dio e della sua salvezza a chi interessa? Si sta bene e si lavora meglio lo stesso. La sorgente è unica ci mancherebbe, tutti vi attingono per fare quel che son chiamati a fare, ma con uno stile evangelico, unità, corresponsabilità. Non ci sono livelli diversi, ma tutti chiamati ad appartenere e vivere il proprio battesimo come si desidera. Ma avendo almeno chiare le specifiche priorità! E viene in mente il Vangelo, pietra di inciampo: anziani, capi sacerdoti e scribi…condannano Gesù, cioè gli addetti ai lavori, quelli che frequentavano la sinagoga, la parrocchia insomma, vogliono farne a meno, interessante, attuale.

   Pietra come Mattone:  costruire

Domenica scorsa Pietro, riconosciuto da Gesù come beato, viene indicato come pietra, mattone su cui la chiesa si costruirà … è Gesù la pietra angolare che terrà su tutto, Pietro e con lui papi vescovi preti e battezzati tutti…saremo e siamo i mattoni chiamati ad appoggiarci alla pietra angolare per costruire e far vivere il suo regno…ci crediamo? ma come si fa? restiamo alla parola…

-1a Mi hai sedotto… il rapporto con Dio ci ha un po’ sedotti? da gusto? sentiamo che vale davvero la pena credere? Essere credibili

-2a Non conformatevi, lasciatevi trasformare, rinnovate il vostro modo di pensare…coscienza critica.. sveglia di fronte alla realtà da leggere non da atei, senza dio, ma alla sua presenza! vivo nello spirito, risorto dalla Pasqua..nemmeno 2000 anni fa era facile…

i vostri corpi come culto… relazioni, stile di vita, umanità salvata diventano preghiera, culto a Dio, con la mia vita! non solo devozioni

-non aver paura che questo ti faccia perdere la vita ma ritrovarla 

>>Pietro è contemporaneamente sasso di inciampo o mattone per costruire e noi tutti, da allora, oggi, sempre, con lui siamo chiamati a chiedere aiuto al Signore per essere altrettanto consapevoli di questa responsabilità. Chi e cosa vogliamo essere, gli uni per gli altri? mattoni o sasso di inciampo? capite che lo sguardo a vicenda, sarà molto diverso..e senz’altro il tipo di vita.

Ma anche il risultato finale…

perché costruzione fa rima con distruzione. 

Da che parte vogliamo mettere le nostre energie?

XXIa Domenica t.o. A

Dal Vangelo secondo Matteo 16, 13-20

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». 
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Appena uno si siede un attimo, “spiritualmente parlando”salta sempre fuori questa pagina. Con quell’avversativa antipatica e arrogante..”Ma..” Come se un po’ scocciato, Gesssùùbeellllloo ti sbattesse gli occhi in faccia, ti appoggiasse una mano sulla spalla destra e con un sorriso sarcastico ti dicesse..”si, va ben, dai, non raccontarmi, (raccontarti, raccontare) le solite cose a memoria. Dimmi chi sono io per te, non mi interessa altro. Che ho fatto finora di buono per te, per la tua vita? Che ti ho fatto scoprire? Che ti ho fatto vivere? Perché continui a credere in me, pregarmi, frequentare messe e fare il bravo? Lo fai, no? No? non importa… tanto le parrocchie stanno in piedi lo stesso… raccontami dai: non parlarmi nè rispondermi come ti diceva la nonna, come ti raccomandava la catechista, come ti han detto i preti o le suore, come hai studiato a scuola o letto da qualche parte… dimmi se sei felice di conoscermi e frequentarmi.. chi sono per te? Che io ci sia o meno ..sarebbe lo stesso? Cribbio…. cosa gli risponderesti?

Marietta monta in gondoea…Omelia Assunzione di Maria 2020

Padre Germano è il priore della sua comunità di frati francescani; restano tutti di stucco al vedere quell’opera, attesa ben due anni. 

Siamo nel 1518, Venezia, sestiere S. Polo, la chiesa è S. Maria Gloriosa dei Frari; si trovano davanti alla pala d’altare sul quale un giovane Tiziano ha dipinto l’Assunta. Maestosa, carica di luce intensa e colori vivaci. Ma non va! Si aspettavano qualcosa di più tradizionale, lineare, piatto, a due dimensioni come sempre. Frati, fedeli e artisti del tempo la rifiutano contrariati. 

Solo quando verranno a sapere che l’ambasciatore austriaco la vuole comprare per conto dell’imperatore Carlo V, si ravvedono e decidono di tenerla. 

  La festa di oggi, proviamo a comprenderla da qui. Come qualcosa che rischiamo di omaggiare guardandola da fuori…ma senza gustarla. Non serve a niente essere raccolti e devoti se ci manca il desiderio di scoprirne il significato, vivere una promessa che si faccia per noi attesa e benedizione di vita. Non sia solo come qualcosa per cui venire in chiesa ma lasciamoci scuotere la vita, come le vesti di Maria nel quadro.

  Anche il vangelo ci aiuta, lo conosciamo bene: Maria visita Elisabetta ma sappiamo che anche Gesù e il Battista si riconoscono e paiono ballare di gioia. Luca parla per 3 volte di grembo che sussulta: sa di pance rotonde, intimità sacra, vita che palpita, novità inattesa che spinge, energia che pulsa, amore che vuole esplodere, essere accolto, crescere e contagiare. Come sono belle e vive queste donne, mai ferme! è tutto un via vai: andare, visitare, servire, stare assieme…un vangelo spumeggiante, ci invita a partecipare alla festa. Noi non siamo abituati a pensare così, siamo spesso come padre Germano e i suoi frati composti ma scandalizzati da una Maria, femmina reale proprio come Tiziano la dipinge. La vogliamo statua rigida e lui la fa sensuale! 

  Alla base del quadro mette intanto tutti i discepoli: braccia robuste, espressioni diverse e concrete di stupore, meraviglia, incredulità, gioia; la maggior parte erano pescatori in Galilea, per questo si ispira ai volti dei barcaioli veneziani del tempo. Bellissimo. Ci parla di una vita concreta fatta di fede e lavoro, ma anche di un annuncio che destabilizza e riempie di gratitudine, quasi di invidia. Maria è solo la prima di loro, di tutti noi ad essere assunta in cielo. E viene dipinta finalmente come vera, in carne, con un mantello gonfio di vento e spirito come la vela di una nave, il corpo pare avvolgersi su di sé per salire meglio…una caviglia sollevata e impaziente, tutto è un palpitare concreto di vita. Niente di spiritualista, scandaloso o disincarnato, niente che condanni banalmente come continuiamo a fare noi, come materiale, terreno, inferiore e profano la vita vera, concreta, feriale.  Gesù non ha mai detto esista qualcosa di impuro o sconveniente, se non quel che esce dai nostri cuori, la vita non è divisa in materiale e spirituale, il corpo e le sue passioni non sono una prigione in cui l’anima eterea e pura è incarcerata. No. Lasciate ai buddhisti tutte queste idee o ai bigotti.  L’assunzione ci dice che è tutto il mio corpo storico ad essere assunto in cielo, la nostra identità è offerta al Padre.

Accanto a Maria, a sostenerla e accompagnarla, una nuvola affollata di putti, angioletti, musicisti con vari strumenti tra le mani a dire la festa, la baldoria per questa novità, corpo e anima assieme vengono assunti, la mia vita è gradita al Signore che la accoglie senza tapparsi il naso, scuotere la testa o chiudere un occhio.  Forse il Tiziano ci sta ricordando della capacità di stupirsi dei bambini? Quella che Gesù aveva ben raccomandato: a chi è come loro appartiene il regno dei cieli… sapersi stupire liberi…

 Dio è un abbraccio, sicuro, eterno, attende compiaciuto quasi nuotando in un mare di luce. Nell’opera il colore ambientale terreno è più freddo, salendo invece è caldo e dorato. Infatti dalla figura di Dio si diffonde una luce intensa che illumina Vergine e angeli. Ma poi viene fermata dalla nuvola, che infatti proietta ombra sui discepoli, a ricordare che non tutto si può comprendere subito e nemmeno serve, perché va assaporato, atteso e sperato. La luce piena sarà solo dopo, ora le ombre nascondono con un po’ di mistero ciò che qui sulla terra possiamo non ancora godere a pieno ma solo sperare. Ci fa restare umili, come Maria dice parlando di sé, l’umiltà della sua serva: non ha bisogno di capire tutto ma si fida e segue la luce che la porta a percepire il cielo già crescere qui sulla terra. Così si può accorgere delle “grandi cose che ha fatto per me l’onnipotente”. Siamo richiamati con lei a riconoscere il Signore già presente al nostro fianco, felice della nostra felicità. Colore, luce e movimento: 3 armi con cui la pittura del Tiziano vuole coinvolgere chi la contempla, quasi da renderci partecipi o almeno testimoni diretti. Non è questo il significato dell’assunzione di Maria?

   Non qualcosa di superiore e perfetto, religiosamente devoto ma sterile, di fronte al quale piegare la testa e farsi -tutti seri e composti- un segno di croce ma urlo di gioia, palpito di speranza perché anche a noi spetta questa fortunata esperienza, è questo il futuro annunciato anzi già iniziato, stiamo vivendo. Anche noi saremo come Maria assunti in cielo con il nostro corpo e tutta la vita anche sgangherata che abbiamo vissuto. 

La pasqua di Maria, assunta in cielo, annuncia la pasqua di ciascuno di noi chiamato così a risorgere.

Ogni domenica nel Credo, non sosteniamo di credere nella risurrezione della carne, dei corpi e la vita eterna? E di cosa stiamo parlando? Lo diciamo per inerzia ma ci concedesse il Signore di saper fremere di gioia per questo. Siamo fieri allora, di essere cristiani?  Il nostro corpo, l’unico strumento che abbiamo per essere in relazione e comunicare con noi stessi e gli altri, con Dio Padre e il creato, le cose..verrà assunto in cielo, cioè benedetto da un Dio che gode della nostra felicità.

I nostri 5 sensi, sono le “finestre” con cui il nostro corpo fa esperienza della bellezza del creato, del lavoro, delle relazioni. Quando godiamo di un panorama di montagna, di un lavoro ben fatto, di un abbraccio o un bacio, di un piatto di polenta e baccalà, del vino sincero che dà gioia, della complicità tra amici, di un bel libro, di un sorriso, dell’amore dato e ricevuto, della fatica arida o di un sacrificio fatto, di un successo ottenuto, tutta questa nostra vita concreta, goduta o patita nel corpo, è graditissima a Dio e verrà assunta. Cioè accolta, rispettata e portata a compimento. 

Ogni persona è una storia sacra e così Dio ci accoglie. Egli è felice per noi, la colmerà del suo amore e sarà gioia e pace. 

Il vangelo offre un elenco di azioni con cui Dio prende sul serio l’umanità e fa strada attraverso quell’elenco di verbi concreti…ha innalzato, ha ricolmato, ha soccorso…Ora stiamo solo assaporando qui in terra ciò che troverà compimento e luce in cielo, oltre ciò che quella nuvola sospesa ci fa intuire.

Ecco con quale spirito cristiano, carissimi, godere di questa festa, di tutto quello che dà qualità e gioia a ciò che siamo e ci rende graditi ad un Dio che ci sorride soddisfatto.
Lasciamo padre Germano e i frati al loro scetticismo devoto e bigotto allora e ringraziamo il Tiziano per averci fatto comprendere come sia bello oggi, celebrando assieme l’Assunzione di Maria, averla come promessa di vita, buona notizia. 

La sua pittura coraggiosa, densa di vangelo, ci sostenga oggi nel guardare a noi stessi come a delle vere e proprie opere d’arte, veri capolavori di umanità sacra agli occhi di Dio.