
(Leonard Cohen)
Dal Vangelo secondo Marco 9, 2-10
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
Un’esperienza di luce: questo ci riportano i sinottici su questo passaggio evangelico. Una luce che fa brillare la veste di Gesù e ce lo mostra trasfigurato. Non è facile e forse nemmeno utile cercare di capire davvero cosa sia accaduto. Le esperienze metafisiche, accadute duemila anni fa e riportate a voce…descritte e trascritte ecc. Ma insomma una luce. Il testo ci dice che non era un sole che abbronza e sotto il quale è bello stare, facendo tre tende, trattenendo. Comprensibile, Gesù ha appena annunciato la sua morte. Quindi questo finale viene rimosso, meglio stare sotto il sole a testa bassa, felici, facendo finta di non aver capito bene, di non aver sentito. I tre “caballeros” son quelli che accompagneranno Gesù dormendo volentieri all’orto degli Ulivi… Allora più che luce che abbronza e trattiene, questa è luce che rischiara e prospetta. Un flash che mostra la direzione e soprattutto la destinazione. Mosè ed Elia, ricordano le promesse annunciate e finalmente realizzate, quindi un compimento. Ma c’è anche un riconoscimento: il Padre interviene ribadendo cosa fare, ascoltare! Il bianco delle vesti e la luce richiamano la prospettiva della risurrezione. Tutto porta a comprendere che ascoltare significa comprendere un percorso che culmina nella morte e risurrezione. Non automatico certo, nemmeno strettamente necessario… ma per certi versi inevitabile. Se volete farmi tacere sulla buona notizia di un Padre…mi dovrete …far star zitto. Io continuerò a parlare. Perché è più importante la buona notizia che ho da dire alle vostre vite, che la mia vita. Quindi la trasfigurazione è anche esperienza non di risurrezione ma di annuncio, un anticipo, un flash nella notte che ti fa riconoscere il sentiero, in modo che puoi proseguire al buio nella direzione giusta. Dio irromperà nella storia. La luce aiuterà a comprendere l’accaduto, inquadrarlo, ascoltarlo e farlo proprio. Ecco perché non servono le tende, usare la luce per abbronzarsi, ma scendere e proseguire per Gerusalemme, dietro a Gesù, assieme allo scorrere della vita dal quale lasciarsi avvolgere e trasportare con fiducia e speranza. (mi permetto di ricordare che a Natale, Giovanni ci dice che Gesù è luce, le tenebre non prevalgono mai…ma i suoi non l’hanno accolto…ma a quanti l’hanno…capitolo 1…continuate voi..)