Che omelia volete? dai, sarò buono, decidete voi. Il menù? ok Potremmo fare una bella omelia sociale contro il consumismo, gli sprechi, il business dei regali e i bambini poveri… un classico! Oppure una bella moralistica, austera, sul doversi voler più bene, andare tutti d’accordo, perdonarsi e accogliere; un po’ zuccherosa? la magia del Natale, stare assieme coi parenti oppure, vediamo, ah sì un po’ di tradizione rassicurante sulla luce nella notte e il freddo nei cuori da riscaldare a furia di buone azioni, santi propositi; oppure i migranti, il clima, il presepe e il papa. Bah..che dite? niente di nuovo. Va bene decido io. mm vediamo..ah, si!
Facciamo quella del festeggiato che non è più invitato alla festa? Gesù espulso dal Natale, che nemmeno con il VAR te lo tirano dentro, che ce lo siamo bevuto o mangiato. Ma come..non c’è? Non è vero! Ma se è sempre tra i piedi. Non se ne può più…
-Pensate che c’è ancora gente che mette, sui biglietti di auguri, immagini sacre, natività o presepi invece di renne e palline e si ostina magari anche a riportare citazioni del Vangelo invece di un più corretto “Buone feste”.
-sta retorica del presepe a tutti i costi poi, o ancora le confessioni!
-il papa sempre in tv e i pranzi coi poveri per sentirsi più buoni,
-Netflix e i film sul papa e Gesù, ma noi vogliamo “una poltrona per 2, mamma ho perso l’aereo, W. Wonka, il grinch” non quelli religiosi…) e le recite dei bambini a scuola, le poesie in rima. Ma basta…Suvvia, non siamo più nel medioevo, lasciateci festeggiare in pace, vogliamo solo stare bene insieme, abbiamo il dovere di non discriminare nessuno e festeggiare “a modo nostro” questa festa “di tutti!” e dirci di cuore “auguri” non “buon Natale” (che ci ricorda ancora una nascita), “buone feste” non “Oggi è nato il salvatore”…vogliamo le renne noi, mica il bue e l’asinello, la slitta non la mangiatoia, gli elfi, …che i pastori puzzano… e tanta tantissima neve che il muschio fa miseria.
Non ci interessano, suvvia, né la pace né la gioia; vogliamo confini chiari, nemici precisi, riposo e vacanze per farci gli affari nostri, ingolfarci di cibo, shopping e tradizioni, la mancia della nonna, la messa di mezzanotte e…su su dai che c’è capodanno!
Invece ce lo rimettono sempre tra i piedi sto Gesù. Se c’è una cosa che non sopporto è metterlo sul presepe. Per terra poi. Ci siamo dovuti tutti inginocchiare, per metterlo dove ha scelto di stare. Gesù ha il maledetto vizio di mettersi ai nostri piedi.
>la mangiatoia (in greco presepe) è il suo primo biglietto da visita; chissà se Maria già lo immaginava. Li lo avrà messo per praticità e li è rimasto. Dobbiamo sempre abbassarci, ci costringe sempre a guardare verso il basso, per lasciarsi incontrare e giudicare da lui.
>Da lì fino all’ultima cena. Ancora ai piedi dei 12, Giuda compreso e Pietro che aspetta la scommessa col gallo: lavare i piedi. E noi come loro, a chiedergli di non farlo, alzati, mica sei un servo, ma niente, vuole ricordarci che è Lui che vuole prendersi cura, farci sentire ed essere suoi ospiti, mettendoci a nostro agio.
E nel frattempo? pensate a quando gli portano l’adultera, per giudicarla e condannarla: si siede per terra in silenzio a scrivere sulla sabbia, non la condanna e invita chi è senza peccato a scagliare la prima pietra. Oppure tutte le volte in cui si sedeva per terra per insegnare, raccontare parabole, annunciare beatitudini, sempre da lì in basso, ai nostri piedi. Mai un po’ sopra, sul trono.
Siamo noi a metterlo in alto, su altari e pareti, siamo noi ad averlo messo in alto, sulla croce; nel coro barabba barabba c’era e c’è la nostra voce. (oggi si potrebbe urlare Babbo Natale x2!) Siamo noi che pensando di rispettarlo e lodarlo, in realtà, forse inconsciamente, per carità, ma… lo allontaniamo… lo teniamo distante… ma con devozione!
Venne nel mondo ma non lo ha riconosciuto, venne tra i suoi e non lo hanno accolto…che sberle ci manda questo vangelo di Giovanni…ogni anno ci mette un po’ all’angolo.
Gesù viene ad insegnarci la prospettiva da cui guardare il mondo, da cui anche sentirci guardati e giudicati.. cioè dall’amore con cui Lui ci vuole raggiungere e servire, come salvatore.
Lo so, a noi basta venire a messa confessarsi dire le preghierine e credere in un dio tanto vago quanto inutile. Lui invece vorrebbe aiutarci a cambiare prospettiva, iniziando a fare nostra la sua.
Non è il famoso consumismo o babbo natale ad aver espulso il festeggiato. Spesso siamo noi cristiani a non riconoscere di aver bisogno di lui. Siamo refrattari al suo messaggio di salvezza. E il bello è che ci sentiamo già a posto così. Solo pratiche devote.
Natale offre a tutti la possibilità invece di assaporarsi diversi dal solito, fare esperienza di qualche scelta inedita e non scontata.
Più buoni? anche…forse, non so, ognuno ascolti il proprio cuore.
Farei qualche esempio: il Natale ci fa sentire un po’ diversi…Penso ai bambini coi regali da chiedere: la possibilità di educare il loro desiderio, per certi versi anche il merito o la soddisfazione di ricevere, educare al migliorarsi, gestirsi, dominarsi, saper attendere.
Agli adulti, sempre alle prese coi regali ma da fare: la possibilità di provare la gioia del farli, usare la creatività, l’empatia, mettersi nei panni di chi lo riceve, se gli farà piacere o sarà utile e poi la possibilità di fare del bene, essere solidale, prendersi cura di situazioni, iniziative, raccolte fondi, insomma di accorgersi o ricordare chi sta peggio o sta soffrendo..
Agli anziani e ammalati, magari soli in casa di riposo o in ospedale: che magari riceveranno una visita, degli auguri, un concerto o una tombola, alle mamme o papà anziani e soli che però festeggeranno a pranzo a casa dei figli.
Abbiamo avuto e avremo la possibilità di fare qualcosa di diverso.
Di esserci sentiti diversi. Il Natale spesso ci insegna a dare una qualità diversa al nostro tempo, una piccola variazione sul tema, come si dice in musica, diremo o penseremo infatti “almeno a Natale”: donarmi, fidarmi, mettermi un attimo da parte mi ha lasciato migliore. Che grande opportunità è già nata in noi; tratteniamola, accogliamola, proteggiamola. Funziona! Viene dal Signore quel sentimento di pace, di sentirsi migliore, meglio, in pace. Forse è questo un dono Gesù mi ha fatto, uno spiraglio di quella luce di cui parla in vangelo che viene nelle tenebre dei peccati, egoismo e superficialità, impegni, ansie e cose da fare…
Ho ascoltato delle confessioni molto profonde e intense, ho parlato con persone davvero in ricerca, ho visto occhi commossi dall’aver fatto del bene, aver dato possibilità, scegliendo certi atteggiamenti o comportandosi un po’ meglio, accorgendosi di qualche situazione e facendo il bene, ascoltando il cuore e non la paura. Quello che si è acceso, almeno a Natale, può diventare buona abitudine, consuetudine, qualcosa da custodire.
Innanzitutto riconoscendo che ci ha lasciati migliori, più umani. perché di questo si tratta.. di sfamare la fame di umanità che ciascuno porta dentro, magari sepolta sotto paure, orgoglio e diritti negati, come farlo resistere? un’aspirazione bellissima che ha diritto e noi il dovere di resistere..ma custodendola gelosamente.
Ecco in che modo il verbo si è fatto carne. Lo stile del vangelo, di Gesù, ci ha aiutato ad essere diversi e ci siamo sentiti migliori. Non è un regalo? Lui a noi e noi agli altri. Non è Natale questo? non è nato in ciascuno di noi un seme di umanità cui dare fiducia?
Ci siamo chiesti all’inizio che omelia avremmo voluto. Vi chiedo una cosa: io ho finito, ora sta a voi. Siate voi la migliore omelia, siano le vostre vite e le scelte che farete, la migliore omelia possibile, cioè il commento al vangelo che ciascuno di noi può fare proprio custodendo e provando a prendere sul serio quello che questo Natale ha provocato in voi. Poter dire attraverso quello che sceglierete di vivere che il vangelo vi ha cambiato un po’ la vita e fatto sentire migliori, più umani, salvati. Ne vale la pena.
“a quanti però l’hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio”: accoglietelo, non accontentatevi delle tradizioni morte e di una fede che pare un tranquillante o un anestetico. Siate figli di Dio, non devoti o de ciesa. A questo siamo chiamati.
Abbiate fiducia, non serve studiare ma vivere da protagonisti, scendere al suo livello per terra e lasciarci incontrare. Da li risorgere e guardare il mondo. Abbiamo a fianco il bue e l’asinello, non serve molto altro. Questa omelia nascerà con voi, Siatene testimoni. Buon Natale.