Dimmi come guardi e ti dirò che cristiano sei:
la fede a mio avviso è solo un gioco di sguardi. Parte tutto da lì. Sentirsi guardare da Dio come un figlio da un padre, con amore; poter così guardare attorno a noi con lo stesso amore: riconoscendo fratelli e sorelle non gente o rivali, vedendo doni e non risorse, il creato e non la natura.
Lo sguardo è come ti poni: il tuo approccio alla realtà, come guardi a te stesso, agli altri, alla parrocchia, a Dio. Se sai guardare alla vita dal basso, in ginocchio, dagli ultimi.. o se te ne stai sul carro dei vincitori, della maggioranza, del consenso. Se sai stupirti, contemplare, ringraziare o solo calcolare e sfruttare. Se nel tuo cuore vive un globale noi, o rimbomba sempre e solo un tremendo io, io, io!
Lo sguardo è come ti poni: il tuo approccio alla realtà, come guardi a te stesso, agli altri, alla parrocchia, a Dio. Se sai guardare alla vita dal basso, in ginocchio, dagli ultimi.. o se te ne stai sul carro dei vincitori, della maggioranza, del consenso. Se sai stupirti, contemplare, ringraziare o solo calcolare e sfruttare. Se nel tuo cuore vive un globale noi, o rimbomba sempre e solo un tremendo io, io, io!
Che ci fa la prostituta a casa del fariseo? Mica è andata a confessarsi o chiedere perdono, che ne sapeva: quello che per noi è Gesù per lei era solo un uomo.. ma forse il suo modo di parlare alla gente, quel che annunciava di Dio Padre che ama in particolare i più lontani e peccatori, lo stile, il suo sguardo, l’hanno colpita. Capita che persone positive ci spronino a sentirci migliori. Uno sguardo d’amore, non di disprezzo come il fariseo; lei abituata sempre ad essere guardata come un oggetto, per comprarne la bellezza, il piacere, abusando di lei, desiderosi di possederla, usarla e gettarla dopo i propri comodi. Lo sguardo è tutto qui: l’altro da me è un oggetto che voglio possedere, imbrogliare, sminuire? Ci sono io prima? Oppure l’altro è soggetto, fratello e sorella; è come me, fragile, ferito, prezioso, unico! C’è amore in uno sguardo così; amare una persona significa guardarla come la guarda Dio. Il fariseo la guarda per quel che fa, la prostituta: giudica, disprezza, condanna, prende le distanze. Gesù guarda come Dio. Siamo chiamati ad attingere a questo sguardo che contempla le persone che ha creato per amore affidandocele.. soprattutto quando i nostri occhi siano feriti da orgoglio, bisogni spasmodici, paure, egoismi ingordi e voraci..
Da dove nasce uno sguardo così? I nostri occhi li comanda il cuore, con i suoi abissi e le sue vette. Se mi sento amato, avrò amore in me, guarderò in un certo modo e vivrò di conseguenza. Mi sentirò prezioso, fortunato. Se in me non c’è amore, ma il vuoto.. il mio sguardo sarà di conquista, abuso, sfruttamento, possesso, consumo. Di persone, cose, esperienze; in famiglia, per strada, al lavoro o in parrocchia. Sarò in balia del mio egoismo, dei miei bisogni, di orgoglio sottile, mi sentirò al centro di tutto, i miei calcoli e meriti verranno prima.
Da dove nasce uno sguardo così? I nostri occhi li comanda il cuore, con i suoi abissi e le sue vette. Se mi sento amato, avrò amore in me, guarderò in un certo modo e vivrò di conseguenza. Mi sentirò prezioso, fortunato. Se in me non c’è amore, ma il vuoto.. il mio sguardo sarà di conquista, abuso, sfruttamento, possesso, consumo. Di persone, cose, esperienze; in famiglia, per strada, al lavoro o in parrocchia. Sarò in balia del mio egoismo, dei miei bisogni, di orgoglio sottile, mi sentirò al centro di tutto, i miei calcoli e meriti verranno prima.
Gesù guarda con amore: genera vita e comprensione, empatia e speranza. Il fariseo guarda dall’altro in basso, guarda per gestire, per rispecchiarsi, per sentirsi giusto, puro, meritevole.. migliore.
Lo stillicidio quotidiano di donne abusate e ammazzate lo possiamo leggere da qui. Non sono ne matti ne disturbati. Sono persone normalissime, sane che ad un certo punto perdono il controllo. Sono lucidamente quel che sono: schiavi di un certo sguardo, delle loro pulsioni e senza freni inibitori. Come un bambino che arrivi a rompere apposta il proprio giocattolo per ripicca, purché non ci giochino gli altri; così si decide di uccidere l’altro. Con le parole, i gesti, la violenza, togliendo insomma la vita. Sono esattamente quello che la mentalità, la pubblicità, e la cultura in cui siamo tutti immersi vuole, impone e giustifica. Sono schiavi di loro stessi, indifferenti ed individualisti. Come tutto attorno a noi ci chiede di essere, legittimandolo. Nessuno escluso. Io non mi sento migliore. E’ solo questione di proporzioni.
Chi ama dice: io esisto per te, ti metto al centro, mi faccio cibo per te, come ci ha chiesto Gesù. Ti do la mia vita. Il contrario è: io ho diritto su te, mi nutro di te, ti gestisco, ti distruggo: sei un oggetto, un giocattolo, una stampella, un’anestesia. Ti rubo la vita. Lo fanno questi fidanzati, gli adulti, i genitori frustrati nei confronti dei figli, lo fa chi inquina, lo si fa in parrocchia per sentirsi primi e bravi, lo fa chi imbroglia, chi chiacchiera e commenta dietro le spalle, chi se ne frega degli altri, chi fa il furbo, chi ruba, chi è violento con la lingua e coi gesti. Nessuno di noi può chiamarsi escluso o indifferente.
Quella donna va solo ad amare Gesù con gesti trasgressivi d’amore libero, gratitudine e bellezza. Il suo sguardo e la sua presenza l’hanno rigenerata, ha fatto verità di sè. Gesù ne riconosce la bontà e apprezza i gesti con cui, a dispetto del bravo fariseo, gli sta manifestando il suo bene e la stima.
Dimmi come guardi e ti dirò che cristiano sei, dicevamo:
Chiediamo al Signore la consapevolezza di sentirci cristiani non perchè bravi ma perchè amati e guardati così. Dal nostro cuore allora partirà uno sguardo che fa nuove tutte le cose e le persone, come è accaduto alla donna del vangelo, come vorremmo gli uni per gli altri, come serve a ciascuno di noi.
essere lì riuniti e sentire queste parole….. dal nodo alla gola alla speranza
tutto questo è anche per me….così sia grazie