Anche se ha vinto il Nobel, io a Dylan preferisco sempre De Andrè: Il Ladrone Tito, nella canzone del suo testamento, rimprovera a Gesù di aver creduto e pregato invano.. di cosa parla questo vangelo? Della preghiera? Non proprio.. la frase iniziale è un po’ fuorviante, forse ci confonde. Rischia di darne un’idea riduttiva: un chiedere continuo, insistente che a poco a poco esausto si spenga deludendo il fedele. Un elenco di promemoria o di prestazioni da domandare. Una cosa da fare. E’ l’esperienza di molte persone che dicono di aver pregato invano perchè Dio alla fine non ha fatto nulla. O di pregare tanto.. senza sapere nemmeno perchè. Non chi dice Signore, Signore.. Gesù stesso, lo sappiamo, ci dirà di chiedere, bussare, cercare con fede ma anche di ricordare che il Padre sa già di cosa abbiamo bisogno. Allora cosa significa pregare? Come e perchè farlo? La preghiera è molto più di un chiedere adolescenziale.
E’ un dialogo, una confidenza da vivere, un ascolto a cui sintonizzarsi. E’ il modo nel quale viviamo la nostra fede nel Padre e restiamo alla sua presenza. E’ la wifi, sempre e ovunque, gratis con Dio. E mentre siamo con Lui viviamo tutte le dimensioni della relazione, tra cui anche il chiedere.. oltre al ringraziare, invocare misericordia, benedire, lodare, condividere, intercedere. Allora qui le cose si fanno interessanti.. siamo presenti a noi stessi nella nostra coscienza e nel cuore. Cfr. la serata presentazione Evo, c’erano almeno 60 persone della nostra collaborazione, fantastico!
La preghiera allora non è una cosa da fare ma abituarsi e sentire Dio in noi e cercare di guardare alla realtà di conseguenza. Come la guarda Lui. E’ uno stile di vita.. in particolare di fronte ai casi limite, in questa pagina, cioè quello delle ingiustizie. In realtà tutte le letture di oggi parlano di giustizia. Solo il vangelo la cita 4 volte. La vedova vuole giustizia. E non demorde. Non sta pregando Dio in chiesa, ma il giudice. Sta alzando la testa.
Gesù ci dice questa parabola perchè di fronte alle ingiustizie non ci stanchiamo. E quindi perdiamo la fede o la ragione, reagendo in modo disumano. Scegliendo magari rancore, vendetta, violenza.. chiudendo il cuore. Ma neppure subendo passivamente e mandando giù bocconi amari per tutta la vita. Dice che le ingiustizie esistono da sempre, sono patologiche nella realtà umana. Ma noi cristiani come le viviamo?
Un biblista sottolinea che una traduzione potrebbe essere di pregare per non incattivirsi di fronte alle ingiustizie. Affascina.
La preghiera è vivere alla presenza di Dio soprattutto li di fronte alle ingiustizie. Vivere da cristiani non significa tacere, mandare giù, basta con lo stupido buonismo ipocrita da sacrestia.. magari citando anche il “porgi l’altra guancia”; il cristiano non è ne stupido ne ingenuo. E nemmeno reagire di pancia o in modo istintivo. Oggi siamo tremendamente esposti alle ingiustizie: davanti ad un tg o alle notizie dai giornali: disonestà, soprusi, corruzione, complotti, truffe, furberie, scandali, frodi.. ci travolgono lasciandoci nauseati, impotenti, disorientati. Le cogliamo magari al lavoro, in parrocchia, in casa, tra la gente.
Chi non ha il coraggio di ribellarsi non ha il diritto di lamentarsi
leggo su un muro e lo condivido. Mi domando quando sia l’ultima volta in cui io mi sia indignato e l’abbia almeno comunicato. Abbia detto: “Non sono d’accordo, non ti è utile, non è giusto, non è vero”. Fare verità nella carità. Mai come oggi siamo chiamati ad essere i primi testimoni della giustizia: che significa della legalità, della trasparenza, dell’onestà nelle piccole grandi cose. La vedova costruisce giustizia scegliendo la verità con determinazione. Non si arrende, non si piega, ma va fino in fondo. Ci aiuti il Signore a coltivare lo spirito critico e la capacità qui e ora di saperci indignare. Pensiamo alla seconda lettura: “tutta la scrittura ispirata da Dio, è utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perchè l’uomo di Dio, il cristiano, sia completo e ben preparato ad ogni opera buona”. Bellissimo.. la nostra preghiera, cominci da qui. Allora davvero, come De Andrè, non avremo creduto invano.