
per restare in tema.. https://youtu.be/rlY_B9WC2t8
In cosa, concretamente, i vostri figli hanno sconvolto le vostre vite??
Andrea fa di tutto per rientrare prima dal lavoro, Marco non va più in discoteca, Filippo si è messo a far volentieri cose che riteneva disgustose…l’esperienza della paternità ha meravigliosamente sconvolto questi miei amici. Col cuore colmo di stupore e gioia, a volte gli occhi lucidi, tutti mi hanno assicurato che questa è davvero una cosa grande. Avere il proprio figlio tra le mani li ha fatti crescere, maturare, rimettersi in carreggiata o in cammino. Sono concordi sull’essere diventati grandi. Quel figlio ha come accelerato in poco tempo un processo di crescita e assunzione di responsabilità. Li ha fatti smettere di essere bambini o adolescenti e li ha trasformati in uomini.
So che ci sono applicazioni virtuali per cellulari che ti fanno adottare e accudire un cucciolo o un bambino, anni fa era il boom del tamagotchi…c’è una saggezza e un’intuizione sotto.
La pedagogia del gioco per imitazione e identificazione. Come quando la bambina gioca con le bambole, si gioca a fare la mamma ed il papà..e questo aiuta a crescere, identificandosi.
Non si cresce e non si matura se non imparando a dimenticarsi di sé e prendersi cura dell’altro…fosse intanto anche solo per gioco.
Nulla di nuovo, direte. Certo, però molto bello. Qui dietro c’è lo zampino geniale di Dio: ecco la sua pedagogia con noi. Lui lo sapeva. Ha iniziato tutto così.
“Dio nessuno lo ha mai visto: proprio il figlio unigenito, nel seno del Padre, Lui lo ha rivelato”, dice il vangelo di Giovanni.
Il Natale è esattamente questo: Dio si offre a noi donandoci suo figlio. Quel bambino è il suo biglietto da visita definitivo, la sua ultima parola. E chiedendoci di accoglierlo, non solo ci mostra il suo vero volto, ma anche il nostro. Cosa intendo? Che ci educa.
Ci fa diventare grandi, nella fede e nella vita, assumendo la stessa sua prospettiva, favorendo quello stesso processo di crescita e l’assunzione di responsabilità. La sfida e la promessa è che tutto questo ci renda felici, ne valga la pena.
Rileggiamo da qui, oggi, la vita cristiana e questo Natale.
Abbiamo sentito nel vangelo: “A quanti però l’hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio”…
Sono decenni che ascoltiamo questo vangelo ma continuiamo a credere che essere cristiani sia fare tante cose per Dio e per gli altri. Ci hanno insegnato così, ci giustifichiamo. Abbiamo ascoltato tutti tranne il Signore e il suo messaggio. (il mondo non lo riconobbe, i suoi non l’hanno accolto, ricorda infatti Giovanni)
Non si cresce ne si diventa “figli di Dio” a furia di messe, preghiere, ne capendo delle cose…ma accogliendolo.
Dio non è un pacchetto di princìpi da sapere, valori da mantenere o tradizioni da rispettare. Non è lassù, estraneo o distante.
Ci ha donato un bambino: ecco la sua ultima parola, quella definitiva. Quel bambino è diventato per noi il Cristo della fede, la password con cui accedere al mistero di Dio stesso e incontrarlo e viverlo come un Padre. Giorno per giorno.
Un bambino ha insegnato ai miei amici a diventare adulti.
Un bambino, Gesù, insegna a ciascuno di noi a diventare cristiani. E questo per noi non significa altro che figli di Dio. Solo per questo, per tale sua iniziativa, noi siamo chiamati a vivere Dio come un Padre e le relazioni tra di noi, come fraterne.
La nascita di Gesù non ci chiede di essere buoni. Ma di essere fratelli. Per essere bravi e buoni, bastano il panettone, le renne, le lucette e l’atmosfera standard del natale da centro commerciale.
Per essere cristiani e figli, basta Gesù: donandoci il suo spirito, attraverso la fede che possiamo vivere ogni giorno, nella carità, nei sacramenti e nel guardare la realtà con la Sua luce, noi continuiamo a vivere Dio come un Padre, riconoscendoci figli.
Essere cristiani allora significa maturare come persone di qualità diversa dalle altre, buona: ecco la vita eterna!
Dio è geniale. Non vuole che ci arrampichiamo verso di Lui in cielo a furia di sacrifici e meriti. Ma vuole che innanzitutto impariamo ad accoglierlo. Qui, sulla terra, mentre ne parliamo. E si fa questo permettendogli di toccare le nostre vite. In maniera inaudita.
Se ci pensate, è anche quanto faremo tra poco quando, venendo con le mani “a mangiatoia” lo accoglieremo tra le mani, nell’ eucaristia, quasi prendendolo in braccio per farlo entrare nella nostra vita e diventare parte di noi. Natale significa nascita.
Ecco cosa ci stiamo augurando. In ciascuno di noi possa esserci la disponibilità ad accoglierlo. Lui che è grande si è fatto piccolo, noi, che siamo piccoli, diventiamo grandi, nel suo nome. Siamo divini, perché messi in grado di dare la vita. Come i miei amici. Che sono diventati grandi…o cristiani, come noi.
Buon natale.
Un figlio ti cambia la vita quando scopri che è già dentro di te… avevi i tuoi progetti, ma rivedi le tue priorità e ti prepari ad accoglierlo.
Un figlio ti cambia la vita quando, fin da subito, ti impone i suoi ritmi, necessariamente… quando, crescendo, ti costringe a misurarti con lui, che è comunque di una generazione diversa dalla tua… quando ti chiede di metterti in discussione in modo aperto, leale, coerente… quando ti chiede di “essere adulto”…e non sempre con delicatezza.
Ti rendi conto (e non sempre è facile) che lui è altro da te, non ti appartiene pur abitando con te. E’ bello allora scoprire che tu puoi essere “l’arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.”(Gibran)
Un figlio ti cambia la vita quando ti rendi conto che una freccia così preziosa è stata affidata anche a te… un figlio ti cambia davvero la vita sei consapevole che “l’Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell’infinito e vi tiene tesi con tutto il suo vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.” (Gibran)
Nelle gioie e fatiche quotidiane di genitori di due figli oramai adulti, il valore aggiunto per abitare questo nostro tempo con fiducia, positività, serenità… con la capacità di accogliere le difficoltà e affrontarle… con la volontà di essere cristiani adulti, cittadini responsabili, testimoni credibili per i nostri figli, la “password” continua ad essere l’Arciere… “poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l’arco che rimane saldo.” (Gibran)
riflessione semplice ma vera : Natale è accogliere Gesù, accogliere è prendersi cura dell’altro dimenticando se stessi, chi è mamma lo sa bene cosa vuol dire! accogli anche quando sei figlia,moglie, zia e amica con la A maiuscola, e perchè no, anche con piccoli gesti, con piccoli segni ….
Allora si, Natale è ogni giorno e il 25 dicembre festeggiamo un grande compleanno
Grazie don Matteo