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In Ascolto del Vangelo secondo San Luca 2,16-21
In quel tempo i pastori andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Il fatto che sia la fine dell’anno vince su tante cose… l’arrivo sul crinale tra i due anni è sempre assai suggestivo; è inevitabile fare somme e tirare bilanci. Sono auguri laici, sociali, esistenziali, personali.
“Buon Anno” tutti capiscono cosa significhi e tutti dicono quel che sanno di dire. Da giorni i mezzi di comunicazione ci ricordano come è andato il 2016, l’annus horribilis per i musicisti…sappiamo a memoria la formazione dei morti…
e credo che ci sia qualche immortale che attenderà questi ultimi giorni cercando le monetine nelle tasche dei pantaloni… tra l’altro nessuno ha parlato dei musicisti che son morti in Russia nell’aereo..il coro dell’armata rossa…mica pizza e fichi… RIP.
E poi ci si prodiga a fare le previsioni, metereologiche o metereopatiche o degli oroscopi cialtroni per dire che ne sarà del 2017, avendo Mercurio e Giove a braccetto o Saturno di passaggio e cagate varie…
Allora al di là di tutto e del cenone e degli auguri… mi piace ricordare che chi verrà alla prefestiva potrà ascoltare e cantare (meglio) il glorioso inno del Te Deum… un inno che fa del ringraziamento e della lode il suo sunto.
Guardo a questo vangelo: scosse di assestamento sul mistero del Natale celebrato e che stiamo vivendo nell’Ottava…
Mi perdo su quel verbo “adagiato”: che poetica delicatezza. Non l’hanno messo… ma adagiato. Io che fatico a prendere un braccio un neonato perché mi sembra sempre troppo delicato per le mie mani grandi e pelose…mi pare di romperlo, ho il terrore di farlo cadere o di fargli male…
Maria custodiva e meditava. Custodire, le cose preziose, come una formica, risparmiare, custodire…proteggere, conservare, ricordare bene. A noi e alle nostre chiavette USB fa bene darsi del tempo per rivedere le cose belle o meno dell’anno, quelle che ci han fatto crescere, patire, sognare, maturare, vivere, appassionare, incazzare…finire l’anno scegliendo cosa custodirò perché prezioso, sofferto, importante. Renderlo mio patrimonio esistenziale. Meditandole… assaporarle, metterle in ordine, tenerle vive. Custodire non basta; non siamo magazzini ma nemmeno banche con le cassette di sicurezza. Se non medito…non le metto in connessione col mio processo di crescita, sviluppo, maturazione…
Che ciascuno di noi possa trovare in questi giorni un po’ di pace per coniugare questi due verbi nella propria vita…e tanti pastori che ci raccontano cose belle della fede e ci annunciano la verità della Bellezza di Dio per noi.
Auguro a tutti noi di custodire e meditare con “cuore” il bene prezioso della vita e tutto ciò che vi sta dentro.