Non eravamo così incattiviti… Omelia XXIIIa to B-2018

 

 

Unknown

Avete notato? l’abbiamo appena fatto. Cosa? che gesto abbiamo appena compiuto? 3 segni di croce: fronte, labbra, cuore.

3 tappi da togliere, 3 canali su cui sintonizzarsi, 3 porte da aprire.

Li apriamo all’ascolto attento dei vangeli perché diventi Parola di Dio che può realizzare in noi quel che annuncia. Che differenza c’è tra un cristiano e un ateo mentre leggono la Bibbia?

 Per noi non è un racconto edificante o curioso, che già sappiamo come va a finire ma un annuncio di qualcosa che sta accadendo mentre lo ascolto. Gesti e racconti di un Gesù che sta dicendo…se vuoi, posso farlo anche a te. Infatti, forse senza rendercene tanto conto, gli rispondiamo…lode a te o Cristo, dandogli del tu!

Mi lodi perché, se vuoi, se ti fidi, questa parola è per te, darà gusto alla tua vita, ti farà riflettere e sperare, vivila, mettila alla prova.

Ecco perché facciamo questi 3 segni di croce. Per aprirci!

  È anche il gesto che conclude il rito del battesimo, sacramento che non ci fa aderire al partito del galateo religioso dei valori cristiani o dell’impegno volontaristico per la parrocchia ma ci inserisce innanzitutto nella relazione con Gesù Cristo risorto, ci rende cristiani, figli di Dio Padre, fratelli di Gesù stesso e nel loro nome, chiamati a vivere la fraternità con uomini e donne di ogni ordine e grado di cultura, religione, credo politico e soprattutto, oggi, livello di abbronzatura, colore.

  Effatà, in aramaico, l’abbiamo sentito, significa “apriti!”: il giorno del nostro battesimo, il sacerdote l’ha fatto su di noi, che ad ogni messa, scegliamo di riviverlo. Ma cosa abbiamo da aprire? 

  Quello che si è chiuso, magari durante la settimana: giorni fa mi son trovato a tavola per 2 volte con persone che non conoscevo, si chiacchiera, sentono che sono dMt e allora, come spesso accade, mi raccontano le loro prestazioni religiose, lavori in parrocchia, servizi in canonica, messe, processioni, cori, parenti suore, zii missionari, bravissimi, dico, bene! Poi, non so come, il discorso va sugli immigrati. Un disastro! I soliti discorsi, frasi fatte e luoghi comuni, impossibile ragionare, calmare, allargare un discorso critico, impossibile! tanto credenti quanto creduloni. 

Tantissime urgenze più gravi ma solo quello specchietto per le allodole…benzina sul fuoco, musichetta facile per le vittime di un pifferaio magico che crea consenso e rabbia cieca.

   Mi sono chiesto: come siamo diventati? non eravamo così incattiviti, incapaci di stare davanti alla complessità, sulla difensiva. Non eravamo così ignoranti. E allora contemplando i frutti maturi di tante mentalità sbagliate e di tanta pseudo politica che fa di una comunicazione di parte, facile, emotiva, estremista, vittima e carnefice, noi-loro, e che tenta solo per stare in piedi di denigrare l’altro…che cerca solo avversari e mai alleati, mi sono chiuso. Ho rinunciato ad ascoltarli, ho rinunciato a riflettere tra me e me, ho rinunciato a sentire il Signore vicino e anzi me la sono presa con Lui perché non ne posso più di bigotti e falsi cristiani. 

 Potrebbe essere interessante fare un esame di coscienza a partire da qui! In cosa e perché mi sono chiuso? ne vale la pena?

Nella normale vita immersi di lavoro, stress, preoccupazioni, bisogni, paure, esposti al clamore mediatico selvaggio di certa politica…possiamo rischiare di esserci chiusi la testa,  cioè l’intelligenza, lo spirito critico, schiavi della stupidità banale e calcolata di 3/4 dei programmi televisivi, senza comprensione per la complessità delle cose, di fronte a chi se ne frega del senso per il consenso.

Oppure ci si è chiusi a poco a poco il cuore: la fatica ad essere empatici, metterci nei panni dell’altro, assertivi, cioè capaci di comunicare davvero ciò che siamo senza ipocrisie, il lasciarsi andare all’egoismo, alla pigrizia, all’orgoglio…in famiglia, nella coppia, silenzi ostili, coi figli, superficialità e scorciatoie… individualisti e soli, svuotati, freddi e calcolatori.

Infine magari ci siamo chiusi le labbra, incapaci di parlare con Dio ma solo di Dio…affaticati nel dire grazie, scusa, bravo, permesso, posso, ti aiuto, ho bisogno, distratti dal poter annunciare che abbiamo fatto esperienza che vale la pena fidarsi del vangelo.

Ecco tre esempi semplici.. per dire come in una settimana…rischiamo di chiuderci, in noi stessi, rintanarci, tornare indietro, sospettosi, spaventati, ansiosi. e sempre più arrabbiati e soli.

Credo siano le condizioni migliori allora per venire in chiesa, mettersi davanti al Signore con le nostre orecchie chiuse, le labbra screpolate e il cuore freddo e pregarlo di aprirci! Lui che aveva un’attenzione tutta artigianale nel prendersi cura delle persone.

Uscire dalla celebrazione con cuore, mente e labbra aperte, recettive, rinnovate, in grado di donare e ricevere, di vivere non sopravvivere, di respirare non di stare in apnea.

Ripenso all’omelia di Giovanni Paolo II all’inizio del suo pontificato 22 ottobre 1978, quando, quasi urlando appassionato disse..Fratelli e Sorelle! Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà! Aiutate il Papa e tutti quanti vogliono servire Cristo e, con lui, servire l’uomo e l’umanità intera! Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa c’è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa! Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! solo lui ha parole di vita eterna.

Apriamogli testa, cuore e orecchie e ascoltiamolo…

 

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