Questa è sempre una pagina tanto bella quanto strana. Da contemplare più che capire.
Strana perchè facciamo un po’ fatica a comprendere cosa sia successo: Gesù in disparte con i discepoli prediletti, le vesti ed il volto che cambiano di aspetto, le apparizioni.. e poi Luca mica era presente. Chissà cosa gli hanno davvero raccontato. Che sfacciato poi, a ricordare che San Pietro, a cui Cristo darà potere di fondare la sua chiesa, si senta dire “non sapeva quello che diceva!”. Oppure che nel bel mezzo di una apparizione.. loro prendano sonno! Vediamo di mettere un po’ d’ordine..
Siamo al cap. 9 di Luca e se potessimo avere sotto mano il suo vangelo capiremmo quando avviene questo fatto della trasfigurazione oggi descritto. Gesù é salito sul monte a pregare perchè in crisi.
E’ interessante: nemmeno lui era nato “imparato” cioè non sapeva come fare a vivere da messia.. come si sarebbe svolta la sua vita ne il suo destino. La vive e lo scopre giorno per giorno. Pregava molto per questo. Ed é in uno di questi momenti di intensa confidenza col Padre che si rende conto di essere chiamato a salvare le persone non mediante il trionfo ma con la sconfitta. Quasi da subito conobbe l’incomprensione, il dissenso, l’insuccesso. I vangeli sono molto espliciti nel riportarlo. L’entusiasmo iniziale nei suoi confronti, verso i miracoli.. durano relativamente poco: chi lo considera un sovversivo, chi un esaltato.. si inizia a tramare per ucciderlo. E’ dentro questa profonda crisi di identità e senso di sè che é collocata questa pagina.
Compaiono Mosè ed Elia: essi sono il simbolo della legge e dei profeti, rappresentano cioè tutto l’Antico Testamento. Tutti i libri sacri di Israele hanno lo scopo di portarci a dialogare con Gesù, orientano a Lui.
Senza Gesù tutto l’Antico Testamento é incomprensibile..come pure la vita e la missione di Gesù senza l’Antico Testamento rimane un mistero.
Ricordate la pagina di Emmaus dopo la risurrezione? Per far capire ai discepoli il senso della sua morte e il significato della sua risurrezione ricorrerà all’Antico Testamento. “Cominciando da Mosè e dai profeti cominciò a spiegare loro in tutte le scritture ciò che si riferiva a Lui”.
Essi, dice Luca, parlavano del suo esodo..cioè del suo passaggio da questo mondo al Padre. Ecco da dove é venuta a Gesù la luce che gli ha svelato la sua missione: dalla parola di Dio dell’Antico Testamento.
E’ li che ha scoperto che come messia non era destinato al trionfo ma alla sconfitta. Che non avrebbe camminato nella gloria, con potere e successo, ma nel servizio e nella testimonianza umile e silenziosa di sè e del suo stile d’amore. Che avrebbe lavato i piedi non vinto..
Questa intuizione deve essere stata molto scomoda. I discepoli dormono. Sono gli stessi che nel getsemani faranno lo stesso. Quanto il tema insomma é la passione e la morte loro dormono. Nella Bibbia spesso il sonno sta a significare il torpore spirituale, cioè la fatica a comprendere e soprattutto ad affidarsi, accogliendo uno stile di vangelo che non vorremmo. Noi siamo quelli che preferirebbero un messia forte, una chiesa vincente non un messia in croce e una chiesa snobbata e irrisa da tutti. Eppure..
Allora da queste sottolineature possiamo comprendere alcune cose interessanti:
la preghiera, cioè il dialogo e il confronto fiducioso col Padre aiutano Gesù a capire come vivere. Anche noi siamo chiamati ad imitarlo confidando nel Padre sull’affidargli ciò che accade in noi e attorno a noi.
E poi? Gesù si confronta per certi versi con l’Antico Testamento, abbiamo detto, cioè con la scrittura. E’ una indicazione precisa anche per noi: possiamo pregare e ascoltare ciò che Dio abbia da dire alla nostra vita proprio a partire dalla Parola. Mettermi a pregare con il vangelo in mano é permettere a Dio di rispondermi proprio a partire da un brano del vangelo in cui io possa cogliere la sua voce per me. Questo é un grande dono. Ce lo ricordava anche don Firmino questa settimana alla 3 sere parlando del concilio e della possibilità grande di accedere e conoscere bene la Bibbia.
Questa pagina insomma é strana ma come dicevo è anche bella: proprio per quell’espressione naturale, spontanea, fanciullesca con cui Pietro stesso se ne esce: “E’ bello per noi stare qui”.
Non era successo niente eppure era accaduto tutto. Avevano sonno, non capivano, ma avevano sentito che qualcosa in loro era cambiato. Avevano iniziato a godere come di un privilegio.
Vedono una manifestazione particolare del volto di Gesù, della sua vita. Ne restano stupiti. Non sapevano cosa Gesù avesse intuito della sua vita e quindi della loro ma si fidano.
E’ bello! pensate a quante volte ricorriamo a questa parola per dire qualsiasi cosa. Com’è povero il nostro vocabolario..
è bello un luogo, bello un film, una donna, un uomo, un cd, un libro, il tempo, un panorama, un paio di pantaloni..
Tutto è bello. Come non avessimo altri sinonimi da usare o termini più appropriati da usare.
Eppure è significativo: siamo impastati di bellezza. Per noi, dal profondo, tutto deve essere bello.
Come non ricordare il principe Myskin che ne “L’idiota” di Dostoevskij pronuncia la famosa frase che.. “solo la bellezza salverà il mondo..” tutto ciò che è bello.. da un dettaglio, un gesto, un atteggiamento.. per salvarci dall’imbarbarimento..
La bellezza ci educa, ci raffina, ci migliora, ci eleva, ci purifica e libera: i discepoli e noi con loro, pur non avendo compreso ne condiviso tutto si fidano di Gesù. E’ la storia reale e concreta di un popolo di Dio e siamo noi, in cammino. Senza per forza aver tutto chiaro o aver condiviso e apprezzato uno stile. E’ il costo di una fiducia in un padre che vede più in la di noi, che ci conosce meglio di quanto noi conosciamo noi stessi, é il rispondere con la propria vita a qualcosa che é già in noi, come un dono d’amore. Che si risveglia mettendolo in pratica, come il servizio e la carità di Gesù, come un amore che assapori solo se lo sprechi, una risurrezione e una vita nuove che passano per forza per la croce e la morte. Allora vale la pena vivere la quaresima, allora vale la pena sognare, allora vale la pena essere cristiani e dire che é bello per noi stare qui.