Giro per il cimitero: ormai dopo 5 anni ho anch’io qualche defunto qui da salutare. Il mio sguardo si ferma su una lapide. «I fiori più belli li vuole il Signore». Quant’è stupida questa frase. Detta in buona fede.. certo, ma che danni ha fatto!
Quando la disperazione e l’impotenza ci fanno riconoscere come misteriosa volontà di Dio la morte di una persona, sia nel parlare comune sia ahimè in certe espressioni di fede o della liturgia.
Gesù oggi sgombera ogni dubbio e (lo spero), ci fa tirare un sospiro di sollievo, mettere almeno un po’ d’ordine nel nostro complicato approccio alla morte.
Abbiamo sentito il racconto di Giovanni: Gesù sta parlando ai discepoli del suo rapporto con Dio. Interessante. Dice di sè di non essere un battitore libero ma che deve compiere la volontà del Padre suo. (Quando ci mettiamo davanti a Lui a pregare allora, prima di snocciolargli l’elenco della spesa, sarebbe utile e intelligente almeno prima chiedergli di farci percepire quella volontà di vita che Dio ha ogni giorno per ciascuno di noi. Pregare faccia prima rima con ascoltare che con parlare.. vivere in ascolto!)
Dio ha una volontà: la invochiamo nel Padre Nostro, Gesù la deve compiere. Anzi dice che è stato mandato proprio per questo.
Di cosa si tratta? Semplice. Che Lui non perda nulla di quanto Dio stesso gli ha dato. Me lo vedo io, il buon Dio che gli raccomanda di non perdere nulla.. a Gesù, come se stesse portando un vassoio di bicchieri di cristallo e lo sgridasse di stare attento, tenerlo con due mani! Lasciamoci toccare da questi versetti, vanno gustati, non capiti.
La volontà che Dio affida a Gesù è che non gli perda quanto.. ma che è sto quanto? Cosa il buon Dio ha affidato a Gesù? Noi, siamo noi. Si carissimi, non siamo altro che ciascuno di noi, vivi o morti.
Contempliamo questo. Immaginiamo con calma cosa significhi.
La volontà di Dio è vita non morte. Nel «quanto» c’è la vita di ciascuno, bella o brutta, lunga o troppo breve, sensata o vana. In quel quanto c’è tutta la nostra umanità più fragile e ferita.
In quel «quanto» c’è la chemio di Francesco, l’impotenza di Giulia davanti all’Alzheimer del papà che non la riconosce più, la depressione di Olga, il lutto di Mario, le dipendenze da alcool o gioco d’azzardo di… e continuate voi; in quel «quanto» c’è l’amore non trovato o corrisposto, il bene non accolto, la frustrazione patita, il lavoro perso, i sogni interrotti, il suicidio programmato… in quel «quanto» ci sono i bambini abortiti, i ragazzini abusati, le donne picchiate, i morti nel nulla, i figli di nessuno, le vittime di un’economia assassina e irresponsabile, di una giustizia connivente, di una illegalità legalizzata. Non c’è cronaca per quanto ordinaria o anonima, che non sia dentro di diritto in quell’incarico dato al Cristo.
Tutto questo e tanto altro è dentro quel «quanto».. materiale umano di prim’ordine, non merce rara, ma sacra. Sacra perché umana. Sacra perché fatta a immagine e somiglianza di Dio. Sacra perché affidata da Dio a Gesù.. come se gliel’avesse messa tutta quanta tra le mani.
Contempliamoci li, tutti interi in quel «quanto». Ecco la Pasqua! Riconoscere che la nostra vita non è buttata a caso nel mondo, non è una cronaca anonima o un viaggio al buio. Ieri sera, letto al PR, questo quanto mi ha profondamente commosso. Le persone abbandonate, escluse, scartate.. accolte da una chiesa che in silenzio continua a prestare le mani a Cristo stesso per quella missione.
Quel «quanto» ci ricorda che nulla di quello che abbiamo vissuto e patito andrà perso, nessuna lacrima o gemito ignorato, nessuna sofferenza sprecata, nessuna voragine di dolore inascoltata. Qualsiasi scandalo o assurdità, durezza o ferita che stiamo affrontando non potranno mai cancellare quel «quanto». Ecco la nostra fede, la speranza che siamo chiamati a far fiorire nei nostri cuori. Anche i nostri defunti sono lì, li crediamo coi santi, nella definitiva compagnia di Dio. Ecco la volontà di Dio, è portare vita. Uno sbocciare di vita oltre la morte quotidiana. Eterna non nel senso di infinita o che inizierà dopo.. ma di indistruttibile, perché le permette di andare oltre il vissuto e l’accaduto per contemplarsi in una vita più grande di speranza e pace. Preghiamo oggi il Signore perché ci doni la fede di guardare alla vita che stiamo facendo riconoscendolo al nostro fianco, il coraggio di sentirci accompagnati da questa volontà che Dio ha affidato a Gesù, ponendoci al suo fianco, tra le sue mani.
Don Matteo, quando posso vengo ad ascoltare le sue omelie che trovo molto profonde.Le invio i miei complimenti perché sa arrivare al cuore dei fedeli.Buona giornata