“Pannella, Obama ed il lavoro per i cristiani..” – Omelia Corpus Domini 2016 – C

A bird flies above a gate of the Auschwitz Museum about two weeks before the 60th anniversary of the liberation of Auschwitz in Oswiecim in this file photo dated in January 9, 2005. The sign "arbeit macht frei" (work will set you free) was stolen early December 18, 2009 according to a duty police officer in Oswiecim. REUTERS/Katarina Stoltz (POLAND - Tags: CRIME LAW ANNIVERSARY)

All’offertorio ci sentiamo sempre dire: benedetto sei tu, Signore, 
bontà.. ricevuto pane/vino.. frutti della terra e del nostro lavoro.
Proviamo a capire: Dio ci dona terra e vite, ma chi li trasforma in pane e vino? Noi, col nostro lavoro. Allora stiamo ringraziando Dio per i suoi doni, ma riconoscendo che non sono calati dall’alto. Non fa tutto lui, ma vuole avere bisogno di noi, cioè del nostro lavoro; esso è indispensabile, sacro, trasforma per noi in pane e vino quei doni di Dio. Quando celebrando assieme la messa sentiamo dire ciò, siamo chiamati ad offrire, con la preghiera tutta la nostra vita, in quel pane e vino: il lavoro che facciamo, ci piaccia o meno, fatica, sacrifici, impegno; il lavoro è opportunità che ci permette di vivere, non solo di arrivare a fine mese, ma di realizzarci per quel che siamo, ci serve o abbiamo studiato e faticato. Ci offre dignità, sostegno; per il lavoro e una vita migliore si prende un barcone e si muore nel mediterraneo, si studia per anni, si fatica e rinuncia, si va all’estero, si sopporta di tutto o si rischia la vita e la salute, per garantire ai nostri cari qualità, sicurezza, futuro e opportunità. Come fa a non c’entrare nulla col vangelo, tutto questo?
Pagine bellissime della dottrina sociale della chiesa, documenti papali, il concilio, ci ricordano che il lavoro ci rende “simili” a Dio, è lui che, ricorda Genesi, creandoci ci ha affidato il mondo, “il creato” perché noi lo custodissimo e facessimo crescere.
Abbiamo molto frainteso il lavoro considerandolo quasi una cosa impurA, realtà materiale diciamo, e non spirituale: ma questi discorsi bigotti non c’entrano nulla col vangelo, ne col pensiero della Chiesa. I luoghi di lavoro non sono forse occasioni di crescita, conversione e annuncio? Troppo facile esser bravi cristiani sui banchi della chiesa o in parrocchia, ma è li soprattutto dove il Signore ci chiede di farci pane. Dove viviamo da lunedì a sabato. La distinzione materiale/spirituale è errata, fuorviante e anti evangelica. Gesù ha lavorato e Dio ci ha affidato il lavoro. Il lavoro è sacro. E’ per la nostra vita, non per morire lavorando o per rovinare una famiglia o noi stessi ma per dare qualità alle nostre esistenza.
Non lo dobbiamo lasciare fuori dalla messa o dalla fede, anche perché facendo così staremmo escludendo più di un terzo della nostra giornata dalla luce del vangelo. In questo nostro lavoro che offriamo nel pane/vino ci sta tutto: dalla casalinga al pensionato, dal disoccupato ai voucher, dal laureato centralinista a chi ha dovuto togliere titoli dal proprio curriculum pur di farsi assumere. Come pure la disoccupazione o il mobbing, il lavoro dello studente e quello educativo di una coppia di genitori, il lavoro necessario a ridare dignità e vita ad un carcerato o a un disabile o i lavori socialmente utili.
E’ la nostra vita che si impegna a trasformare i doni di Dio per il bene dell’umanità. E a messa noi facciamo esattamente questo. Offriamo tutto questo a Dio e Lui quello che riceve ce lo riconsegna consacrato. Più forte, purificato, eterno.
Gesù nel vangelo di oggi ha fatto lo stesso: ecco la logica di Dio con noi. Non cala nulla dall’alto, non è un prestigiatore che fa uscire il coniglio dal cappello o il cibo per tutti in maniera magica. Ha accolto il poco che c’era, e che spesso siamo, non lo ha giudicato, ma offrendolo al Signore, (ecco il senso di quel “alzò gli occhi al cielo”) lo ha trasformato per noi. Non c’è miracolo senza condivisione e offerta di sè!
Comprendere oggi allora quel che accade all’offertorio ed il senso del “fare la comunione” è prezioso. Gesù che si fa corpo e sangue, cibo per noi, a partire da quel che siamo. Rende sacro il nostro lavoro, ci viene a sfamare. Venire alla comunione è un gesto tremendamente concreto. Mi vengo a riprendere in forma di cibo spirituale quel che ho offerto e che Lui ha reso suo corpo. “il nostro sacrificio per il bene nostro e di tutta la sua santa chiesa”.
L’eucarestia non è un idolo da devozione ma è nutrimento a cui io ho partecipato perché io stesso ritorni al mio lavoro in settimana, con animo rinnovato. Cristo cibo dentro di me mi riaccompagna a scuola, al lavoro, a rimotivarmi, ad avere uno stile cristiano, che non vuol dire che domani chiederò ai colleghi se oggi son venuti a messa.. ma affrontare il mio lavoro con una consapevolezza e dignità diversa. Lo farò il più possibile onestamente ed in modo legale, saprò lavorare quanto possibile, rispettare il riposo, non accumulare, non esagerare schiavo del profitto, cercherò di rendere il mio luogo di lavoro ed il rapporto coi colleghi come quel regno di Dio che invoco, vivrò questa sfida come la mia personale conversione, la palestra dove entrare con Gesù al mio fianco per annunciare quel regno.
Obama ad Hirosima, per diplomazia ha fatto bei discorsi, buone prospettive, impegni e progetti, ma non ha chiesto scusa.
Siamo noi cristiani che oltre ad essere brave persone dovremmo ricordare di essere chiamati a saper chiedere perdono e perdonare..
E Pannella? Al di là delle cose più ecclatanti: ricordato perché stava con ultimi, carcerati, emarginati, prostitute, minoranze.. quello cioè che ha insegnato e testimoniato Gesù da 2000. Non ne abbiamo come cristiani il monopolio, certo.. ma mi fa specie che le cose per noi essenziali.. radicali.. ne approfittino gli altri, insomm.. di noi che si sa? Per cosa ci si scanna in parrocchia?
Date loro voi stessi da mangiare, significa che la nostra vita ed il nostro lavoro diventano cibo, fate questo in memoria di me, ci sentiamo dire da anni. Fatevi cibo, per tornare rinnovati a lavorare in settimana, facendovi cibo di amore, pazienza, rispetto, collaborazione, fiducia, trasparenza, creatività, giustizia..
Chiediamo allora al Signore di benedire le nostre vite, possano essere cibo facciamolo in sua memoria, diamo noi stessi da mangiare. Come una mamma che viene munta e spremuta dal proprio bambino.. gli dona vita.. il meglio.

Un pensiero su ““Pannella, Obama ed il lavoro per i cristiani..” – Omelia Corpus Domini 2016 – C

  1. Francesca

    Conosco molte persone come Pannella che si mettono dalla parte degli ultimi, non lo fanno in nome di Cristo ma per profondo senso di giustizia,
    Hanno un grande cuore che non ho trovato in molti cristiani purtroppo..condivido i valori soprattutto nella dignità del lavoro. la sola cosa che ci rende diversi è che fino all’ultima umiliazione noi cristiani portiamo la croce… e rinunciamo a noi stessi per gli altri e crediamo nEl cammino verso il paradiso e amiamo fino a dare la vita.. purtroppo questa cosa non si trova più nei cristiani che si nascondono dietro la croce oppure ne fanno un ipocrita bandiera per giustificarsi e perdonarsi i propri errori ….tanto Dio perdona tutti e guai a esporsi troppo. E quelli che ci stanno vicini lo vedono e allora seguono chi si fa portavoce di una giustizia sociale che lotta apertamente invece di chi segue un Cristo che non sa nemmeno più chi sia
    che usa e fa parlare a seconda di cosa ci piace di più come a citare qualche aforisma poetico. Pannella era contraddittorio perché difendeva gli ultimi ma lasciava morire i bambini in grembo o degradava il corpo scegliendo una vita circondata da tanti mali. Noi cristiani però siamo diversi?

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