Con questo caldo, si sa, ci raccomandano di bere molto e mangiare bene, per ristorare il nostro corpo e sostenerlo con acqua, sali, vitamine: gli elementi naturali di cui è costituito.
Il Corpus Domini, proviamo a comprenderlo da qui.
Mi verrebbe da dire: prima di portarlo in giro, abbiamo cercato di portarlo in noi e farlo vivere attraverso la nostra vita?
Perché è così che Gesù ci chiede di essere in relazione con Lui. Mangiandolo. Lo ripete 7 volte, e 3 volte bere. Anzi, ad essere precisi, non dice solo mangiare ma addirittura masticare.
Più mastichi un cibo più lo assimili, te ne nutri cioè quel cibo si trasforma in te, ti integra. E questo perché siamo fatti di quel che mangiamo. Oggi celebriamo questa dinamica. L’ultima cena del giovedì santo, Gesù ha fatto questo e ce lo chiede ad ogni messa. Fate questo in memoria di me. Mangiatemi e fatevi cibo.
Noi facciamo la comunione con Cristo, lo mangiamo per essere più noi stessi e diventare come Lui. Ci nutriamo di quel che già siamo! Non per diventare dei ma per amare in modo pienamente umano e totale come ha fatto Lui con noi. Siamo umani impastati di divino. Ecco perché abbiamo bisogno di un Dio uomo come cibo. Perché il cibo materiale non ci basta, siamo impastati di sacro, di desideri infiniti e bisogni eterni e non possiamo dimenticarlo. Mangiatemi! Siate come me! fate come me.
Per questo, solo la vita di Gesù può completarci, solo vivendo come Lui possiamo essere pienamente noi stessi!
Lui si presenta come carne, alimento che dà la capacità di intraprendere il viaggio verso la piena libertà, e il cui sangue non libera dalla morte terrena, ma da quella definitiva. Gesù, tante volte insiste: “Chi mastica la mia carne”. Vuole evitare che l’adesione a Lui sia ideale e devota, ma dev’essere concreta. Infatti dice: «Chi mastica la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna». La vita eterna per Gesù non è un premio futuro ma la possibilità di una qualità di vita nel presente. Gesù non dice “avrà la vita eterna”. La vita eterna c’è già. Chi, come Lui, fa della propria vita un dono d’amore per gli altri, ha una vita di una qualità tale che è indistruttibile. Tutta la Sua vita è stata consumata per alimentare la vita altrui, come del pane: a cosa serve quel pane? serve solo per nutrire ed essere assimilato, non solo guardato…anzi!
Questa è la proposta: assimilare, fare mia la Sua proposta di vita.
Io mangio e bevo la vita di Cristo quando cerco di assimilare il senso autentico e appassionato della sua esistenza, quando mi prendo cura con tenace passione e tenerezza degli altri, del creato e anche di me stesso. E solo questo, lo sappiamo bene, ci rende noi stessi e ci scopriamo felici.
Chiediamo al Signore la forza oggi di accostarci a Lui con questa consapevolezza per vivere l’eucaristia, pane di vita, come un dono ed una missione. Mangiamo ciò di cui siamo fatti per farci mangiare come siamo.
Gloria Trevisan che sentendo avvicinarsi la morte nell’incendio di Londra dice alla famiglia… vado in cielo, vi aiuterò da lì
in un momento così unico, non cedendo alla rabbia o alla disperazione ma con lucidità ringrazia e rassicura. Questa è vita eterna.