Durante tante confessioni….La cosa più persa è la pazienza, poche parolacce, bugie ma a fin di bene, preghiere non dette, saltar a messa, litigi, fratelli più piccoli picchiati, qualche chiacchiera ma senza cattiveria…ad un certo punto la domanda ogni tanto almeno, sorge spontanea: ma Dio cosa c’entra? e la fede? e ti guardano come un marziano. Ci stiamo confessando ma la fede e la presenza di Dio al nostro fianco non sono contemplati nel galateo civile delle nostre coscienze, negli elenchi di mancanze di educazione o stile. Anni di messe, parrocchia e preghiere ma Dio è assente, muto, insignificante. La relazione con Lui non esiste. Non è un TU..Solo pratiche fatte bene, male, poche o mai…
Infatti nel parlar comune parliamo di confessione..io confesso che non -come opportuno- di riconciliazione, che prevede la relazione con un tu che ti accoglie, perdona e rinforza per vivere.
Quante confessioni atee continuiamo a sentire..molta gente svuota l’umido dei problemi o degli scrupoli, non dei peccati o fa un bilancio di sé, di come va, ma si rischia di dire una serie di cose. Dio resta l’onnipresente assente, colui che non ha nulla da dirci. Quasi mai! Come nelle nostre relazioni del resto, no?
“Non mi ha nemmeno rivolto la parola”: sa di “mi ha ignorato, come se non ci fossi”. Come se la mia vita non fosse importante. Chi ci tratta così ci fa sentire in più, inutili, come morti.
Chi invece ci rivolge la parola ci fa vivere: ci sentiamo riconosciuti, utili, importanti. Nasce o muore allora la relazione cioè lo scambio di comunicazione e di vita.
L’autore di Eb, 2a lettura, dice davvero che Dio ci ha rivolto la parola. Ci ha cercato e tormentato. Ci rivolge la parola per farci vivere, interpellarci. Chi ci cerca lo fa sempre per un motivo. Pronto? ah ciao, bene grazie: dimmi…o quando uno ci chiama..Mt si, eccomi, cosa vuoi? La questione allora vedete, non è se Dio esiste o meno ma se ha realmente qualcosa da dire e dare a quel che stiamo vivendo o soffrendo… altrimenti resta un idolo! E noi, tremendamente devoti e garbati ma soli.
La lettura ricorda che tutto l’AT è connesso da un unico filo rosso: Dio ci cerca, vuol rivolgerci la Parola, ha qualcosa da dirci. “molte volte e in diversi modi”… Abramo, Mosè, Giuseppe, Noè, i patriarchi, i profeti chiamati ciascuno con le proprie fragilità e potenzialità, ciascuno ha una scusa per cui rifiutare Dio e la sua proposta, la storia del popolo di Israele, le sue infedeltà e di Gerusalemme ed il regno… fino ad arrivare a Giovanni Battista e alla buona notizia di Gesù, in greco «vangelo». Ecco il NT.
La prima lettura, profeta Is, usa questa immagine famosa dei piedi…come son belli i piedi del messaggero che annuncia la pace, di buone notizie che annuncia la salvezza… finalmente una buona notizia. La sua ultima parola, definitiva, è Gesù, suo figlio.
Quasi a dire..adesso basta…come il padrone della vigna nella parabola…gli avevano ucciso servi e messaggeri..manda suo figlio e uccidono pure Lui.
Dio ci ha lasciato come dire un suo biglietto da visita. Adesso c’è Gesù, è a Lui e solo a Lui che possiamo rivolgerci per incontrare Dio come un padre. Altrimenti continuerà ad essere un padrone, un controllore, un pacchetto di valori etici o tradizioni vuote, uno che ci vuole fregare o che distribuisce a caso malattie, disgrazie, fortune o silenzi.
Ci parla invece attraverso il figlio. Lui, Gesù è la password con cui possiamo entrare nella vita di Dio per farne esperienza. Lui col suo stile. Oggi bambino, che chiede ci si prenda cura di Lui.Ecco quel verbo di cui parla il vangelo, sempre maestoso e affascinante.
Il verbo è sempre un’azione che compiamo. Giovanni in questa pagina famosa, il prologo, pare smentire addirittura la Genesi “In principio Dio creò il cielo e la terra, la terra era deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso eccetera”. Lui invece dice che addirittura prima di creare tutto Dio aveva già in mente il verbo, cioè una parola. Ma non una parola e basta. Verbo significa azione, significa sempre qualcosa che accade. Ecco perché da sempre Dio ci vuol rivolgere la parola. E la parola che oggi ci rivolge, Natale = nascita è quel bambino. Ci sta dicendo: mi interessa la tua felicità, la qualità della tua vita. Ma vuoi davvero essere cristiano? prenditi cura di mio figlio. Imparando a prenderti cura di Lui, (ecco la fede cristiana) imparerai a prenderti cura di te stesso, delle tua umanità e quindi anche degli altri. Ecco la chiesa.
“ha parlato a noi per mezzo del figlio”. significa che la vita del figlio è per noi un messaggio. Il suo stile di vita ci annuncia il volto di Dio.. pensate nel battesimo..ecco mio figlio nel quale mi son compiaciuto. Vuoi scoprire Dio? conosci Gesù.
Per Dio e su Dio si fan guerre, discorsi, ragionamenti, attentati, discussioni, atei, agnostici,E’ Gesù invece che ha sconvolto la gente, artisti, filosofi, scrittori, poeti, registi, musicisti…
Quel figlio è “irradiazione della sua gloria” cioè un suo riflesso, Dio si specchia in Gesù, non è un accessorio credere in Lui.
è “impronta della sua sostanza” bellissima immagine…Gesù per noi è un impronta di Dio..come quelle sul terreno, seguendole raggiungiamo chi le ha lasciate e c’è un incontro.
Questo verbo si è fatto carne, corpo, strumento con cui essere in relazione e passare da una fede morta e inutile, come un anestetico a un rapporto vivo che ci nutre, illumina, guida e sostiene.
Attenzione a noi che siamo “suoi” …faremo fatica a riconoscerlo e accoglierlo.. infatti Gv lo dice chiaramente..ci sentiamo tradizionalmente cattolici e de ciesa ma poi siamo solo praticanti non credenti…credibili almeno.
A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio .
Ti chiediamo Signore di scuotere ogni giorno con la tua parola le nostre orecchie sorde e i cuori chiusi, la nostra fede scontata e sterile. Aiutaci a prenderci cura di questo bambino che ci renderà più umani e cristiani, aiutaci a riconciliarci con te e lasciare che la tua parola ci renda tuoi strumenti, messaggeri coi piedi belli perché qualcosa in noi davvero non è più come prima.
Dio ha cercato anche me, e mi ha tormentato, anzi mi sta tormentano ancora. Anch’io lo cerco e gli parlo, ma a volte non credo mi senta Mi parla attraverso fatti, situazioni, persone…, mi dà speranze, ma non certezze. Vorrei sentire la Sua presenza, accanto a me, o meglio in me. Deus absconditus, diceva Messori in un libro che ho letto tanto tempo fa. Perché?