IIa Domenica di Pasqua -B ’21

Shining (S. Kubrick – 1980)

L’occhio con cui io vedo Dio è lo stesso occhio con cui Dio vede me. (Meister Eckhart)

Dal Vangelo secondo Giovanni 20, 19-31

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. 

Queste porte son sempre chiuse: i discepoli rannicchiati dentro, da soli, confusi e disorientati, sul divano, a guardare la tv e fumare. Il senso del fallimento, del tempo sprecato, delle illusioni – delusioni li sconvolge pigramente. Una stasi strana, quasi sinistra. Hanno paura dei Giudei… ma perché? In fondo questi hanno già ottenuto quel che desideravano con la morte di Gesù. Ad ogni modo sono lì: hanno visto morire ben più di un amico ma quella Vita verso il quale si erano con forza orientati negli ultimi due anni e mezzo della loro esistenza. Il modo drammatico, violentissimo e oltraggioso con cui è avvenuto questo fa il resto. Aspettano accada qualcosa per smaltire questa strana sbornia e ritornare nella loro quotidianità. Abbiamo capito male, d’accordo. Continueremo ad essere bravi religiosi nel nostro dio e la sua legge, sabati e attese. È qui che entra Gesù. Li dove la paura ci tiene chiusi e incatenati, quasi addomesticandoci. Tanto da sostituirsi alla nostra razionalità e buon senso comune, di realtà…condannandoci a vivere in suo nome. La paura che attanaglia e avvelena delicatamente, ammantandosi di scuse, motivi e giustificazioni. Mettete voi la paura di cosa. In un colpo direi, per fare prima, paura della risurrezione. Cioè di dover ammettere che ci possa essere un’alternativa, di riconoscere che possa tornarci utile, di permettergli di farlo. Abbiamo paura della risurrezione. Della vita che promette, del tempo da vivere ora da risorti, che amano senza paura di morire, perché già morti e già risorti. Vorremmo subito tornare a pescare, a vivere come prima, nemmeno pensando ad un oltre, vivere di quello che abbiamo imparato ad accontentarci, devoti e fieri di ciò (Giovanni 21,1-14). Ma Lui prende a calci la porta ed entra. Chiede e concede pace. Organizza grigliate di pesce e mostra i segni delle mani e del costato. Mica poco. Risorto non vuol dire restaurato. La paura della risurrezione è la paura di poter sperare davvero in un modo diverso di essere a me stesso. Di dare spazio a quell’altro me, conficcatomi dentro col battesimo, che mi vuole far riconoscer non solo umano ma anche divino. Amato, creduto, risorto perché figlio. Quel noi abbaia dentro ciascuno perché gli si faccia posto.e poter cominciare a dargli da mangiare, ascolto, vita. La logica del chicco di grano, che a volte assaporiamo, magari asciugandoci i piedi, lavati su un catino d’amore improvviso, non immeritato ma gratuito, non da meritare ma da accogliere. La Paura della risurrezione ci fa essere cristiani a modo nostro ma donne – uomini a metà. Per questo la liturgia, le parole contano, proseguirà per altre 5 domeniche a dirci che è sempre Pasqua. Restiamo immersi per inzupparci in questa luce diversa. Come dire…prima che richiudi subito la porta ecco un’altra domenica di (non dopo!!!!) Pasqua, la 2a, la 3a, la 4a e via così… Bon voyage.

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