Prete? No grazie, però.. – Domenica di Cristo Re T.O. – Anno C

Manca il prete di qua, non c’è più il parroco di là, hanno chiuso una parrocchia, non c’è nessuno per preparare la preghiera, come si fa coi campiscuola, chi prepara la catechesi, quel prete é vecchio per star dietro ai giovani, chi va dietro al catechismo, nessuno che va a trovare gli ammalati o gli anziani.. han tagliato le messe… cioè non si fa più la messa proprio a quell’orario che andava meglio a me.
Ecco un testo scritto qualche secolo fa e attualizzato un po’.. per sorridere e..
Chi é il prete?
Per gli assidui alla Messa è l’uomo di Dio,
per i lontani è il funzionario della religione.
Per alcuni è un solitario egoista,
per altri è l’uomo di tutti e altruista.
Alcuni lo benedicono, altri lo maledicono.
Se parla con i ricchi è un capitalista;
Se stà con i poveri è un comunista.
Se ha un volto gioviale è un gaudente,
Se è pensoso é un eterno insoddisfatto.
Se è bello:” Perchè non si è sposato? “.
Se è brutto:” Nessuno l’ha voluto! “.
Se va all’osteria è un beone,
Se stà in casa è un fannullone.
Se veste in borghese (senza crocetta) è un uomo di mondo,
Se veste la tonaca (o la camicia col colletto) è un conservatore.
Se è grasso non si lascia mancare niente,
Se è magro è un avaro sicuramente.
Se predica più di dieci minuti: Non finisce più.
Se è breve: Non sa proprio dire niente.
Se ha i capelli lunghi è un contestatore,
Se ha i capelli corti è un sorpassato.
Se battezza e sposa tutti: strapazza i Sacramenti,
Se è piuttosto esigente allontana la gente.
Se stà in Chiesa: non si interessa mai di nessuno,
Se fa visita ai parrocchiani: non è mai in casa.
Se non organizza feste, non si fa mai nulla.
Se fa dei lavori in Parrocchia: butta via i soldi.
Se parla di contemplazione di Dio: è un astratto;
Se parla di problemi pratici è un materialista.
Se ha il Consiglio Pastorale: si lascia menare per il naso.
Se non ce l’ha è un prete autoritario e clericale.
Se cita il Concilio è un prete troppo moderno;
Se parla di Catechismo è un prete “tridentino”.
Se è giovane non ha esperienza;
Se è anziano farebbe bene ad andare in pensione.
Se saluta tutti:
Chi è ? Che vuole ? Che cerca ?
Se non saluta:
S’è fatto anche prete !!!
Se confessa in poco tempo :
Se non ha pazienza perchè va a confessare ?
Se aiuta il penitente:
Quanto è lungo !
E se è una donna:
Quanto tempo se la tiene !
Se la sua Messa è corta:
Ma dove deve andare ?
Se la sua Messa è lunga:
Non finisce più !
Ma poi se il “nostro” prete muore.. chi lo sostituirà ???..Celebriamo oggi, nella nostra diocesi, la giornata del seminario: il luogo in cui tutti i preti, primo chi vi parla, hanno vissuto e si sono formati. Vi sono entrati lasciando le loro normalissime vite (famiglia, studio, lavoro, sport, amici, morose, passioni..) e ne sono usciti sacerdoti. Da li hanno raggiunto le nostre parrocchie. E con voi sono in cammino.
Celebrare almeno oggi questa giornata senz’altro ci fa ricordare la figura del sacerdote. Ma ci può far riflettere anche su Dio e sulla vita cristiana.
Dopo qualche mese dal mio ingresso in seminario mia madre incontrò la mamma di un mio amico tragicamente morto in un incidente. Dopo i convenevoli le disse di aver sentito della mia scelta.. e che tutto sommato piuttosto che avessi fatto la fine di suo figlio.. era meglio il seminario.
Come parliamo di queste cose? Preti e suore fan comodo a tutti ma guai poi a parlarne ad un giovane, ad una coppia di genitori, a dei ragazzi.. per carità.. no, no via.. eppure non ci diciamo cristiani? non ci riconosciamo figli di quel padre che chiama qualcuno a seguirlo in modo particolare?
Mi fa pensare: tanti vogliono il prete, la chiesa e i sacramenti.. ma sempre coi figli degli altri.. troppo comodo!
Forse non possiamo considerarci così tranquillamente cristiani e discepoli di Gesù se poi non siamo disposti a metterci in discussione, magari come famiglia, nel poter parlare bene della vocazione agli ordini sacri o alla vita religiosa. Come di una vita normale, realizzata, felice.
Abbiamo perso di vista il fatto che anche oggi il Signore continui a chiamare qualcuno; non possiamo averne bisogno ma considerare la scelta della vita consacrata come qualcosa di misterioso, inconcepibile e che.. piuttosto tocchi a mio figlio.. faccio gli scongiuri. Che idea abbiamo allora della vita realizzata da Gesù? E di Dio? Uno che ogni tanto frega qualcuno mandandolo in convento o in seminario?.. qualcosa non va. Oggi un giovane che pensi alla propria vocazione.. è uno sfigato?
Dio quindi sarebbe un po’ “bastardo” a chiamare qualcuno e altri no? Fa differenze? Alcuni li incastra altri li lascia perdere?
Ma il nostro Dio non vorrebbe tutti felici, sereni e al loro posto, realizzati? Ecco l’unica nostra vocazione. Poi le strade son diverse: ma ciascuno è chiamato solo ad essere felice e realizzato. Oggi, celebriamo anche e soprattutto la Solennità di Cristo Re: quel Re di cui vogliamo sempre che venga il regno nel Padre nostro. Che vita faceva? Non é esattamente il sovrano che ci aspetteremmo: potente, deciso, giusto, autoritario, convincente, no!
Il regno che chiediamo quindi.. dovrebbe avere il suo stile. Un prospettiva di mitezza, misericordia, fedeltà, amore ad oltranza..
Non é nemmeno uno temuto e rispettato da tutti, a cui obbedire, che riscuote consensi, applausi, e successi. Sulla croce é in compagnia soltanto di due condannati a morte e lì con lui.. a malapena la madre e un amico.
Il regno che chiediamo é sempre stato fedele alla logica del piccolo gregge, della minoranza, della porta stretta. Guai a dimenticarlo.. illusi da apparenti e provvisori entusiasmi.
La pagina che abbiamo appena ascoltato, da questo punto di vista, é magnifica.
Mentre domenica prossima già inizia l’Avvento, oggi concludendosi l’anno liturgico, salutiamo anche S. Luca e il suo Vangelo: quello specializzato nella misericordia di Dio, dei pastori sporchi e maledetti a cui per primo é affidata la notizia della nascita del Salvatore, quello della parabola del padre misericordioso, del buon samaritano e di Zaccheo.. quello dei discepoli di Emmaus e del Vangelo di oggi: il condannato a morte che “da del tu” a Gesù.
Oggi ci lasciamo provocare da quella frase.. salva te stesso. E’ una frase apparentemente intrisa di buon senso.. ma ci ricorda sottilemente anche le 3 tentazioni di Gesù nel deserto. Sa di.. ”Pensa per te, non importa, salva la tua vita, ci sei prima tu poi gli altri.”
Forse questo é quello che anche a noi verrebbe spontaneo pensare davanti a un giovane che sceglie di entrare in seminario.
Forse é quello che pensiamo davanti al crocefisso: uno scandalo, uno spreco, una cosa assurda. Io mi accontento, prendo quel che mi pare del vangelo, lascio quel che non capisco o mi pare troppo scomodo o esigente. Salvo me stesso. Ma se Gesù non morisse non ci sarebbe paradiso ne vita eterna. Ne chiesa, ne preti, ne altro. Chiediamo al Signore di imparare a pregare per riconoscere nel suo volto i tratti di un Padre che chiama tutti ad essere felici, chi nel matrimonio che nella vita consacrata e anche per tutti i giovani che anche oggi sono in ricerca per la voro vita di quel che un Dio innamorato dell’uomo abbia sognato per la loro esistenza.
Il regno di Dio, é giusto riconoscerlo, comincia anche così..

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