Seminare come Van Gogh .. – Omelia XV° T.O. – A
Chi si starà mettendo comodo per ascoltare meglio, chi si é già perso nei suoi pensieri, alcuni han già controllato l’orologio per vedere quanto andrà avanti stavolta.. qualcuno ha ascoltato accogliendo con attenzione il vangelo, qualcun’altro lo sta scordando, lo conosciamo da una vita, sappiamo come va a finire..
Sta accadendo esattamente quel che Gesù spiega nel Vangelo. I terreni di cui parla sono le persone in ascolto. Proprio come adesso qui per noi. Mentre lo proclamavo, tutti in piedi ad accoglierlo, ciascuno ha ascoltato in maniera diversa, con fede, con fame o sufficienza, tenendo la guardia alta o le mani in tasca. Eppure tutti ci siamo segnati mente, bocca e cuore con un veloce segno di croce.. a chiedere al Signore ci conceda di accoglierlo con tutto noi stessi.
Gesù nella parabola ci vuol far prendere coscienza di come ci mettiamo in ascolto. Di quanta fame abbiamo della sua Parola di salvezza, di quanto sappiamo confidare davvero innanzitutto in Lui per ristorarci (come domenica scorsa). Se siamo cristiani che vivono in ascolto di Lui o del nostro orgoglio e delle rassicuranti paure.
Potremmo perfino farci aiutare da questa parabola mentre preghiamo la sera riguardando un attimo la giornata trascorsa in un piccolo esame di coscienza per ringraziare e ripartire.
Tutto questi lo fa con questa immagine del seminatore e dei terreni. Custodiamola in noi con cura e affetto. Perchè prima che aiutarci a comprendere meglio quanto effettivamente sappiamo ascoltarlo, cioè fidarci di Lui, di quel che ha da sussurrare per il nostro bene alle nostre esistenze.. Gesù sta parlando del seminatore. Del Padre!
Cosa possiamo cogliere dietro questa precisa immagine?
Penso ad un famoso quadro di Van Gogh, intitolato “Il seminatore al tramonto”: il contadino viene dipinto in modo molto scuro, possiamo così concentrarci solo sul gesto e la postura. La mano destra si allontana dal corpo per spargere il seme abbondante, in maniera quasi solenne, maestosa. L’altra pare sul cuore. Sta camminando dritto nel solco del campo e il corpo appare in movimento, in un equilibrio precario ma bilanciato tra le gambe e le braccia. Sembra stia danzando la vita che viene sparsa da lui. Lo sguardo é sulla mano aperta e generosa, quasi a contemplarne l’azione, con speranza, trepidazione ma anche timore.
Seminare: totale investimento di fiducia in un futuro che verrà. Nessuna certezza o garanzia. Come nell’educare o nel credere.
Lo fai perchè.. non ne puoi fare a meno. Come per sperare. Tieni in pugno la semente.. le tue passioni, i tuoi valori, quel che senti, i desideri di bene e di giustizia che ti pompano nel cuore, i bisogni di esserci e credere che ti abitano, sogni, speranze, la voglia di indignarti e innamorarti di tutto, quel che hai ricevuto, goduto e non sai trattenere, quel che hai patito, sofferto e che vuoi far girare in maniera opposta, farlo magari diventare.. educazione o solidarietà.
E semini e sprechi, e butti.. senza calcolo o attesa, se non che cambi qualcosa. Anche se non ci sarai, se non ti diranno “grazie, bravo, ancora!”.. anche se non ne vedrai i risultati o nessuno se ne accorgerà.
Seminare è accettare di perdere. Quante volte Gesù ci ha messi in guardia dal voler salvare la propria vita; come pure dall’essere tiepidi o indifferenti, bravi solo a parole e consigli, ma mai coi fatti e la responsabilità di un “ora tocca a me”. Chi lo sa se ne guadagnerai. Ma intanto scegli di non accumulare ne trattenere, scegli di alzarti e buttar fuori, buttarti dentro, buttarti perchè.. seminare è permettersi di sbagliare e fallire. E’ libertà. Seminare è investire, scommettere, affidarsi.
Semino tutte le volte che ho il coraggio di uscire da me e mettermi in gioco. Sapendo-sperando ne valga la pena.
Semino il mio tempo, la mia fede, la passione, il desiderio, la voglia, la follia.. il mio spazio vitale e le mie risorse ed energie. Forse per questo poi nel quadro di Van Gogh un altro dettaglio non certo secondario ci appare evocativo: il sole del tramonto appare bello rotondo, giallo carico e il pittore lo posizione esattamente sopra la testa del seminatore come fosse una aureola. Forse per ricordarci, Van Gogh era credente, figlio di un pastore protestante, si stava anche lui avviando alla carriera ecclesiastica.. che la santità quotidiana, che ci rende così simili a Dio la viviamo nel continuare il Suo desiderio stesso, attraverso di noi, di donare vita e seminare speranza. Seminando anche noi come Dio siamo creatori. Non possiamo farne a meno, siamo suoi figli, creati per quello, creati per creare. L’amore non si trattiene mai. Non è che creazione continua di bene e vita. Dio ci sta dicendo da un lato il rapporto di custodia e rispetto che siamo tenuti ad avere per il Creato (non Natura..) perchè é per tutti noi, dall’altro che lo ha affidato a noi.
Dio continua a seminare, creado vita, affidando questa vita.. anzi.. la qualità di questa vita a noi. Anche noi siamo chiamati a seminare e donare vita.. ad essere fecondi nella misura in cui sappiamo uscire da noi stessi per accorgerci degli altri. Ricordiamoci che creando siamo creati.. amando siamo amati, donando si riceve. Tutto il vangelo parte e ritorna qui. Il servire, il farsi prossimi, l’essere buoni samaritani, o sale e luce della terra, il fate questo in memoria di me che ci invita a farci pane, a lasciarci per certi versi mangiare dagli altri, non divorandoli avidamente. Ad essere persone che sanno dare ristoro a chi ci incontra, come accennavamo domenica scorsa. Doniamo vita tutte le volte che ci dedichiamo in tanti modi diversi alla qualità della vita degli altri. Servire, nella chiesa, parte da qui.
Seminiamo nel Suo nome allora, la nostra missione quotidiana, con la consapevolezza che quel che facciamo per e con Lui é già miracolo e potenza di vita. Siamo certi di quanto annuncia Isaia nella prima lettura: come la terra e la neve, non tornerà indietro senza aver avuto effetto, senza aver compiuto ciò per cui sono state mandate.
La nostra santità ordinaria, come per Van Gogh, inizia proprio da qui.