Ma come è fatto Dio? – Omelia XXI° T.O. – A

Ma come è fatto Dio? – Omelia XXI° T.O. – A

Sono in treno: il ragazzo di fronte a me ha una maglietta simpatica, dice “Dio c’è ma non sei tu: rilassati”. Sorrido divertito e rifletto un po’.. quanto é vero! Ci sentiamo dio? No, diremmo spontaneamente eppure il risultato é questo: ci sentiamo onnipotenti, più che dio ci sentiamo in dovere di essere un super “IO”.. cioè dobbiamo fare, capire, risolvere, aver ragione, spiegare tutto noi. Sempre. La nostra vita é un continuo “io”. Non mi fido che di me. Nulla ci fa rilassare, cioè abbassare la guardia. Non ci fermiamo mai, in balia di un qualcosa che ci divora dentro perchè tocca sempre a me. Al centro del mondo. Gli altri devono rientrare in questo vortice, Dio compreso. Allora siamo in ansia, stressati, insipidi, superficiali, frettolosi, insensibili e storditi. La nostra vita ci sfugge tra le dita come sabbia, ci ritroviamo in balia di noi stessi a vivere come non vorremmo ma non riusciamo a fare altro, pur desiderandolo tanto ma…
Dio c’è ma non sei tu: rilassati! Le parole di Paolo ai romani nella seconda lettura mi danno questa sensazione. Come le ascoltassimo tutte d’un fiato. Un invito a rilassarci, nel senso del provare a mettere in ordine: noi stessi, Dio, la vita. Non dobbiamo però aver fretta di estremizzare l’opposto.. e dire “si va ben ma se non faccio tutto io non é che dio mi da uno stipendio o mi paghi la rata del mutuo o mi accompagni a scuola i figli.” No, per fortuna no.
Rilassarsi forse passa anche per una corretta comprensione di noi stessi, del Suo vero volto.. e quindi della relazione con Lui, del ruolo della fede e il significato dell’essere credenti e magari credibili.
Mi son soffermato a gustare questa parola: profondità! La sto gustando da una settimana. Dio non é distante, lontano, estraneo. E’ profondo. Come un pozzo.. non ne vedi il fondo. Come un panorama il cui orizzonte si perda all’infinito.. Mica me la devo prendere con il mio sguardo limitato.. non serve a niente. Devo solo contemplare e gustare. Dice Paolo ricchezza, sapienza, conoscenza di Dio.. ma non sono tante o grandi.. quantità.. ma profonde, qualità! Una qualità di Dio che é per noi. Non contro, per schiacciarci.
Profondità non vuole umiliarmi perchè piccolo o superficiale, limitato e impotente. No. E’ un invito a stupirsi di fronte a Dio più che a lamentarmi della mia piccolezza. Siamo continuamente pressati da messaggi che ci convincono che dovremmo essere in un certo modo.. ma così poco umani e reali con noi stessi.
Ricordiamo la pagina meravigliosa in cui Dio si mostra nel prodigio del roveto ardente che non si consuma e Mosè si toglie i sandali per calpestare il terreno.. sta riconoscendo che quel che vede é sacro.. e va contemplato riconoscendosi fortunato, non umiliato! Rilassarsi é togliersi i sandali e riconoscere che per fortuna Dio é oltre.
La pagina di Paolo che stiamo ascoltando allora ci ricordi una cosa: non dobbiamo sentirci limitati o piccoli se Dio ci appare profondo.. ma fortunati, creature fortunate perchè abbiamo un creatore che non ci lascia soli e impotenti nel mondo.
In quella profondità c’è tutto l’ulteriore, l’inedito, l’insperato con cui Dio che vede sempre un po’ più in là  del nostro naso, può stupirci, salvarci, darci nuove prospettive e rinforzarci. E’ grazie a questo spazio ulteriore di Dio di fronte a noi, in questa differenza che noi possiamo attingere ciò che realmente ci é necessario. E provare magari a lasciar fare di più a lui. Fidarci di Lui. Di Dio possiamo solo balbettare qualcosa, siamo umani, ne parliamo in modo umano quindi sempre provvisorio e incompleto.. avvicinandoci senza volerlo comprendere o esaurire. Un infinito che parla di noi, non dei nostri limiti e incapacità. Una creatura non può che intuire sempre e solo qualcosa del proprio creatore, come un figlio col padre.
Paolo provoca..
Chi conosce il suo pensiero.. quante volte pretendiamo di capire Dio, il suo misterioso agire, di fatto il volerlo trattare come un nostro pari.. per poi sentirci magari migliori..e lasciarlo perdere.
Chi mai é stato suo consigliere.. quante volte gli vorremmo insegnare il mestiere.. al nostro Dio perchè non pensa come noi. Chi gli ha dato qualcosa per primo.. quante volte pensando di essere davanti a Lui, contrattiamo con le nostre buone azioni o presunti meriti il male o il bene di cui lo riteniamo debba essere il mittente, il responsabile.
Quante volte nella mia vita o ascoltando tante persone.. ci si accorgeva che Dio non era distante e che eravamo solo girati dall’altra parte. Che non stavamo prendendocela o pregando con Dio ma con una sua immagine sbagliata creata dalla nostra mente.
Dio di sè ha detto solo di essere un padre. Gesù ha detto che solo attraverso la relazione con Lui possiamo scoprire il vero volto di Dio padre, non ristagnando nelle nostre idee e attese spesso infantili. Dobbiamo misurarci su questo. Ritornare come bambini.. che si fidano del proprio papà, che lo sentono importante e vicino, pur non capendo perchè ci dica o meno qualcosa. Quei papà eroici agli occhi dei figli.. in maniera spontanea e istintiva ma che li fanno crescere sicuri e forti. Forse intendeva questo Gesù raccomandandoci di tornare come bambini. Di essi é il regno dei cieli. Di chi questo Dio non lo senta davanti ma accanto, nel cammino, come un papà che ti insegna a camminare tenendoti per mano. Qualsiasi terreno si debba affrontare. Lui cammina con noi e a volte, nemmeno ce ne accorgiamo, ci prende in braccio.
Viene in mente il salmo 8..
O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:
sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.
Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,
che cosa è l’uomo perché te ne ricordi
e il figlio dell’uomo perché te ne curi?

Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato:
gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi;
tutti i greggi e gli armenti, tutte le bestie della campagna;
Gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
che percorrono le vie del mare. O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.

Affidiamo la nostra fede al Signore e chiediamogli di sentirlo accanto. Lui c’è, come un Padre, noi siamo suoi figli qualsiasi cosa accada. Rilassiamoci.

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