Gocce di Pace.. – Omelia IIa di Pasqua – B

Qualche tempo fa abbiamo celebrato un matrimonio tra una credente e un indifferente. Una liturgia bella, significativa e rispettosa della storia degli sposi. Ci sono delle differenze col matrimonio tradizionale nella santa messa: ad esempio non c’è lo scambio della pace. Peccato, mi disse lo sposo, è un momento così significativo.. proprio non si può?
Cosa gli avremmo risposto noi? Che male c’è ad augurarsi la pace? Mica serve essere cristiani per farlo. Non è monopolio dei credenti. Eppure la differenza c’è, eccome!
Potremmo pensare a come ci diamo questa pace: sa spesso di “auguri, ciao, viva”.. ma cosa ci stiamo augurando? Fatichiamo magari a guardarci negli occhi, siamo sbadati e frettolosi, offrendo mani flosce e sudaticce.
Non è un augurio neutro di benessere, fortuna o salute. Non me ne faccio niente. Io voglio di più .. se no è come fare un gesto di scaramanzia
La pace del Signore sia sempre con voi”.. ci sentiamo dire: non è un dettaglio. Gesù nel vangelo di oggi per 3 volte la augura ai discepoli.
Quando diamo la pace di Cristo, “gesto di comunione fraterna”.. lo facciamo perché ci ha resi sorelle e fratelli: abbiamo appena pregato assieme il Padre Nostro e ci darà sé stesso nell’eucarestia che verremo a ricevere appena dopo.
E’ la pace che ci vuole portare con la Sua presenza e che noi auguriamo anzi direi “invochiamo” su chi abbiamo accanto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace”. La portata è molto diversa. “Sii in pace – stiamo dicendo mentre stringiamo la mano o abbracciamo – il Signore è con te, non temere. Ti doni la sua pace. Apri il tuo cuore chiuso come le porte dove si trovavano i discepoli. Non aver anche tu paura dei giudei.. cioè di tutto quello che sembra rovinare, insidiare la tua vita. Gesù starà in mezzo a te. Non avere paura di accogliere il suo aiuto nel creare pace in te e attorno a te.” Ecco perché darsi la Sua pace. Ecco perché riconoscersi cristiani, ecco con quale desiderio vivere questo tempo di Pasqua, perché la risurrezione ce lo ha messo in mezzo a costruire pace se glielo permettiamo, abbassando la guardia o levando le mani – indifferenti ma tradizionali – dalle tasche!
Pace non come assenza di guerra o conflitti, ma come sguardo diverso sulla nostra vita reale. E’ la possibilità di guardarla assieme a Lui, che si è messo “in mezzo” a noi. Mi piace molto questa sottolineatura che Giovanni fa per due volte.. Gesù si è messo in mezzo tra un Dio che pareva distante, estraneo ed esigente e la storia reale, qui e ora delle persone.
In mezzo.. come chi si interessa degli altri, chi vuol sedare una rissa, o mediare un accordo, come un bimbo a passeggio per mano tra i genitori, in mezzo a noi in relazione tra me stesso e chi mi è prossimo o antipatico o scomodo o che fatico a perdonare e accogliere.
Penso alla Parola di Dio, sempre in mezzo a noi, tutte le volte che la accogliamo e possiamo leggere per conto nostro: a come possa diventare segno reale della Sua presenza. Una parabola che ricordiamo saprà venirci in aiuto in situazioni simili, una frase di Gesù potrà illuminare una nostra scelta, potremmo, riconoscendolo in mezzo a noi, chiederci ad es. ma tu, Gesù, ora come ti comporteresti al mio posto? cosa faresti adesso? Come guarderesti questa persona molesta? Cosa diresti in questa situazione? Aiutami.. guidami..
In mezzo come nel matrimonio cristiano, che non è una bella benedizione che garantisce che si andrà d’accordo ma la sua grazia in forza della quale gli sposi si impegnano ad accogliersi a vicenda. In mezzo come l’unzione degli infermi: tra i famigliari e il malato, non come ultima spiaggia ma come sacramento che davvero fa sentire il conforto della fede alla persona che soffre, lucida, cosciente e permette ai suoi cari di celebrare tutti assieme un momento di fede.
In mezzo come dentro di me, in mezzo al mio cuore, alla mia coscienza, li dove vive dal battesimo, li dove rivive nell’eucaristia di cui mi nutro. “Lampada ai miei passi è la tua parola” annuncia il salmo.. bello da ricordarsi. Pronto a sussurrarmi per primo, perché Lui parla sempre per primo nei nostri cuori, sussurrandoci atteggiamenti, decisioni, scelte.. che poi siamo liberi di negare o ignorare. In mezzo a me per farmi sentire amato, degno, unico, non gli fa schifo la mia vita.. non se ne vergogna, non se ne allontana. Queste cose le vorremmo fare noi, intransigenti o indulgenti ma lui ci vuole in pace, liberi e veri! In mezzo tra i miei bilanci sempre negativi sulla mia esistenza, sulla mia fede, sui miei propositi.. e l’ansia da prestazione, il dover esser perfetto, il voler essere migliore. In mezzo per farci fare pace con noi stessi, con le nostre attese disumane o pretese irrealizzabili. In mezzo tra i miei alti e bassi, i miei successi e fallimenti, tra il sentirmi lontano o vicino. Desideroso di insegnarci la giusta misura, che sta sempre nel mezzo, la virtù, la saggezza di un cammino ben equipaggiato, di un percorso di vita solido e solidale, di un rapporto con Dio liberante, di un rapporto con me stesso nella fede che parta dalla certezza fondamentale di essere figlio amato ed amabile, ed in forza di questo.. in pace.. portatore e testimone di quella sua pace che invoco durante la santa messa su chi è al mio fianco e magari ne ha davvero bisogno.
Ecco cosa significa poterlo riconoscere come Tommaso “Mio Signore e mio Dio” il Signore della mia vita, non il padrone ma come colui di cui mi fido e al quale giorno per giorno imparo ad abbandonarmi.. che sia Lui ad accompagnarmi.
Ecco per me che significa vivere da risorti, sentirlo e riconoscerlo coinvolto con noi per dare pace e qualità alle nostre vite, li dove sentiamo ci sia invece il rancore che raggela, l’aridità che stanca, l’asfissia che chiude, la muffa dell’impotenza o del “son fatto così”.
Con gran forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore”. La prima lettura è meravigliosa.. nelle prossime domeniche ne sentiremo gli effetti, gli esempi attuali, attraverso delle esperienze concrete che la nostra comunità cristiana offre cercando di vivere da risorta.
Sia anche per noi una provocazione per fare il punto della nostra vita cristiana ora che iniziamo un percorso, il tempo di Pasqua che per 5 domeniche ci vorrà far rivivere quanto abbiamo o meno, preparato in quaresima. Il desiderio di riconoscere Gesù risorto in mezzo a noi, nella relazione con gli altri e con noi stessi, ci guidi nel chiedere con forza il dono della Sua pace.
Essa già abita i nostri cuori e vuol traboccare dalle nostre mani come l’unico augurio veramente possibile rendendoci testimoni e strumenti della Sua presenza in mezzo a noi.

Un pensiero su “Gocce di Pace.. – Omelia IIa di Pasqua – B

  1. ” Vi lascio la pace,vi do la mia pace”Mi colpisce molto questa espressione di Gesù che non è un saluto e nemmeno un semplice augurio, è un dono prezioso che Cristo ci offre dopo essere passato attraverso la morte.Questa pace che egli ci dona è la vittoria dell’ amore sul male. Accolgo con gioia questo dono che viene dall’ alto sperando di avere la capacità e l’intelligenza di donarlo a tutti.Grazie Bruna.

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