Ci viene spontaneo in montagna, sentirci più vicini a Dio: la bellezza del panorama, il silenzio, le prospettive ampie, la fatica fatta e l’aria pura ci predispongono il cuore..
Gesù salì su di un alto monte a pregare. I monti nella Bibbia sono i luoghi dell’incontro ravvicinato con Dio, dove percepirlo più vicino. Il vangelo di oggi ci offre questa esperienza di intimità come pure il brusco, inevitabile ritorno in pianura, alla vita di tutti i giorni. Sali-scendi, vicinanza a Dio e ritorno alla nostra vita ordinaria, messa domenicale per ricaricarsi e luoghi feriali dove spendersi, annunciare, testimoniare. Le due realtà sono necessariamente connesse e complementari.
Ne intimismo devoto ne miope volontarismo o silenzio complice.
Gesù sale per pregare. La preghiera è mettersi in viaggio! Partenza? Da quello che siamo, le nostre idee, limiti, desideri, ferite, stati di vita, immagini di Dio; destinazione? Tabor, un battesimo di luce e di silenzio; un futuro più buono; approdo è il cuore di Dio. Effetto? La salvezza, la vita eterna, bella, di qualità.. qui e ora. Un viaggio quotidiano, continuo, da quel che sto vivendo a Lui. Attraverso la verità di me. E ritorno.
Non dominerai mai la montagna, ma durante la scalata imparerai a dominare te stesso. (J. Whittaker)
Tale frase racconta che la vita è un ascendere silenzioso e tenace verso più luce, più orizzonti, più cielo.
Noi spesso diciamo di pregare tanto e magari non essere stati esauditi, di pregare poco, male o solo per bisogno..
Ma perché preghiamo? A che serve?
– Per far cambiare idea a Dio? Insegnargli il mestiere, ricordargli che esistiamo, fargli la lista della spesa?
– Oppure per cambiare gli altri? Fa che diventi, che senta, che.. partendo dai nostri desideri, da quel che a noi pare meglio..
– Oppure per cambiare la realtà? In po’ magico come desiderio.
Certo Gesù stesso ci ha detto: bussate, chiedete, cercate.. ma pure aveva premesso che il Padre sa già di cosa abbiamo bisogno.
Non ci ha garantito di esaudire ogni volta le nostre preghiere ma di mantenere sempre le sue promesse, direbbe Bonhoeffer.
Mentre pregava il suo volto cambiò di aspetto. Pregare trasforma. Pregare cambia il cuore, tu diventi ciò che contempli, ciò che ascolti, ciò che ami, Colui che preghi: è nel contatto con il Padre, nel tempo che ci metti, che la nostra realtà si illumina, e appare in tutta la sua lucentezza e profondità.
“Mentre”.. cioè durante la preghiera, è già nel desiderio, mentre lo fai desideri, sei già orientato. E’ il rispetto dei tempi di ciascuno. Almeno desiderare di pregare, io lo chiedo spesso alle persone che faticano ad accettare qualcosa, perdonare qualcuno.. almeno prega per iniziare a desiderare questa cosa. Ti metti nelle condizioni e orienti il tuo desiderio. Offri disponibilità; il resto lo farà Dio.
Più preghi così più trasformi te stesso, ti converti, evolvi, cresci, ti liberi, ritrovi vita autentica e pace.
Pregare trasforma: cambiare forma. Come il volto di Gesù.
Non sarà Dio a capire finalmente cosa fare o meno, ne gli altri a convertirsi, o la realtà magicamente a cambiare.
Pregare trasforma innanzitutto noi. Cioè l’unica cosa di cui siamo responsabili, noi stessi. Cambiamo forma cioè modo di accogliere, comprendere, diventiamo più disponibili e capienti, cambia il tuo approccio alla realtà, a poco a poco la mentalità, cambi punto di vista. Ci vuole tempo, siamo chiamati ad abbassare la guardia, metterci in discussione, lasciarci addomesticare, fidarci che sia possibile.. sentirci impotenti, morire.. solo così potremo risorgere a vita nuova.
Guardando cioè Dio con occhi diversi, con maggior responsabilità e abbandono, le altre persone come appelli, senza giudicare, la realtà come un dono o una palestra.
Mentre preghiamo già desideriamo essere diversi e ci mettiamo in viaggio, la riconciliazione si fa possibile, l’odio si scioglie, il rancore si spegne, la pace ritorna ad abitarci, cambia tutto.. l’ascesa a volte lunga e faticosa in noi ci riporta alla verità di quel che siamo ed alle cose essenziali. Siamo stati salvati. Nulla è più come prima. Questo è vero e possibile, accade ogni giorno nei cuori di tantissime persone che lo desiderano davvero.
Chiediamo al Signore, come dissero i discepoli, di insegnarci a pregare; preghiamo noi stessi per aver voglia almeno di imparare a desiderarlo.