“Contrattare o pregare? ” – Omelia XVIIa T.O. – C

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Contrattare sul prezzo in Oriente è indispensabile. Fa parte della cultura, del loro modo di fare affari: certo che ci vuole tempo, anche molto, pazienza, intelligenza, determinazione. Ma solo così arrivi a chiarire la qualità del prodotto e del tuo desiderio di averlo. Chi paga e basta fa loro un affronto. A me è successo più volte: tra il te alla menta che ti offrono, i dollari e l’inglese stentato, siamo riusciti a concludere, anche divertendoci
Chiedono a Gesù di insegnare loro a pregare; a ricordarci che la preghiera non sono filastrocche soporifere a memoria, ma un modo di affrontare la realtà e noi stessi assieme a Dio; noi siamo vivi, quindi lo è anche la nostra preghiera. Da qui la necessità di sentirsi mai a posto ma sempre bisognosi di verificarla e in ricerca della giusta sintonia con Dio.
Gesù in tutto il vangelo ha cercato di dire che solo conoscendo Lui, potremo iniziare a vivere Dio come un padre. Per questo motivo è stato crocifisso da chi aveva altre idee di Dio e della religione. Le cose si fanno interessanti. Ecco quindi, potremmo riassumere, che io dovrei pregare per questo motivo e per raggiungere nella mia vita questa consapevolezza nella fede, Dio è mio Padre, mi ama, gli sto a cuore, mi fido di Lui, lo ascolto.
La prima cosa da dire, quasi un maestoso portale, per rivolgersi a Dio è dirgli Padre: non onnipotente, altissimo, signore o altro. Innanzitutto Padre. Quella cosa che facciamo così fatica a dire quando a messa il prete invita a dirlo e tutta l’assemblea inizia il padre nostro da “che sei nei cieli”:..
Ma tanta nostra devozione popolare, realtà bella e buona, fatta di santi e reliquie, cosa significa? Se io mi fermo a pregare loro forse che immagine ho di Dio, emotivamente, nel cuore? Di un papà come vorrebbe Gesù o di qualcuno di ostile, difficile, lontano, estraneo? Cosa dicono certe nostre preghiere? Io sono peccatore, non vado bene, non so, il santo fa da mediatore o mi rivolgo solo a Lui, mi fermo prima, mi accontento, a me basta ricevere o star sereno.. Dio non importa, è lontano. Pensiamoci.
Ci sarebbero ore di cose da dire bellissime ma credo sia almeno un desiderio da coltivare nei nostri cuori e trasformare in preghiera: aiutami a riconoscerti come un padre, Gesù mostrami il volto del Padre.. che io abbia nel cuore questo desiderio. Ecco come posso imparare a pregare, come chiedevano i discepoli.
Tra le tante credo ne prendiamo una dalla prima lettura, così curiosa e originale che non la possiamo ignorare: Abramo va a trattare con Dio il futuro della città di Sodoma: è un siparietto audace e simpatico, ma di quelli che fanno bene al cuore. Possiamo dire i padrenostri finché vogliamo, ma poi abbiamo bisogno di qualche “applicazione” pratica: Abramo, come tutti gli orientali, lo dicevo all’inizio, con una gran faccia tosta si mette a contrattare, a tirare sul prezzo. Sa che la realtà di quella città pur gravemente peccatrice non è tutta negativa, ma c’è qualche germoglio di bene, ci son brave persone che potrebbero fare del bene per la città dove vivono e la sua conversione.. Abramo è ottimista e guarda con speranza il futuro certo affidato solo al poco bene presente.
Il brano è bello, da 50 a 10 giusti.. la confidenza di Abramo nel dialogo con Dio è insistente, come l’amico importuno del vangelo. A ricordarci che la preghiera cambia il cuore di chi la fa.. come nel contrattare ci si rende conto davvero di quanto si tenga a quel prodotto e alla sua qualità; noi non preghiamo per dire a Dio di cambiare idea o spiegargli cosa fare. Un Padre sa di cosa abbiamo bisogno, dirà Gesù altrove, come se servisse ricordarlo. Preghiamo per fare nostro lo sguardo di Dio sulla realtà, fare nostro lo stile di Gesù, comprendere come il vangelo e le sue logiche portino vita e speranza in noi. La realtà non cambia è la nostra testa ad essere più lucida, il nostro cuore più grande, della misura quasi di Dio.. perchè pregando un padre, più cogliamo questo più ci trasformeremo in figli e vivremo di conseguenza. Ecco perché pregare. Il resto è magia, scaramanzia figlie della paura e dell’ignoranza, mai della confidenza in chi vuole il nostro meglio e ha posto al nostro fianco Gesù Cristo come fratello.
A Lui allora con semplicità chiediamo di continuare a guidare la nostra preghiera per vivere in noi la pace e la gioia di avere in cielo un Padre che ci ama e in cui confidare con fede e speranza.

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