“Il Regno di Dio è come Don Matteo” – Omelia Domenica XVIa TO – A

 

La  serie televisiva Don Matteo risulta essere da quasi 20 anni, una tra le più apprezzate: grazie a Terence Hill e a una struttura semplice ma interessante.
Il Regno di Dio è come il telefilm don Matteo.
Nella bellezza di quei luoghi accade ogni puntata qualcosa di male (omicidi, furti, rapimenti). Carabinieri e parroco si mobilitano, chi per lavoro, chi per missione o provvidenza.
Don Matteo, fine conoscitore dell’animo umano, riesce a intuire con saggezza qualcosa che sfugge ai più. Ha sempre un punto di vista diverso, dialoga con le persone e sostiene poi il maresciallo Cecchini-Frassica. Alla fine, i carabinieri arrivano per arrestare il colpevole ma don Matteo è già lì. Sempre. Ha già intuìto la verità, che loro confermano, facendo il proprio dovere. Lui ha colto il cuore delle persone, si fa presente, dà speranza pur nel male, i carabinieri fanno giustizia e seguono lo svolgersi doveroso della responsabilità civile. Ognuno fa il suo, in modo complementare, la verità risplende, il bene trionfa.
Nel nostro mondo, così bello il male è presente. Da sempre.
Come la zizzania nel campo. Ed è quasi sempre causa dell’uomo ingordo, avido, indifferente, orgoglioso. La cronaca ce lo ricorda ogni giorno. La fede cristiana, come per don Matteo, ci può aiutare, a essere saggi, avere un punto di vista diverso, intuendo cosa è bene, giusto e vero. Questo per noi è il regno di Dio.
Il mondo come Dio lo ha sognato, affidandolo a ciascuno di noi, alla nostra responsabilità e libertà di figli.
Venga il tuo regno, diciamo nel Padre nostro, si realizzi, cresca un mondo giusto, buono e bello per tutti. Si ma … come?
Si tratta di iniziare ad avere uno sguardo cristiano sulla realtà non superficiale o ateo; a fare come don Matteo che da credente cerca il bene e aiuta le persone a cambiare punto di vista, collaborando poi con chi voglia fare verità e giustizia. Come lui nel film, il bene è sempre già presente prima, nella realtà, va scovato, intuìto, riconosciuto; quel bene è lo Spirito Santo che mai ci abbandona e rende il Signore Gesù presente, al lavoro. Siamo chiamati a riconoscere che Dio è già all’azione, il mondo è Suo, il regno è affidato a noi, suoi collaboratori, per costruirlo con le nostre scelte coraggiose, giorno per giorno. Altrimenti ci ridurremo come i servi della parabola. Si scandalizzano del male e mettono in discussione il seminatore. Pensate a tutte le volte che ce la prendiamo con Dio di fronte al male, come se non sapessimo che fa parte della vita; cfr. sacramento del matrimonio.
Rischi di vedere sempre e solo il negativo, lamentarti di tutto e dare per scontato il tanto bene, il grano già seminato e abbondante, che sta crescendo, senza far rumore. Diventi un cristiano ateo che non vuole ne sa riconoscere il Signore presente, al lavoro.
O al limite, come i servi, ti agiti e vuoi essere tu a sradicare, sentendoti perfetto, vuoi creare la tua comunità perfetta, gli eletti, quelli bravi e buoni, noi e loro, creando muri, fazioni, divisioni illusorie.
Quante volte purtroppo le nostre devote parrocchie indaffarate danno pessimi esempi in questo, coltivando la zizzania, ignorando il seminatore, tradendo il vangelo.
E’ più facile coltivare la zizzania o il grano?
La parabola di Gesù ci annuncia che il male sarà sradicato e che i giusti splenderanno come il sole nel Regno del Padre loro.
Quel regno, come don Matteo, aspetta che ciascuno di noi inizi a fare la propria parte, a cambiare prospettiva, a guardare il mondo in maniera cristiana. Sembrerà poco, come il granello di senape o inutile come il pizzico di lievito ma porterà molto frutto.
Il Seminatore trovi nei nostri cuori l’ umiltà ed il coraggio di farlo.

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