E’ il 1916, siamo sul Carso; si sta combattendo la prima guerra mondiale, e tra i soldati volontari c’è Giuseppe Ungaretti, il poeta. Vivendo la drammaticità del conflitto, scrive alla sua maniera ermetica, una delle sue poesie a mio avviso più struggenti….
Di che reggimento siete, fratelli?… inizia così. Mi ha sempre impressionato; me lo vedo contemplare soldati stanchi e terrorizzati, uomini come lui, ma con la divisa di un altro colore…poche righe per ribadire la solidarietà umana, in uno sguardo, nel dolore assurdo di una guerra, la precarietà della vita in un gemito, la condivisione della fragile condizione umana, mortale, sola e impaurita.
Qui c’è già tutto: Se tuo fratello, dice Gesù ai discepoli. La stessa parola, come un passpartout, per aprirsi alle cose essenziali. Una porta per cui entrare, un paio di occhiali da mettere prima di discutere, ammonire, richiamare, rimproverare.
Un appello a riscoprire innanzitutto con umiltà che siamo tutti della stessa pasta, fragile e divina, ferita e orgogliosa, precaria e vulnerabile. Al di là del colore delle divise, della pelle o del reggimento. La fraternità passa di qui: da questa condivisione. Il padre ci ama tutti, gratuitamente, ad oltranza, in particolare i più bisognosi. Come pure nel riconoscere in quel fratello, peccatore, la tua stessa immagine, riflessa nei suoi occhi. Sarà solo questione di tempo, occasioni, possibilità. Domani potresti essere tu al suo posto, a sbagliare e ad aver bisogno di correzione. 70 volte 7. Allora questo inno alla fraternità si fa consapevolezza, solidarietà, umile prudenza. Gesù ci richiama alla differenza tra la pagliuzza e la trave nei nostri occhi; rimetti a noi i nostri debiti, diciamo nel Padre Nostro, come noi li rimettiamo ai nostri debitori.
Giovanni 23° avrebbe detto che finalmente la chiesa poteva iniziare ad usare la medicina della misericordia, imparando a distinguere il peccatore dal peccato, la persona dall’atto compiuto.
Queste tappe di cui Gesù parla…da soli, con altri, di fronte alla comunità, sono cerchi concentrici di amore e apprensione per guadagnare il fratello. Verbo difficile da coniugare: eppure sa di sudore e fatica, tentativi e passione.
Pagano e pubblicano: non significa “lasciali perdere”; Gesù di sè aveva detto di esser venuto per loro. E’ un sovrappiù di amore, gratuito ed incondizionato.
Non siate debitori di nulla a nessuno, dice Paolo ai Romani nella 2a lettura…. se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la legge. Solo così potremo sentirci figli del Padre nostro che è nei cieli, e lo pregheremo umilmente, con fiducia ma soprattutto riconoscenza e disponibilità.
Fratelli (Giuseppe Ungaretti, 1916)
Di che reggimento siete
fratelli?
Parola tremante
nella notte
Foglia appena nata
Nell’aria spasimante
involontaria rivolta
dell’uomo presente alla sua
fragilità
Fratelli