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In ascolto del santo Vangelo secondo San Giovanni 6, 41-51
Allora i Giudei si misero a mormorare contro di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?». Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Queste domeniche sono caratterizzate dalla lettura continuata di questo capitolo di Giovanni, il lungo discorso del pane. Ritroviamo approfonditi i riferimenti di domenica scorsa…un invito a riflettere su cosa davvero ci sfama o disseta. Rimando per chi avesse tempo da perdere all’omelia di domenica passata. E’ bello vedere con che sufficienza viene accolto Gesù, non sono ovviamente capaci di stupirsi.. è il figlio del falegname, lo conosciamo ecc. ecc. Mi chiedo se anche noi a volte abbiamo perso la capacità di stupirci di Lui, sentirlo scomodo o gratuito, inedito o inatteso…quante volte la nostra religiosità tiepida ci fa andare in automatico e diamo tutto per scontato. Bello questo martellante ritorno sul pane, sull’eucaristia: è un profondo messaggio di verità sull’uomo e la donna di oggi e i loro desideri di verità, senso e vita. Trovare cosa dia gusto e significato.
Non c’é scritto che farai il bravo…ma che vivremo in eterno. Non moriremo. Non in senso fisico ovviamente ma avremo vita eterna. Assaporiamo queste pagine col coraggio di masticarle più e più volte…e il Signore di doni la fame di Lui.
…ogni tanto penso alla mia “prima comunione”: all’epoca erano solo “certezze” e serenità (ingenuità? …. non credo sia possibile definire così un cuore ancora puro).
Adesso, più cerco di approfondire il mistero eucaristico, più aumenta la convinzione che non è un semplice memoriale, ma contestualmente aumenta la “vertigine” dovuta allo spessore
dell’inconoscibile.
In fondo ci stiamo giocando il senso della nostra vita e, almeno a me, non pare poco.