Come nasce una perla? Accade che l’ostrica in qualche modo venga sbeccata, magari sbattendo su scogli e in quell’occasione subisca l’intrusione di un corpo estraneo, sabbia, parassiti che provocano un’irritazione dei tessuti. Per proteggersi comincia a secernere una sostanza cristallina, liscia e dura intorno all’oggetto estraneo, chiamata madreperla. Strato su strato, quel che l’ha ferita viene accolto, integrato, avvolto, pian piano per farla vivere. Solo un’ostrica ferita produrrà quella bella, splendente gemma che chiamiamo perla.
Oppure pensate ad una cicatrice sul vostro corpo: ci ricorda un momento di sofferenza, una ferita che per mesi ci ha fatto soffrire e con pazienza si è rimarginata. Ogni cicatrice ci ricorda bene quanto è accaduto ma ci racconta anche che il dolore a poco a poco è passato: al limite quando cambia il tempo fa ancora un po’ male ma l’ho superato e ora so gestirlo, non comanda più la ferita ma io… non siamo chiamati a dimenticare quel che ci ha fatto soffrire nella vita (esperienze, persone, situazioni…) ma a cicatrizzarlo e integrarlo pian piano nella nostra storia, come la perla, a custodirne la memoria ma non il potere di nuocere ancora.
Chi non si mette al lavoro su di sé rischia di piangersi addosso tutta la vita, nel vittimismo, negli alibi, smettendo di crescere e strumentalizzando la sofferenza patita.
La fede può aiutarci a compiere questo passaggio dalla sofferenza alla saggezza e liberarci ad una vita più autentica? ad un esperienza di perdono, riconciliazione, salvezza? Io credo di sì: cosa potrebbe essere altrimenti la risurrezione, da vivere e godere qui e ora, per ciascuno di noi?
Forse è proprio per questo che Gesù sceglie di comportarsi come abbiamo sentito. In più vangeli apparendo risorto, chiede ai suoi discepoli increduli di osservare mani e piedi straziati dalla crocifissione e dalle torture. Quelle ferite sono come la sua carta di identità: raccontano cosa ha subìto, ne ricordano il motivo e guidano ad una nuova soluzione…Gesù così ci sta dando anche una grande lezione sulla sua croce. Non è stata a caso, o un incidente non voluto. Tant’è che risorgendo Dio non gli ha donato un corpo nuovo di zecca, Gesù non è stato in carrozzeria a tirar su le pacche, no! Quando diciamo di credere nella risurrezione della carne, diciamo che noi risorgeremo con la nostra identità, la nostra storia, segnata magari da dolori e sofferenze, perché il nostro corpo è lo strumento con cui abbiamo amato, patito, goduto, sofferto, che ci ha permesso di essere in relazione gli uni con gli altri, insomma è il luogo nel quale abbiamo vissuto le nostre passioni, le cose belle e quelle faticose. Io non voglio che morendo tutto questo sparisca…perché fa curriculum, è la mia storia, il mio onore, quanto son riuscito e come ad amare e vivere fino in fondo, con le botte, le cicatrici e le soddisfazioni.
Risorgeremo con l’amore che abbiamo donato e goduto, sono i nostri gesti di amore a renderci eterni e bellissimi.
Questo a Tommaso viene proposto di vedere…che quel corpo di Cristo segnato dai chiodi, è sfinito dall’amore che ha provato per ciascuno di noi. Voi davvero vorreste che le vostre cicatrici sparissero per riavere qualcosa di nuovo e impersonale? che vostro figlio si dimenticasse della vostra relazione, nel bene e nel male? vorreste che quanto avete, ripeto, amato e patito, venisse ignorato e sostituito?
Ringraziamo il Signore perché noi non ci reincarniamo in qualcosa d’altro ma risorgeremo con Lui non da anonimi, neutri e perfetti ma da vincitori della morte, nella vita eterna, di buona qualità, ammaccata, stanca, ferita ma risorta. Ecco come ciascuno di noi può essere quella perla…riconoscendo che il male non ha vinto ma io l’ho imparato a gestire e anzi magari a sfruttare nel mio cuore…perché magari quanto mi ha fatto soffrire ho saputo trasformarlo in sensibilità, attenzione, passione, risposte per gli altri… magari si è fatta scelta professionale, di impegno sociale, umano, caritatevole…
Ti offriamo Signore le nostre vite e qualche pagina buia in noi, qualche croce. Donaci la fede e la pazienza di crescere con te e far nostre le parole belle con cui Tommaso si affida a te riconoscendoti “mio Signore e mio Dio”… Una perla, in noi forse nasce anche da qui!