“Condividimi”: Corpus Domini – A

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Tempo di lettura previsto: 5 minuti.

In ascolto del Vangelo secondo Giovanni Gv 6,51-58

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Un giovanissimo e solerte benefattore ha ben pensato di omaggiarmi di uno straordinario contributo di zuccheri: avendo un sacco di libri da smaltire e vivendo tra montagne di carboidrati, ci sta. “Coccodrì – gusto frutta“. Una di quelle confezioni tradizionali, anzi, famigliari verso cui si prova uno struggente affetto, per me in particolare quella delle omonime rotelline nere di liquirizia (😍😍).                                La tengo in mano con nostalgia e gratitudine, tornando un po’ bambino.

Noto che c’è tutto quello che la professionalità alimentare e commerciale oggi richiede: indicazioni delle calorie per porzione (!!), valori nutrizionali (??), ingredienti, l’ammiccante scelta di colori e personaggi del packaging, il viaggio premio e i riferimenti social per restare in contatto… un condensato di zelante sagacia di business & marketing.

Ad un tratto però, noto quella scritta, in alto a destra. Senza fasti grafici di font o disegnini, anzi un carattere austero eppure infantile, senza nemmeno un !, per accompagnare senza giri di parole quel che pare essere non una nota a margine ma un fermo ed indispensabile monito: Condividimi

Vedete, non hanno scritto: “Non mangiarli tutti che ti fanno male“.

Ci ho pensato un attimo: mi è parsa di una bellezza e profondità quasi epici e d’altri tempi. Richiamo ancestrale, appello convinto, consiglio discreto di una educazione pervasiva e trasversale, comunque doverosa.

Se ci pensiamo, i destinatari di questi dolcetti sono bambine e bambini (o chi si ritenga ancora un po’ tale, suvvia!). A loro, tra i tanti messaggi aziendali, ecco offerta tale scritta: Condividimi

Suona un po’ come: “ok, siamo buonissimi, non vedi l’ora di papparci tutti, ammiccano i coccodrilli colorati…ma non far finta di niente, non pensare solo a te stesso, a questo sfizio o forse premio o capriccio, no. Non è così che “la bontà si gusta ad ogni età”: offri questo sacchetto a chi ti è vicino e lascia ci tuffi la mano per condividere la tua gioia come te, con denti appiccicosi, la bocca piena e sugosa, sorridendo. Lascia che si prenda qualcosa di tuo, che metta un po’ le mani tra la tua vita, impara a non trattenere tutto per te, spaventato come un “primitivo delle caverne”, in ansia egoistica e gelosa; abituati al fatto che gli altri abbiano bisogno di te e che quel che è tuo, quel che sei tu, possa tornare utile anche agli altri. Lasciati educare al dono e riconosci che non succederà nulla di grave e probabilmente starai meglio, che la felicità è tale solo se condivisa (scriveva Alex Supertramp in “Into the wild”). Divertiti con gratitudine a riconoscere lo stupore che farai nascere porgendo il sacchetto, gioisci del sorriso che scaturisce spontaneo nel far assaporare i gusti di frutte diversi dei vari dolciumi… come i sapori della vita, da gustare assieme, nel bene e nel male.

Impara a dire “Ne vuoi una?” senza che l’altro ti implori con gli occhi. Empatia.

Impara a riconoscere che poi qualcosa cambia dentro, quando sei generoso e un po’ altruista e che questo gesto ti lascia profeticamente migliore e che è bello vivere così.

Magari anche tu ti abituerai così, giorno per giorno a condividere la tua vita nel/ col tuo lavoro, anche se non farai il medico in terapia intensiva e senza flash-mob per te.

Condividi quel che hai, così imparerai a condividere quel che sei. Apprendi uno stile, finché sei bambino e son solo “ciuccetti”. Un tale in un libro famoso di un paio di millenni fa ricordò che “chi è fedele nel poco sarà fedele nel molto!”.

“Condividimi”: dando questo ciuccio gommoso, tu dai in qualche modo te stesso. La tua vita, alla vita dell’altro. Il gesto fa la persona.

L’eucaristia è questa: Gesù non ha dato un sacchetto di fichi o pistacchi ai discepoli ma sé stesso. Una volta per tutte certo ma in modo che lo si possa mangiare sempre.      Che mangiando quel pane e vino, si mangi il legame che unisce e si viva quel ricordo ripresentandolo. Memoriale. Lui è vivo e ti vuole cannibale. La vita così è eterna.

Il viaggio della vita è solo nostro; il quotidiano esodo dalla parte bigotta e “burina” di noi a quella più verace e bella, dall’individualismo alla generosità: possiamo chiamarla salvezza. E Lui si è fatto (anche) cibo e sostegno per questo nostro viaggio. Il pane quotidiano ci ricorda che così Lui sarà sempre presente -ma giorno per giorno- alla grande sfida del vivere da protagonisti le nostre esistenze. Mai arrivati ma sempre in una dinamica progressiva e aderente alla realtà di noi e della nostra storia che evolve. Lui per primo ha condiviso in un unico inimitabile atto d’amore quel che era per continuare ad essere, oggi per noi. Solo perché ci ha offerto il Suo amore, possiamo desiderare di continuare a vivere non solo di Lui ma come Lui.

Condividimi non significa qui per noi cristiani “sii generoso”: non abbiamo il monopolio della generosità, mica servivano la croce e la risurrezione. Ma indica che “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”…il cristiano ha dei motivi profondi e vitali per motivare il suo donarsi, no?

Lo Spirito santo rinnovato in noi a Pentecoste ci ha ricordato che possiamo vivere in nome e in compagnia della Trinità, un vorticoso girotondo di bellezza e il Corpusdomini ci dà stile, modello e forza per scegliere di farlo.

Coraggio, allora, condividi…amo…ci.

 

Un pensiero su ““Condividimi”: Corpus Domini – A

  1. Donando non ci si impoverisce, ma sempre ci si arricchisce. Si può donare parte del proprio tempo, della propria attenzione e cura, in modo affettuoso e gentile a chi ne ha bisogno, a bambini, a disabili, a chi ha perso il lavoro e ha bisogno di tutto, a persone sole… e così via. Ho sempre sentito chi si è prodigato per gli altri affermare di aver ricevuto molto di più di quanto aveva dato, inogn… senso. L’ho sperimentato anch’io per un periodo, con dei ragazzi down e ne ho ricavato un benessere psichico e spirituale, affetto soddisfazione, sensazione di aver usato bene il mio tempo. Gesù ci ha dato e continua a darci la vita, chi si dona può aiutare ad apprezzarla

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