
Dal Vangelo secondo Marco 1, 1-8
Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Come sta scritto nel profeta Isaìa: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ieri pomeriggio, celebrando la riconciliazione coi cresimandi, uno di essi, alla mia domanda su come si fosse sentito a fare qualcosa di buono-bello per qualcuno (trad. “amare”) mi ha detto, con i suoi jeans inguardabili col cavallo alle ginocchia e la felpona col cappuccio…”BBbbene, cioè felisce”, poi ci ha pensato ancora, guardando dentro di sé e ascoltandosi e ha aggiunto, con nonchalance “me sento come ‘na persona nova”! Io ho cercato l’arbitro per chiedergli il triplice fischio, la bandiera a scacchi…insomma… la goccia oggi si ferma qui: amare ci rende nuovi. Come un nuovo inizio, continuo. Che volete di più? Il Vangelo è tutto qui. Proviamo a prendere sul serio questo passaggio. Pensando a questa seconda domenica di Avvento: il Vangelo di Marco tra i quattro è quello redatto prima, scritto cronologicamente circa tra il 60 e 70 d.C. quindi col rischio quasi di essere letto e sbugiardato da testimoni oculari. Rispetto agli altri due sinottici mancano i riferimenti all’infanzia, (al presepe) quasi Marco avesse fretta di dirci cosa è successo: non deve presentarlo o giustificarlo storicamente, ce lo sbatte davanti: vangelo di Gesù. Parola che fino ad allora, significava solo “novità-buona notizia”. Prima che essere un libro, un genere letterario, un qualcosa di noto da regalare in bianco con la copertina d’argento alle prime comunioni…questa parola era usata semplicemente così e così legata al figlio del falegname e a tutto il casino che sto mezzo hippy aveva creato. La buona notizia, la novità è una persona. Non un messaggio, un codice, un galateo, un elenco di cose da fare o meno, che fanno bene o male, che piacciono o meno all’Altissimo… ma che ci lasciano incredibilmente magari bravi zelanti devoti religiosi praticanti puri perfetti raccolti seri…ma soli. Nein. La buona notizia è che c’è una persona e siamo chiamati a vivere in relazione con Lui che già cammina al nostro fianco. Essere cristiani prima di cose da fare e messaggi da accogliere o diffondere è una relazione da vivere. Coi suoi tempi, spazi, ritmi, modalità… vivere la fede è vivere giorno per giorno la relazione con quello che questo significhi. Marco aggiunge che questa relazione ci connette col Cristo, cioè inviato-unto-messia… quello cioè che media il rapporto con Dio a favore della salvezza del popolo, Lui insomma è in missione per noi. Meglio dei Blues Brothers. Ma anche è “figlio di Dio”: quindi questa missione è cosa di famiglia…e non c’è quarantena o comune o zona gialla rossa verde che tenga. Siamo amici del Figlio di Dio e frequentandolo, questo ci rende fratelli e sorelle nel suo nome, figli adottivi, dirà San Paolo. Son belle novità insomma, da attendere…ci faranno nuova la vita, no? Quando ci diremo-sentiremo cristiani, prima di chiederci se per questo andiamo a messa (anche solo a Natale!) o cercheremo di non perdere la pazienza… chiediamoci se e quanto sto frequentando quella nuova relazione.
Non chiedetevi cosa il vostro Paese può fare per voi, chiedetevi cosa Voi potete fare per il vostro Paese. (J.F.Kennedy, 1961, insediandosi come 35° Presidente U.S.A)
…è come nella canzone “E poi” di Mina anni 70: “…Ricominciare e poi, che senso ha…?”
E invece ce l’ha il senso e quel ragazzino l’ha colto, senza aver studiato il catechismo di Pio X come quelli della mia generazione, proprio perché ha il cuore ancora “semplice”, etimologicamente “piegato una sola volta”, a dispetto del look che lo vorrebbe piegato e ripiegato più volte a seconda dell’aria che tira.
Che cosa è la fede se non l’incontro con una Persona?
Per troppo tempo è stata una formula “La fede é quella virtù soprannaturale per cui crediamo, sull’autorità di Dio, ciò che Egli ha rivelato e ci propone a credere per mezzo della Chiesa”. Ma per quanti di noi è ancora una formula?
“…Ahi Costantin di quanto mal fu matre /non la tua conversion ma quella dote/che da te prese il primo ricco patre ” (Inf. XIX 112-117). Che sembrerebbe non c’entrare per niente, e invece…. c’entra…c’entra…