XXIIIa Domenica B-’21

Dal Vangelo secondo Marco 7, 31-37

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Chi ti prendeva al volo il dito e non lo lasciava andare, chi rideva e ti guardava stupito, chi si ritraeva guardingo; quello che non voleva alzare il viso e si contorceva, chi dormiva pacifico sbavando in pace sulla giacca buona del papà; oppure quella che ti osservava stranita e a bocca aperta, pacifica. Quante volte ho compiuto lo stesso gesto e proferito le stesse parole di Gesù su centinaia di bambine e bambini di ogni età e predisposizione. La liturgia lo prevede come rito finale nella celebrazione del battesimo. Per certi versi, la fine di una piacevole battaglia. Un corpo a corpo tra letture, vestine, candele, olio di qua, olio di là, sbottona, ricopri, accendi, spegni… nomi e benedizioni: acqua, olio, profumo e luce, Parola di Dio e contatti… la celebrazione si snoda bellissima. Sperando che nessuno pianga almeno più del dovuto o che almeno la fame non arrivi sul più bello. Ti stiamo donando la vita in Cristo, inserendo nel Suo corpo, rendendo Figlio adottivo del Padre, facendo morire per rinascere con Cristo risorto… l’apoteosi della fede cristiana …mentre combatti la buona battaglia e soprattutto, non ne capisci nulla. Bellissimo. Noi adulti invece, che ne sappiamo? In genere padrino e madrina non sanno nemmeno cosa ci stanno a fare, i genitori… ma va beh… è la logica di Dio. Prima si riceve, poi, imbarazzati magari da un dono che si fatica a comprendere… ci si lascia andare e raggiungere. Un segno di croce sulle orecchie, per aprirle..e uno sulle labbra, per poterle far comunicare. Uno sblocco comunicativo perché ciascuno sia in grado di vivere in ascolto e testimoniare quanto ha vissuto. Attraverso il corpo, che media la vita, che è appena stata inzuppata di Cristo: a proposito, da quel momento, JC, si è trasferito dentro di te…e tu lo porti in giro, come un camper, fatto a immagine e somiglianza di Dio e con tutto il sistema operativo installato per essere cristiano, Figlio e fratello-sorella. Bellissimo. La vita cristiana è un continuo “upgrade”, un download delle cose che Dio ti vuole dire, scaricando aggiornamenti e antivirus…in modo da avere una vita spirituale sempre sul pezzo. Poi qualcosa si inceppa… ce lo dimentichiamo. Non ci torniamo più. Basta fare cose devuote…o volersi bene. Come ne avessimo il monopolio. Come ne ce importasse qualcosa. Ci vediamo alla prima confessione, va… tra 5 o 6 anni.

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