
Dal Vangelo secondo Luca 3,15-16.21-22
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Rimugino e penso, ricordo e prego: niente…non c’è altro da aggiungere. Di cosa stiamo parlando? Questo ci annuncia la pagina di Luca di oggi, in cui si celebra il battesimo di Gesù. Paradossale il gesto: per certi versi assurdo. Gesù non ha certo bisogno del battesimo…e non solo perché non ha nessun peccato originale da lavar via ecc. ecc. ma perché Lui in qualche modo è il battesimo. Il battesimo ci installa la sua presenza nel cuore… altroché … È Lui a battezzare nel suo nome. Chissà poi cosa è accaduto. Penso al film di Pasolini…come rappresenti la scena, e a Luca l’evangelista che riflette su come scrivere questa pagina, il significato che ci vuole dare, il senso da offrire e cui richiamare i suoi destinatari. Dio che si compiace. Fa si con la testa, massaggiandosi la barba e fa gli occhioni lucidi. È tutto suo Padre, cioè io, pare pensare..bravo figlio. Così si fa: gavetta, non corsie preferenziali, immedesimato ed immerso fin nel profondo nella realtà che andrai ad evangelizzare e salvare, non “son nato ‘imparato'”. Gesù, dopo trent’anni di silenzio, a macerare, maturare, nell’azienda di famiglia, in ascolto…per capire, comprendere, meditare, decifrare… capire di cosa ci fosse bisogno, decide di alzarsi, chiudere “baraccaeburattini” e iniziare così la sua missione di salvatore. Chissà che risate si faceva in sinagoga o altrove..sentendo parlare in un certo modo di dio o della religiosità..Per 30 anni si è sintonizzato su “cosa e come salvare” e poi ora, diventa la password per fare esperienza non di un dio qualsiasi…da temere, permaloso, scrupoloso, esigente o supponente ma Padre di misericordia. E Dio si compiace…mi assomigli, bravo..pare dire… anche io avrei fatto così. Sei proprio tu a rappresentarmi. Nel Prologo di Giovanni…il giorno di Natale..l’ultimo versetto pare passare in osservato, ma è una sberla…. “Dio nessuno l’ha mai visto”…(Gv1,18) lì, con nonchalance…. ma Gesù è l’interfaccia di Dio per noi. Credo sia questa la più bella delle belle notizie. Nessuno può più sentirsi perso, indegno, sbagliato, fallito, irrecuperabile. La sua gavetta è già un messaggio importante per ciascuno di noi. Credo e spero che ricordare e celebrare questo ci aiuti a metterci a pregare a partire da tutto questo. Con un senso della solidarietà col Padre, in Cristo…devastante e divergente.