
MI tolgo le scarpe e….
Un gesto quotidiano, famigliare, ti mette forse in imbarazzo, a nudo ma anche di casa e col rispetto del non sporcare. Mi è successo di togliermi le scarpe per entrare in qualche moschea o in alcuni templi in Oriente.
Togliti i sandali! si sente dire Mosè, in segno di rispetto; come il levarsi il cappello, alzarsi in piedi, abbassare la voce e fare silenzio; è tradizione del mondo arabo ma anche di altre religioni..quindi qualcosa che caratterizza l’essere umano…
I sandali=erano pezzi di cuoio…il cuoio è pelle cioè pezzo di animali morti. No…non in un luogo di vita.interessante. lì c’è vita…e non puoi entrare con addosso qualcosa di morto / e nemmeno come vuoi…come Mosè per controllare il roveto…vedere lo spettacolo, per curiosità, come le vetrine in centro…
Dio chiede a Mosè di rendersi conto di cosa sta facendo…spazio sacro..cimitero, luogo di culto, casa dove è appena morta una persona o qualcuno sta male, dove ci sia sofferenza o un problema o dove è appena nato qualcuno, fai piano, attenzione! non puoi andare, fare gestire, come vuoi..da padrone.. Senti che lì c’è un valore superiore, ed è legato al mistero della vita-morte, sofferenza-bellezza, di Dio o del male… di qualcosa insomma che non puoi capire comprendere con curiosità…ma innanzitutto accogliere, facendoti da parte.
Tutto questo aumenta in noi la percezione ed il desiderio del rispetto dovuto, ci si aiuta ed educa ad essere diversi, migliori, più attenti…più di quello che siamo…ci fa sentire piccoli, ospiti, eppure resi degni di accedere, conoscere…ma non di conquistare con la nostra testa ma di accogliere con la nostra vita e le nostre mani..come l’eucaristia…bellissimo..chiedo permesso…mentre entro…accolgo, porgo le mani non la testa.
Papa Francesco lo chiedeva per le relazioni, tempo fa, saper chiedere permesso… scusa, grazie, bravo….
Nella prima lettura Dio ricorda a Mosè e quindi a ciascuno che lui è relazione libera da vivere… non valori, norme o tradizioni da manipolare. E che siamo chiamati ad essere umili e disponibili a metterci in ascolto… Questo perchè Dio vuole che lo capiamo davvero.. vuole dirci Lui chi è..farci capire che è molto diverso da tutto quello che pensiamo. Quante idee sbagliate su Dio, tutte le volte che lo valutiamo come pensiamo noi, che crediamo ragioni come noi…: la tentazione di conoscere per gestire…e rassicurarsi.
Per questo, lo accennavamo domenica scorsa, il suo biglietto da visita, curriculum con Mosè per farsi riconoscere è dirgli !io sono il Dio di tuo padre, Dio di Abramo di Isacco di Giacobbe..un Dio delle relazioni, della storia, della vita condivisa e dell’alleanza fatta. Mosè è aiutato a fare memoria di un volto di Dio amico, attento e premuroso, che ha già dimostrato chi è e a cosa tenga.
Quando entriamo in chiesa noi non ci togliamo le scarpe ma facciamo memoria del nostro battesimo toccando l’acqua santa, di un Dio Padre, Figlio e Spirito Santo che dopo Abramo Isacco e Giacobbe ha fatto alleanza in Gesù nel battesimo anche con me.
Quando entriamo in chiesa ci sentiamo in un posto di vita? in un luogo in cui la nostra vita viene presa sul serio, accolta e valorizzata? E che uscendo ci chiede di fare altrettanto per la vita degli altri? fosse anche parlando di Dio in modo diverso, come chiede Gesù nel vangelo. Giobbe, alla fine del suo libro e della sua vita, ammetterà con Dio di averlo fino a quel momento conosciuto solo per sentito dire… bellissimo…ma aggiunge: ora i miei occhi ti hanno veduto. Cioè ho fatto esperienza di te. Di quello che mi offri.
La quaresima, comunque vada, ci porterà al giovedì santo. E le scarpe saremo chiamati a toglierle tutti, per lasciarci lavare i piedi, cioè accogliere e servire da Cristo stesso che si metterà davanti a noi, in ascolto e a nostra disposizione. Un roveto d’amore che continua a bruciare per scaldare, illuminare e accompagnare la nostra esistenza dare qualità alla nostra vita.
…Lasciamoglielo fare questa settimana… grazie