“Pronto?” al telefono= eccomi, ti ascolto, sono in linea
“Pronti attenti? via…” è il momento giusto, massimo della concentrazione
“è pronto in tavola!” venite, cominciamo è tutto a posto e disponibile, si comincia…
“Sono nato pronto“.. siamo nati pronti: orgoglio, disponibilità totale, immediata, dedizione e sacrificio, forza e abnegazione..
ma a fare che? se non sai perché sei pronto … vivrai random…
Che significa questa parabola per ciascuno di noi, in quanto cristiano? Questo ci raccomanda Gesù attraverso un testo delicato ma deciso: spesso frainteso. Il volto di un padrone incute timore, potrebbe favorire la trasmissione di un volto di Dio sadico, che distribuisce a caso castighi o prove e se la goda a far morire la gente, condannando tutti alla paura e all’apprensione: oscenità come “Il signore chiama a sé i fiori più belli” dette pur in buona fede, hanno fatto danni e allontanato giustamente le persone.
Nel film “La stanza del Figlio”, Nanni Moretti descrive un funerale in cui i genitori, straziati dalla morte improvvisa del figlio, si sentano annunciare questo vangelo e ne descrive le reazioni stupite e di rifiuto di fronte a questo.
Invece… forse la lettura più attenta, anche al contesto..racconta che ..Lui è pronto per noi, si mette a servirci. Non come un cameriere che ci porta la pizza al tavolo ma a servire alla nostra vita; spero siamo tutti d’accordo che non è facile ricordare né spontaneo accogliere un Dio che ti voglia servire …eppure..
Forse si sarà ricordato di queste sue parole, Gesù durante l’ultima cena, mettendosi a lavare i piedi ai discepoli scandalizzati e scettici.
Eppure questo racconta… e Nanni Moretti forse apposta, non lo mette nel film… quel padrone si metterà a servirli… cingendosi le vesti ai fianchi, facendoli sedere alla sua mensa…
Ma allora due domande possono sorgere spontanee:
1) perché essere svegli-pronti? Lui vuole servirci..ma a qualcosa. A cosa serve Dio alla nostra vita? proviamo a riflettere.
Un Dio pronto all’accoglienza, al perdono, ad aiutarci a disinnescare in noi sensi di colpa o fallimento, a orientarci al meglio possibile e non alla perfezione o alla purezza angeliche ma inutili, a motivarci ad amare e riconoscere che funzioniamo così…
A donarci sollievo e speranza, luce, pace, a non essere né sentirci soli…guardando un crocifisso posso ricordare he è stato così anche per me, per donarmi salvezza da quanto mi umilia e disumanizza… per potermela prendere con Lui di fronte alle sberle che la vita ci dà ogni tanto..pensate se fossimo soli di fronte ad esse, di fronte ad una bara muta, a un esame medico drammatico, ad un senso che non trovo… potermela prendere con Dio e sfogargli la mia rabbia, la mia impotenza, la mia solitudine.
2) come esserlo? Sono pronto nella misura in cui riesco ad essere disponibile ad una buona notizia e non sono pigro facendomi bastare le preghierine, il precetto della domenica, un cristianesimo di facciata o di comodo, un uso magico dei sacramenti sociali obbligatori e della parrocchia palcoscenico delle frustrazioni personali o agenzia di servizi religiosi compulsivi, sono pronto se mi faccio qualche domanda, provo ad approfondire, mi confronto, se non mi accontento ma mi lascio stimolare da un buon libro, da un sacramento della riconciliazione preparato con cura, se prendo sul serio un vangelo così e non ho fretta che sia..tutto come prima, al solito, come sempre, perché non son cose per me… sono pronto insomma se non impedisco al Padre di servirmi a qualcosa in questa vita.
Chiediamo la grazia di questa consapevolezza e di essere pronti… perché nati pronti…cioè nati per questo, non subito e solo per fare per gli altri… ma per ritrovare la fonte e la forza per la nostra vita proprio in questa relazione con colui che vuole servire un senso nuovo alle nostre esistenze. Con colui che è pronto per noi e ci invita alla tavola e al banchetto, alla cena dell’agnello diremo…
che sia questa la parola che, non degni o consapevoli, ma è pronta a salvarci.