
Omelia del Giovedì Santo 2023
Gesù sta solo mantenendo la promessa…quale?
Quella di mostrarci un modo sempre nuovo di vivere con Dio; poterne gustare la presenza accogliente e premurosa, l’amore personale, la pazienza infinita e la confidenza da figli; quella che poi si offre in una vita spesa tra fratelli e sorelle, in un creato dove c’è posto per tutti e da custodire per goderne la bellezza. Provocarci a viverlo, stimolarci a crederlo diverso tanto da mettere in discussione tutte le nostre idee, esperienze ed immagini di un dio fumoso, permaloso, rigoroso, religioso che abbiamo ingurgitato pur in buona fede da sempre e a cui siamo così attaccati. Quale promessa? Dunque…mica possiamo dimenticare il Natale. Se questa è l’ultima cena…la prima quale è stata? A parte i pasti offerti a Maria e Giuseppe a Betlemme dai malfamati pastori, primi destinatari dell’annuncio di gloria, la prima è forse quella di cui parla Giovanni, all’inizio del suo vangelo, le nozze a Cana in Galilea; qui Gesù desidera che la festa continui nella gioia e quel vino che sgorga miracoloso…Mantiene la promessa!
Quella di abitare in mezzo a noi, “mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l’anno di grazia del Signore” dirà in sinagoga.
Poi il battesimo nel Giordano, per stare con gli ultimi, perché nessuno rimanendo dietro potesse sentirsi spacciato o estraneo e il Padre ha commentato con favore; poi la vita, i miracoli, i discorsi, le attenzioni artigianali alle persone, in particolari ai più sofferenti ed emarginati, ai più bisognosi di tutto quello che la religione del tempo idolatrava: purezza, perfezione, meriti, rigore, tradizioni, curricula indispensabili, giudizi certi e accuse sicure.
manteneva la sua promessa: l’adultera non condannata, samaritana e il suo popolo nemico accolti e orientati alla vera fede, un messia debole e collaborativo ma sempre ostinatamente dalla parte non di chi ha il curriculum da ricordare ma un desiderio di pienezza da vivere. Chi vede me vede il Padre, chi mangia il mio corpo ha vita eterna. Ma subito le resistenze scettiche, lo vogliono fare re e lui scappa, lo vogliono ingannare, incastrare, accusare, condannare e alla fine ci riusciranno…E lui -ostinato- continua imperterrito, ad indicare con il suo stile il volto di questo Padre: non da solo per fare meglio e prima ma coi 12 disponibili, per insegnare a fare assieme, sempre per strada, nelle case, con tutti, senza etichette, a sanare, ridare dignità, fiducia, speranza, richiamando giustizia, misericordia e responsabilità. Zaccheo, indemoniati, ciechi, lebbrosi, pubblicani e peccatori, e pensiamo poi alle beatitudini.
E lasciando sempre -tutti -liberi di seguirlo. Mantiene la promessa: il padre è misericordioso e non vuole figli che si ribellino per vivere da schiavi come il minore della parabola o perfetti e compiaciuti dei loro meriti, come il maggiore.
Mantiene la promessa e si inventa quello che stiamo celebrando oggi. Visto che ha intuito di non aver più tempo né futuro….
lo vogliono finalmente eliminare per il volto di dio della religione della fede e della carità che continua imperterrito a dare, sceglie liberamente e per amore di andare avanti ad oltranza, costi quel che costi. Del resto le profezie erano chiare ed esplicite.
Così facendo è stato Lui intanto a tradire le attese di Giuda e deludere le aspettative di Pietro e di tutti i discepoli che discutevano su come stare ai primi posti, ben visibili sul carro dei vincitori che cercano compiaciuti consenso e applausi.
E ci ritroviamo a questa ultima cena: e cosa si inventa sto mattacchione? Prende il pane ed il vino e ci vede il proprio corpo e sangue spezzati per noi come cibo per restare sempre in comunione con ciascuno di noi. Cosa è l’eucaristia se non il coinvolgerci? Fate questo in memoria di me. fatelo! Siate pane di amore nella collaborazione e nell’unità, date il vostro corpo come cibo per creare comunione, nutrire e curare relazioni, continuate voi con me ora a mantenere la mia promessa. Insomma…siccome io non ci potrò essere fisicamente, ci sarete voi per me…fate questo in memoria di me. Fatevi pane e cibo per tutti, le vostre vite e parrocchie continuino a mantenere viva questa mia promessa, se farete davvero questo in memoria di me.
e gli olii? consacrati poche ore fa dal nostro vescovo in cattedrale e distribuiti in tutte le nostre parrocchie; servono sempre a mantenere viva e reale quella promessa che Gesù affida a ciascuno di noi:
-con essi battezzeremo, cioè renderemo figli Suoi i nostri bambini e bambine, capaci di amare perché fatti a immagine e somiglianza del Padre, li renderemo capaci di vivere da re, sacerdoti e profeti (cfr. articolo su Voce), saranno resi nostri fratelli e sorelle.
-con essi daremo la cresima, confermando la forza e la potenza dei 7 doni dello spirito santo, 7 applicazioni con cui curare le relazioni con sé stessi, con il vero volto del Padre e con il territorio sociale.
-con essi ungeremo ammalati e anziani…la promessa sarà mantenuta in un Gesù che accompagna e sostiene, recando consolazione e sollievo.
E la risurrezione non ce lo rende contemporaneo? io sarò sempre con voi fino alla fine del mondo, 2023 durante Cristo, e la messa quotidiana o settimanale non ci garantisce la sua presenza anche nella Parola che ascoltiamo? E nella vocazione al sacramento del matrimonio, al ministero presbiterale o alla vita religiosa e consacrata, tutti chiamati da una promessa di vita piena, amata e amabile per sempre.
Io ho sempre pensato che Lui con me abbia mantenuto la sua promessa con la quale e per la quale sono entrato in seminario e mi ha resto più felice di quanto mai avrei potuto pensare di essere.
E anche tante altre espressioni….in cui noi, nel suo nome, riuniti qui nel nome del pfss, continuiamo come comunità, -sacramento della sua presenza e tramite della sua salvezza a rendere viva tale promessa…ecco allora
-Lavoro instancabile della Caritas, che nelle nostre due parrocchie, assieme poi al servizio del Centro di Ascolto, garantisce borse spesa a 54 famiglie del nostro quartiere.
-I ministri straordinari dell’eucarestia che seguono alcune persone cui portano la comunione e una presenza della comunità cristiana in casa regolarmente
-Gruppi, scoutismo, catechesi, grest, cori..tutto per far percepire una qualità di vita abitata nel profondo da una promessa da recriminare.
-Azioni missionarie come parrocchia che si esponga verso chi si accosta poco o solo una volta alla vita della stessa magari per i sacramenti o la messa o la scuola infanzia e trovi una comunità viva, aperta ed elastica non un museo di zombie delusi pronti a recriminare o difendere confini, un autogrill accogliente, sorgente di acqua viva, persone la cui vita anche sgangherata la faccia respirare quella promessa realizzata.
Siamo tutti da sempre immersi in un unico flusso, quella promessa che Lui ha inaugurato per poi affidarla alla chiesa, ai battezzati.
Li amò sino alla fine…espressione pazzesca di Giovanni…
non è forse tutto questo?
Ringraziamolo allora in questo giovedì santo perché ci si mette tra le mani…venendo alla comunione. inizio e fine della sua vita son sempre e solo un mettersi nelle nostre mani, come bambino o come pane… chiedendoci umiltà e consapevolezza, con la speranza da rinnovare in un Dio che, come diceva Bonhoeffer
non risponde alle nostre preghiere ma mantiene sempre le sue promesse.